Elisabetta Gregoraci e l’incidente del figlio: “Ho temuto per lui”

Elisabetta Gregoraci racconta per la prima volta l'incidente del figlio Nathan Falco

Foto di Valentina Vanzini

Valentina Vanzini

Content Editor e Lifestyle Specialist

Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

Pubblicato: 28 Settembre 2019 09:28

Elisabetta Gregoraci racconta i momenti difficili vissuti nei mesi scorsi dopo un incidente del figlio Nathan Falco che, a causa di una caduta, si è dovuto sottoporre ad un’operazione.

Tutto è iniziato lo scorso aprile quando il figlio della Gregoraci, nato dal suo amore per Flavio Briatore, si trovava insieme alla baby sitter. Il bambino ha 9 anni e una passione per il monopattino, da cui è caduto, facendosi molto male.

“La tata mi ha telefonato per dirmi che mio figlio era caduto rovinosamente dal monopattino – ha raccontato la showgirl calabrese a Ok Magazine – e che lo avrebbero trasportato in ospedale con l’ambulanza. In quel momento la mia vista si è offuscata, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata, ho avvertito un tremolio alle gambe. Prima di riuscire a vederlo – ha aggiunto -, lo staff medico di Monaco mi ha subito rassicurata e informata sulle sue condizioni di salute, dicendomi che il bambino si era ‘solo’ rotto un braccio. Ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono immediatamente tranquillizzata”.

Elisabetta ha raccontato di aver vissuto con apprensione l’operazione chirurgica del figlio. “Poiché dopo l’impatto col terreno le ossa si sono spostate dalla loro sede naturale, si è reso necessario un intervento chirurgico per riallinearle e stabilizzarle – ha spiegato la Gregoraci -. Anche in questa occasione, mio figlio ha dimostrato di essere già un ometto: nonostante stesse andando in sala operatoria, ha stretto i denti e non ha pianto, anzi…”.

La modella dopo l’intervento è rimasta sempre accanto al figlio. “Fino a giugno inoltrato, infatti, mio figlio ha avuto bisogno di un supporto costante per ovviare al fatto che non potesse muovere e utilizzare l’arto superiore – ha spiegato Elisabetta -. Lo aiutavo non solo nella gestualità quotidiana, come lavarsi, vestirsi, pettinarsi, allacciarsi le stringhe delle sneakers, ma anche a scrivere sui quaderni e a svolgere i compiti a casa, visto che l’anno scolastico era tutt’altro che finito. Sono stati 60 giorni abbastanza impegnativi anche perché, come sapranno tanti genitori, obbligare un bambino di pochi anni al riposo assoluto non è mai un’impresa semplice”.