La musica classica non è roba da soli uomini. Ce lo ha dimostrato chiaramente Beatrice Venezi, maestro arrivata da Lucca, tra le pochissime donne al mondo a dirigere orchestre a livello internazionale. Il tutto, senza mai rinunciare a tacchi e messa in piega, perché che le brave non possano essere anche eleganti è un altro dei pregiudizi che Venezi mette a tacere.
Quella di Beatrice Venezi, insomma, è stata a lungo una parabola di rivalsa, rivendicazioni di parità e buon esempio. Poi, il maestro è iniziato a essere al centro di polemiche e contestazioni. Il pubblico non le perdona l’essere politicamente schierata, soprattutto dalla parte verso cui è schierata lei.
Beatrice Venezi, contestata in Francia e Italia
Tutto è cominciato a Nizza, in Francia, dove la direttrice d’orchestra italiana Beatrice Venezi è stata invitata a dirigere il concerto di Natale dal sindaco Christian Estrosi. La scelta non è piaciuta al collettivo Nouscitoyens06, che riunisce le associazioni antifasciste locali. “Neofascista” il maestro è stata definita dai portavoce del gruppo. “Il Comune di Nizza non deve, sotto la copertura di un evento artistico e sfruttando l’Opera di Nizza, dare un assegno in bianco al neofascismo italiano” ha scritto Nouscitoyens06 in un comunicato stampa.
A essere sotto accusa, è il ruolo di consigliere musicale del Governo di destra di Giorgia Meloni ricoperto da Venezi. “In un contesto di banalizzazione dell’estrema destra e del fascismo, l’invito rivolto alla signora Venezi a Nizza costituisce un gesto politico che contestiamo e denunciamo con forza” prosegue il testo. La sera del concerto, in platea è comparso il cartello “Niente fascisti all’opera, niente opera ai fascisti”. La direttrice lo ha visto, ha compiuto un elegante inchino e ha dato regolarmente inizio al concerto.
Poco dopo l’esibizione di Nizza, le polemiche sono approdate in territorio italiano. Non è piaciuta la scelta di Venezi di aprire le Celebrazioni del Centenario Pucciniano con l’esecuzione dell’Inno a Roma di Puccini, brando composto nel 1919, ma di grande popolarità durante il ventennio fascista e in seguito scelto dall’MSI come inno del partito.
“Non posso accettare censure e credo che neanche Puccini le avrebbe accettate. – ha risposto il maestro – Spero che l’esecuzione di questo brano sia un invito per il Paese a riconciliarsi con la propria memoria storica e che l’arte e la cultura tornino al centro al di là delle posizioni politiche. Puccini lo scrive nel 1919, è un inno patriottico. Continuare a leggere queste cose sotto un profilo ideologico lo trovo vetusto e superato”.
Perché Beatrice Venezi è accusata di essere “neofascista”?
L’astio nei confronti di Beatrice Venezi trova fondamenta nelle posizioni politiche del maestro, che ha sempre parlato apertamente dei propri ideali “tradizionalisti”. Venezi è consigliera del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ex dell’MSI. Il maestro è stata premiata al raduno Atreju di Fratelli d’Italia del 2021. Infine, il padre è stato dirigente nazionale del partito di ispirazione fascista Forza Nuova.
Alle polemiche, Beatrice Venezi ha risposto in diretta a Quarta Repubblica, il talk show politico condotto da Nicola Porro, durante la puntata di lunedì 8 gennaio 2024: “Io non faccio politica, io ero lì per fare musica. – ha affermato – Avrei voluto dire a chi mi ha contestato che i fascisti non stavano sul palco ma sono quelli che usano mezzi intimidatori verso un’artista e io a questo punto faccio la resistenza! La discriminazione sulla base delle tue idee è al pari a quella per la tua pelle, se pensano di intimidirmi hanno sbagliato di grosso”.