Settant’anni, due ictus alle spalle e una lucidità che passa, come sempre, da ironia e verità senza sconti. Platinette torna a parlare della sua salute, ma soprattutto di quel mondo televisivo che per anni è stato casa, palco e specchio.
Oggi, però, la distanza dal piccolo schermo sembra non pesarle più: “Non mi manca quasi nulla”, confessa, come se la tv fosse un amore importante a cui si può voler bene anche da lontano.
Platinette, la vita dopo i due ictus
Negli ultimi anni la vita di Platinette ha subito una frenata brusca, di quelle che obbligano a rimettere tutto in discussione: ritmi, priorità, identità. Dopo una carriera passata davanti alle telecamere, sono arrivati due ictus, uno ischemico e uno emorragico, che hanno cambiato il suo rapporto con il corpo e con il tempo.
Uno stato di salute difficile, che Platinette ha raccontato al Corriere della Sera senza nascondere fragilità e paure: “Il neurologo che mi ha in cura mi dice che il mio cervello è come un emmental, nel senso che è “a buchi” e se anche sono scomparse molte zone attive con i rispettivi neuroni (parola, sordità, equilibrio in proporzioni variabili), i reduci, poveretti, si sono caricati tutto il lavoro. Più che menomato, mi sento impaurito soprattutto per la difficoltà nell’equilibrio che sto recuperando molto lentamente: cammino con il bastone come una vecchia pazza e questo mi rende fragile”.
Non si nasconde dietro attenuanti, né cerca scuse: “Di certo non mi assolvo: sapevo che spingendo sull’acceleratore prima o poi vai a schiantarti. Ho fatto troppi lavori insieme, prima o poi lo stress si porta via tutto il resto”.
E la stessa onestà torna anche quando parla delle abitudini quotidiane, di quelle scelte che sembrano piccole ma non lo sono: “Se anche ti fai del male con il trash food speri sempre di cavartela o che gli eventuali guai capitino a qualcun altro”.
Platinette, il distacco dalla tv senza troppa nostalgia
Per anni Platinette è stata un volto fisso della televisione italiana: opinionista, presenza eccentrica, voce fuori dal coro quando ancora il talk show era un’arena. Oggi quel mondo lo guarda da fuori, con affetto selettivo e poca malinconia.
“Non mi manca quasi nulla o nessuno se non fosse per i signori che non ci sono più, o i signori che ho incontrato dopo come Marco Liorni, uno che non si è spaventato nel farmi lavorare anche se parlavo come una cocorita ferita. Mi manca Guillermo Mariotto, uno che si è interessato al mio stato di relativa salute chiedendomi news in privato, ma lui è fuori linea come me, lo sento come un alter ego” ha spiegato.

Il ritorno in tv? Una possibilità remota. La televisione in cui si riconosceva, quella in cui l’opinionista era corpo, voce, scontro, personalità, sembra esistere solo nei ricordi.
“Adesso c’è poco o niente per cui valga la pena. In tv gli opinionisti ora sono un residuato bellico di una disputa dove fanno da contorno all’Ego smisurato dei conduttori, mentre i ‘noi vecchia guardia’ come me, come Vittorio Sgarbi, come Raffaello Tonon o siamo depressi o fuori gioco, a causa del politically correct che impera in questo Medioevo da intelligenza artificiale”.
E dentro questo scenario, per lei un nome resiste più degli altri: Barbara d’Urso: “È l’ultima vera Diva della tv: è come Gloria Swanson in Viale del tramonto. Ha conosciuto il fasto della gran popolarità e poi lo stato di appestata, di reietta. Ce la farà, ancora una volta: ha la resistenza dell’acciaio”.
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