Raoul Bova, l’appello al Garante della Privacy: “Bloccate le chat”

Dopo gli audio e le chat che rivelavano i tradimenti verso la sua compagna Rocìo Muñoz Morales, Raoul Bova ora si rivolge al Garante della Privacy

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Martina Dessì

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Si consuma un nuovo e delicato capitolo sul caso Raoul Bova, finito al centro dell’attenzione a seguito di una serie di vocali e di messaggi nei quali si svelava il tradimento verso la storica compagna Rocìo Muñoz Morales. Dopo settimane di tensioni, alcune di queste legate all’apertura dell’inchiesta per tentata estorsione, la vicenda arriva fino al tavolo del Garante della Privacy. Al centro dell’attenzione permangono i contenuti privati, diffusi apparentemente senza consenso, di cui l’attore romano chiede la rimozione con urgenza.

Raoul Bova, la richiesta al Garante della Privacy

Stando a quanto riportato da Repubblica e Il Messaggero, l’attore – tramite i suoi legali – ha presentato una formale richiesta all’Autorità per la protezione dei dati personali, guidata da Pasquale Stanzione. L’obiettivo è chiaro ed è quello di ottenere la rimozione immediata delle conversazioni private pubblicate da Fabrizio Corona sulla piattaforma Falsissimo, e bloccare la loro ulteriore diffusione su siti, social media e qualunque altro canale digitale.

L’iniziativa giuridica, oltre a proteggere la sfera intima del protagonista di Raoul Bova e della sua famiglia, solleva una questione più profonda, ancora legata al confine sempre più labile tra il diritto all’informazione e la violazione della privacy. La famiglia dell’attore ne è rimasta poi direttamente coinvolta, benché involontariamente. Ricordiamo infatti che, oltre a un’ex moglie – Chiara Giordanoche pare gli stia stando vicina, ha anche quattro figli: Alessandro Leon e Francesco, avuti proprio dall’ex e figlia dell’avvocata dei Vip Annamaria Bernardini De Pace, e Alma e Luna, nate invece dall’unione con Rocìo Muñoz Morales.

La versione di Federico Monzino

La vicenda si intreccia poi con l’ulteriore nodo della provenienza del materiale reso pubblico. Secondo l’imprenditore Federico Monzino, sarebbe stata la modella Ceretti – figura chiave in questa intricata vicenda nonché presunta amante di Raoul Bova – a inviargli i messaggi poi giunti fino a Fabrizio Corona. Una versione che poi sarebbe cambiata in un secondo momento. Monzino ha infatti precisato che l’intenzione di Martina Ceretti non era affatto quella di rendere pubblici i contenuti, bensì di impedirne la diffusione. Corona, da parte sua, avrebbe ignorato ogni richiesta in tal senso, procedendo alla pubblicazione di chat e messaggi intercorsi tra i due.

Anche questo aspetto è al vaglio della procura di Roma, che starebbe valutando la possibilità di reati come la ricettazione. La mancata autorizzazione alla pubblicazione dei messaggi, infatti, potrebbe configurare non solo una violazione del diritto alla riservatezza, ma anche un illecito penale, legato all’acquisizione e alla diffusione indebita di materiale privato.

Nel frattempo, il caso ha diviso l’opinione pubblica. Tra chi difende il diritto degli individui – noti o meno – alla tutela della propria intimità, e chi giustifica la circolazione di certe informazioni in nome della trasparenza o della mera curiosità di chi ascolta. Da qui, la decisione di rivolgersi al Garante da parte dei legali di Raoul Bova, che si sono già espressi a più riprese per chiarire alcuni aspetti della vicenda. La decisione dell’Authority, attesa prossimamente, potrebbe così rappresentare un precedente significativo nel delicato equilibrio tra libertà di stampa e tutela dei dati personali, tema delicatissimo e ricorrente nella società contemporanea.