Michele Bravi torna a cantare sul palco sei mesi dopo l’incidente che ha sconvolto la sua vita

Michele Bravi torna a cantare sul palco sei mesi dopo l'incidente stradale che ha sconvolto per sempre la sua esistenza

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Valentina Vanzini

Content Editor e Lifestyle Specialist

Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

Pubblicato: 25 Maggio 2019 18:19Aggiornato: 13 Giugno 2024 19:18

Sei mesi dopo il terribile incidente che ha cambiato per sempre la sua vita Michele Bravi torna a cantare.

Lo fa sul palco del Teatro Gerolamo di Milano, per l’ultima tappa del tour di Chiara Galiazzo, collega, ma soprattutto amica, che l’ha voluto accanto a sè. Visibilmente emozionato e con un filo di voce, l’ex cantante di X Factor si è esibito sulle note di Grazie di tutto. 

Una canzone struggente che sembra raccontare alla perfezione la sofferenza di questi ultimi mesi, trascorsi lontano da tutto e da tutti, anche dalla musica. Da novembre del 2018 Bravi, che in quei mesi stava preparano il suo tour, non cantava. Un ritorno alle scene che ha il sapore di un vero e proprio ritorno alla vita, arrivato dopo un lungo percorso e un silenzio fatto di dolore e solitudine. In tanti si sono commossi nel vederlo sul palco, ancora fragile, ma pronto a tornare alla sua esistenza. 

Era il 24 novembre del 2018 quando Michele, a bordo della sua auto, era rimasto coinvolto in un incidente stradale in cui aveva perso la vita una donna di 58 anni che viaggiava su una motocicletta. Un’esperienza terribile, che il 24enne aveva affrontato scegliendo la via del silenzio e del più stretto riserbo. 

Solo qualche giorno fa Bravi aveva rilasciato la sua prima intervista dopo la tragedia, trovando dentro di sé il coraggio di tornare a parlare. “Quando dico che sono stato in silenzio è perché veramente non riuscivo… non parlavo ma nemmeno sentivo più gli altri – aveva confessato, fra le lacrime, al Corriere della Sera -. Ero in un posto che non so descrivere e che spero di non rivedere più”.

Ad aiutarlo la famiglia e le persone più care, fra cui tanti amici: “Queste persone mi hanno fatto alzare dal letto, mi hanno portato da mangiare, fatto uscire di casa – aveva raccontato -. Sono tornato un bambino e loro mi hanno rieducato a vivere. Quel posto è la forma più alta della paura: non riuscivo a dire o sentire nulla. È stato orribile. Quel posto c’è e me lo ricordo bene, ma ho avuto la fortuna di essere portato per mano a fare psicoterapia. Senza quella, non sarei qua e se c’è un messaggio che posso dare è questo: non temere di farsi aiutare”.