Fedez, la strofa segreta: “Pensavo fosse amore invece era un lavoro”

Fedez torna con una nuova versione di “Pensavo fosse amore”, tra versi velenosi, cuori infranti e una musa che lascia tracce tra le righe

Pubblicato: 8 Aprile 2025 16:09

Foto di Francesca Secci

Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Durante una sessione di lavoro documentata su Instagram, Fedez si è mostrato immerso in una registrazione che profuma di vendetta artistica. Il punto di partenza è Pensavo fosse amore, vecchio pezzo che torna oggi con tutt’altra carica emotiva. Il brano scelto come base è lo stesso del 2013, contenuto in Sig. Brainwash – L’arte di accontentare, quello in cui c’era Guè, ma il mood è cambiato.

Il tono è crudo, lo stile è spigoloso e rancoroso, con un’urgenza che sembra chiedere resa e vendetta nella stessa strofa. Il video lo riprende mentre lavora su nuove strofe, ricaricate di veleno e sarcasmo.

I nuovi versi di Fedez tra attacchi e riferimenti a vip

“Mi hai detto che mi amavi e che sono un tesoro, spero sia tuo nonno quello che ti ha pagato il volo…” Così si apre la didascalia della storia Instagram di Fedez, dove compaiono versi taglienti, ricchi di riferimenti a personaggi e situazioni non specificate ma immediatamente evocative. Nella stessa strofa si citano Shiva, Sfera Ebbasta e Boro Boro, e si menziona perfino “l’ex moglie di Soros”. Il ritornello, identico nella chiusura, sottolinea: “Pensavo fosse amore invece era un lavoro”.

Federico Lucia, negli ultimi tempi, sembra dedicare molto del suo tempo alla produzione di nuovi brani. Le sue Instagram Stories lo mostrano immerso nel lavoro, circondato da strumentazione tecnica e con il monitor acceso su un software audio.

Una delle clip pubblicate mostra chiaramente il testo in sottofondo, reso perfettamente intellegibile grazie al montaggio pulito della traccia vocale. Le frasi su Dubai, il collutorio, e le foto compromettenti fanno parte di questo stesso estratto, che sembra essere la nuova versione di un brano ben noto ai suoi fan.

Il progetto di Fedez tra dissing, rancori e fantasmi del passato

Fedez ricorda un personaggio dell’amor cortese. Il moderno troviero milanese si riaffaccia sulla scena con la grazia ruvida di chi brandisce le barre come lance in un torneo di freestyle medievale. E lui, crociato e martire della vita sentimentale esibita, torna a declamare i suoi dolori con l’eleganza di un menestrello tatuato.

In questa nuova puntata della chanson de geste dei social, egli – nostro cavaliere dal cuore infranto ma dal feed puntuale – pare voler riannodare i fili strappati della sua epica personale, fatta di drammi amorosi, lussuose vacanze, e rime che gocciolano veleno quanto basta per attirare like e supposizioni.

L’identità della dama dal cuore indecifrabile – che un tempo avrebbe ispirato sonetti in endecasillabi e oggi invece scatena reels, falsissimi vari e polemiche – aleggia tra le righe. Si sospetta, neanche troppo velatamente, che sia Angelica Montini, figura già incastonata nelle cronache cortesi delle polemiche sociali. Proprio lei, la “bella stronza” (cit. poetica, naturalmente), oggetto di rime taglienti e metafore.

Le ultime barre pubblicate tratteggiano un ritratto che rasenta la satira cavalleresca: una figura femminile più dedita al ROI che al ROI-mantico. Tra cocktail su terrazze panoramiche e filtri color seppia, questa dama moderna, per Fedez, pare più interessata al feed che al feeling.

La ferita? Ancora aperta, supponiamo. Ma trattata con l’efficacia emotiva di un cerotto griffato. E mentre Fedez, il nostro troubadour da Milano Est, continua a rilasciare teaser come fossero sigilli di un manoscritto perduto, cresce l’attesa per il suo prossimo album: un’opera che forse andrebbe letta con lo spirito con cui si affrontano i romanzi cavallereschi, tra l’ironia, il pathos e la costante sensazione che tutti i personaggi siano su TikTok.

In fondo, ogni suo brano è un castello in cui riecheggia la voce di un amore perduto, una figura sfuggente che, come tutte le muse dannate, si nega alla ragione e si concede solo in rima.