Mino Reitano ha avuto un grande amore nella sua vita, Patrizia Vernola. Il loro matrimonio ha portato alla nascita dei due tesori del celebre cantautore, scomparso nel 2009. I loro nomi sono Giuseppina e Grazia. Le due, unite più che mai, ancora oggi tengono vivo il ricordo del padre, tra interviste e uno splendido documentario.
Le figlie di Mino Reitano
Entrambe figlie degli anni ’70, Giuseppina Elena e Grazia Benedetta. Questi i nomi completi delle due figlie di Mino Reitano e Patrizia Vernola, nate rispettivamente nel 1978 e 1979. Le sorelle sono sempre state molto legate al padre, che ha trasmesso loro l’amore per la musica.
Entrambe hanno accolto gli insegnamenti del genitore, ma soprattutto Grazia si è dimostrata predisposta al canto. È inoltre un’ottima musicista. A differenza di Mino, però, non sono mai divenute dei personaggi pubblici. La loro presenza in televisione è limitata al racconto del genitore scomparso, che il 7 dicembre 2024 avrebbe compiuto ben 80 anni.
Preferiscono condurre una vita lontana dagli schermi, per quanto possibile. Non abbiamo dunque informazioni sulla loro vita privata. Ciò che conosciamo è il rapporto che il cantautore ha saputo creare con loro.
La vita con papà Mino Reitano
Giuseppina e Grazia hanno raccontato più volte del matrimonio dei loro genitori. La loro casa era colma d’amore e tutto ciò ha avuto un enorme impatto su di loro: “Si sono incontrati per caso. Uno sguardo che poi è durato tutta la vita, con la stessa intensità e lo stesso amore”. Questo il racconto a La Volta Buona di Caterina Balivo.
Uno dei ricordi più forti e indelebile che le due si portano dietro, è senza dubbio “il rito della convivialità”. La famiglia doveva essere unita e si doveva stare insieme. Un modo per rafforzare i legami e dirsi, attraverso semplici gesti, quanto ci si voglia bene.
“Si stava insieme. C’era questo concetto del convivio, dell’unirsi e del condividere, anche poco tempo ma con qualità estrema. Si cenava sempre insieme. Anche un banale pane e prosciutto occupava tanto tempo, così da parlare e stare insieme”.
La malattia
Le sue figlie hanno ovviamente vissuto da vicino anche la fase più drammatica della vita del padre, quella della malattia. È stato costretto a restare fermo, lontano dal suo pubblico, quasi imprigionato. Qualcosa che gli ha fatto molto male.
“Il dolore più grande è vedere un uomo, che vive di riflesso con la linfa che trae dal suo pubblico, costretto a fermarsi. Questo lo uccideva dentro. Noi abbiamo tentato però di fargli vivere lo stesso lo spettacolo. Non era facile, perché la malattia lo aveva distrutto, ma lui voleva esserci”.
Un dolore che ancora trova spazio nelle due sorelle, che non riescono a trattenere la commozione. Tanta vitalità portata via dal vento in poco tempo. Qualcosa che ha poi lasciato spazio a pensieri malinconici. Alle figlie ha infatti chiesto, un giorno di molti anni fa: “La gente mi avrà dimenticato?”. Oggi possiamo dire che non è accaduto affatto.