Flavio Insinna è all’opera con la riedizione de Il Pranzo è Servito, lo storico programma portato al successo dal compianto Corrado a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Il conduttore si è confrontato ancora una volta con uno dei miti indiscussi della televisione italiana, com’era già successo qualche anno fa al timone della Corrida.
Poliedrico, colto e con la battuta sempre pronta, Insinna ha rilasciato un’intervista a cuore aperto al Corriere della Sera, in cui parla proprio di come sta vivendo questo “paragone”. Un confronto quasi obbligato, se pensiamo a cosa ha rappresentato Corrado per il pubblico ma che il conduttore affronta con le consuete classe e intelligenza che lo contraddistinguono:
“Il confronto non c’è. È come un calciatore con Pelé: giochi anche tu a pallone, fai lo stesso sport, con la stessa palla e le stesse regole, ma non sono pazzo, non c’è nessuna presunzione di confronto.(…) Se pensi al confronto non ci vai, è un brivido, una grande paura. Vedevo Il Pranzo è Servito da ragazzino tornando da scuola, la musichetta già nella tromba delle scale, mai avrei immaginato di arrivare a farlo. Ma il confronto no.”
Un ragionamento impeccabile, che denota un’umiltà che è da sempre cifra stilistica di Flavio Insinna. E il conduttore traspone le stesse parole in merito alla fiction e alla sua carriera da attore, affermando come sia stato fondamentale il contributo dei suoi grandi maestri. Gigi Proietti, Nino Frassica, Diego Abatantuono “che il mestiere me l’hanno spiegato bene”, come afferma nell’intervista. “Dico sempre: ricordatevi che De Niro al provino del primo Padrino non fu preso, e il film non è venuto brutto. Conosco i miei limiti, difetti, le cose da migliorare“, ha aggiunto.
Flavio Insinna, nonostante i tanti anni di carriera alle spalle, non ha mai smesso di vivere il suo mestiere con quel pizzico di ansia da prestazione, che poi è linfa vitale per spronarsi a fare sempre del proprio meglio:
“Se il mestiere lo senti, non ti abitui mai, è sempre un debutto, si riparte ogni giorno da zero a zero perché non hai fatto niente, è questo l’insegnamento del teatro. Quell’ansia lì c’è sempre, poi cerchi di tramutarla in forza, tenti di non farti paralizzare, ma non sarà mai una passeggiata. L’ansia, tanta, ci sarà sempre. Ho un entusiasmo intatto dentro di me, sono ancora quasi incredulo. Io non mi approccio mai da addetto ai lavori.”
Il conduttore ormai è una compagnia fissa per milioni di telespettatori, che lo seguono con affetto a L’Eredità e continuano ad amarlo e apprezzarlo ne Il Pranzo è Servito. Quel rigore che mette nel suo lavoro e che “viene da mio padre che era siciliano, ma in famiglia soprannominavano il tedesco”, come ha chiosato nell’intervista al Corriere, lo sta ripagando. Ma soprattutto quell’umanità che lo rende a tutti gli effetti come uno di famiglia.