Melissa Gilbert de La Casa nella Prateria e la misofonia: “Una fase buia della mia infanzia”

L'attrice Melissa Gilbert, l'indimenticabile Laura Ingalls ne La Casa nella Prateria, ha rivelato di soffrire di un disturbo che ha profondamente segnato la sua infanzia

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Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Melissa Gilbert è un’attrice tra le più amate di sempre, grazie soprattutto all’interpretazione indimenticabile di Laura Ingalls, la bimba de La Casa nella Prateria. Una serie che per anni ha intrattenuto e appassionato il pubblico di tutto il mondo nella quale lei, la piccola Laura, ha regalato gioie e sorrisi, momenti intrisi di dolcezza e anche di profonda commozione. Come spesso accade, però, quel che accade dietro le quinte non è tutto rose e fiori e la Gilbert ne ha parlato per la prima volta in un’intervista a People, nella quale ha rivelato di aver convissuto sin dall’infanzia con una malattia che le ha reso la vita molto difficile.

L’infanzia segnata dalla malattia

Quella dolce bambina con le lunghe trecce e il sorriso sognante che abbiamo amato ne La Casa nella Prateria nascondeva un profondo disagio, causato da una malattia che l’ha messa in difficoltà anche durante le riprese sul set. A rivelarlo è stata la stessa Melissa Gilbert, oggi 60enne, in un’intervista a People che ha lasciato i lettori con l’amaro in bocca.

“Se uno dei ragazzi masticava una gomma o mangiava o picchiettava le unghie sul tavolo, avrei voluto scappare via così tanto. Diventavo rossa come una barbabietola e i miei occhi si riempivano di lacrime e me ne stavo seduta lì a sentirmi assolutamente infelice e orribilmente in colpa per provare così tanto odio verso tutte queste persone, persone che amavo”, ha raccontato riferendosi alle scene girate all’interno dell’aula scolastica, insieme agli altri attori bambini come lei.

“È stata una fase davvero buia e difficile della mia infanzia“, ha ammesso parlando di una malattia che l’ha segnata anche più avanti, nella vita di tutti i giorni. Anche con i suoi stessi parenti e, infine, con i figli. Per anni la sua famiglia ha pensato che fosse una bambina capricciosa che scattava per un nonnulla, anche per un rumore innocuo come il battito delle mani o la semplice masticazione. “[Lanciavo, ndr] occhiate di odio ai miei genitori, a mia nonna e ai miei fratelli. Pensavo davvero di essere maleducata. E mi sentivo davvero male. E in colpa, che è una componente enorme della misofonia, il senso di colpa che provi per queste sensazioni di lotta o fuga. È un disturbo davvero isolante“.

La diagnosi di misofonia

Non è stato facile crescere nella convinzione di essere sbagliata, persino “maleducata” come lei stessa ha ammesso. Crescere con un senso di colpa che si è dipanato soltanto molti anni dopo, quando finalmente ha dato il nome a quello che è un disturbo a tutti gli effetti: misofonia.

Quelle reazioni esagerate dinanzi a determinati rumori non erano capricci, ma effetto di una vera e propria disabilità neurologica, una condizione per la quale si sperimentano forti e spiacevoli risposte emotive, fisiologiche e comportamentali ai suoni e talvolta anche ad alcuni tipi di stimoli visivi.

“Ho singhiozzato quando ho scoperto che aveva un nome e che non ero solo una cattiva persona“, ha raccontato l’attrice ricordando anche quanto sia stato difficile per i suoi figli crescere con una mamma che poteva avere degli “scatti” improvvisi. Reazioni che sono diventate ancora più intense in menopausa.

Nonostante conoscesse il nome del suo disturbo, soltanto l’anno scorso la Gilbert ha scoperto che esiste un modo per “curare” la misofonia grazie al Duke Center for Misophonia and Emotional Regulation della Facoltà di Medicina della Duke University, prestigioso ateneo statunitense. Una volta contattato il centro, ha iniziato a seguire una terapia cognitivo-comportamentale per 16 settimane. “Ho capito che potevo cavalcare queste onde, ma che non se ne sarebbero andate. Non se ne sarebbero mai andate. Ma ora ho tutti questi strumenti che mi consentono di sentirmi più a mio agio e meno infastidita”.