Impossibile non riconoscere la sua voce. Altrettanto lo è non emozionarsi al cospetto di note che toccano l’anima. Giuni Russo è morta vent’anni fa, eppure la sua eco continua a vibrare nei cuori di chi l’ha conosciuta, ma anche di chi – vuoi per questioni anagrafiche – non ha avuto modo di vivere il suo periodo d’oro, prima di essere “incompresa”, “non capita” e di defilarsi dai palcoscenici canonici, dedicandosi al proprio percorso spirituale. C’è una persona in particolare che ha vissuto al suo fianco per ben 36 anni e che è tornata a parlare di quel lungo periodo. Il racconto di Maria Antonietta Sisini al Corriere della Sera è l’ennesimo omaggio a una figura importante della musica italiana, che non deve essere dimenticata.
Maria Antonietta Sisini racconta Giuni Russo
Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Giuni Russo. Vent’anni da quel 14 settembre 2004 e dal giorno dei funerali, ai quali partecipò una folla gremita di amici, fan, colleghi. C’erano tutti lì nella chiesa del Monastero delle Carmelitane scalze di Milano per rendere omaggio a una delle voci più belle che la musica italiana contemporanea abbia conosciuto.
E c’era lei, ovviamente. Maria Grazia Sisini ha vissuto per oltre tre decenni al fianco della cantante palermitana. Le due hanno avuto un rapporto speciale, che hanno sempre preferito non “etichettare” ma del quale la Sisini non ha perso occasione di parlare, anche nell’ultima intervista al Corriere della Sera. Una bella raccolta di memorie, in vista del ventesimo triste anniversario della sua scomparsa.
Proveniente da una famiglia di musicisti, la Sisini ha spiegato di essersi trasferita a Milano quando aveva appena 11 anni e che qui, impeditole di accedere al conservatorio, ha da subito cercato di dar sfogo alla sua passione per la musica cercando un “complesso con cui suonare e cantare”. “Nel 1968 suonavo la domenica pomeriggio al dancing Diomede – ha raccontato -. Ed è lì che ho incontrato Giuni Russo. Lei era venuta con amici a ballare. Aveva già una certa notorietà (Castrocaro, Sanremo). A un certo punto chiesero a Giuni di cantare. Lei salì sul palco, le passai la chitarra e intonò Chain of fools di Aretha Franklin… È stato lì il colpo di fulmine. In confronto a lei io ero una schiappa”.
Un rapporto professionale e spirituale
Si è sempre detto tutto e il contrario di tutto in merito al rapporto tra Giuni Russo e Maria Grazia Sisini. Cosa alla quale le due donne non hanno mai dato troppa importanza, in fondo. “Il lavoro ci appassionava. E mi fermo qui”, ha commentato la produttrice musicale alla domanda di Mario Luzzatto Fegiz su “amore e lavoro”.
Avevano moltissimo in comune, oltre alla passione per la musica. “Le nostre famiglie erano molto religiose. Cristiane praticanti, poi crescendo anch’io ho perso parte dell’innocenza. Giuni non si accontentava dei testi qualsiasi. Andavamo in monastero a fare gli esercizi spirituali. Lì fu folgorata da un libro su Santa Teresa d’Avila. Lei si innamorò di questa donna e diventò una vera passione”, ha raccontato nell’intervista.
Un rapporto professionale e spirituale, possiamo dire, nel quale ovviamente non mancavano i litigi. “C’era tanto fra noi, un’intesa che andava al di là del lavoro. Custodisco tutto questo nel mio cuore. (…) Ho tutto nel mio cuore. Mi emoziono. Una eredità immane vivere per 36 anni con Giuni”.