Ambra Angiolini ripercorre il periodo della bulimia: “La mia storia diventa un film”

Ambra Angiolini torna a raccontare il suo percorso contro la bulimia e anticipa qualche dettaglio sul film tratto dal suo libro "InFame"

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Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

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Ambra Angiolini non ha mai fatto mistero del periodo in cui ha sofferto di bulimia, una malattia che ha segnato la sua adolescenza e che ha affrontato sotto gli occhi di tutti mentre la sua carriera esplodeva.

Oggi, a 48 anni, quella parte di vita ancora molto importante per lei diventa un film: e a scriverlo è proprio lei, partendo dal suo libro InFame.

Ambra Angiolini racconta il periodo della bulimia

Ambra Angiolini era poco più che un’adolescente quando la bulimia è entrata nella sua vita. E lo ha fatto in silenzio, mentre tutto intorno a lei era rumore: i riflettori, la notorietà, l’aspettativa.

A raccontarlo è lei stessa, in un’intervista a ridosso della sua partecipazione al Giffoni Film Festival, in cui è tornata a parlare di quella ferita profonda che ha imparato a conoscere e nominare. “Funzionavo, avevo successo. Ma mi sentivo strana”, spiega riferendosi al periodo di successo durante Non è la Rai: “Ero una ragazzina. E quella malattia ti frega, se non capisci da dove arriva”.

Per molto tempo non è riuscita a dare un nome a quel disagio, fino a quando, un giorno, in aeroporto, ha aperto per caso un libro di Fabiola De Clercq. “Vomito tutto quello che mangio”. Una frase che la spaventa. Lo chiude, lo compra, lo porta via con sé.

Quel momento segna una presa di coscienza che, col tempo, è riuscita ad affrontare nonostante i continui giudizi esterni: “In Rai andò in onda un servizio dove mi definivano ‘generazione XXL’. Ho scelto di non sottrarmi, di non rifiutare quella porcata. Ho deciso di affrontarla”.

Parole che, purtroppo, definiscono un periodo difficile, di cui Ambra però rivendica ogni tappa, anche le più dolorose: “Mi sono ripresa tutto, anche le ferite. So che può far male a chi ha provato a fermarmi, ma non ci sono riusciti. Mi hanno solo fatto conoscere una donna più interessante di quella che sarei potuta essere se avesse vinto la superficie”.

Oggi, a distanza di anni, quella malattia ha assunto per lei una forma nuova. “Non vomito più, ma quella parte c’è. È diventata una forma di coscienza, un modo di sentire il mondo. Sono bulimica nel senso profondo, negli affetti, nel lavoro. Ho bisogno di abbracciare e di essere abbracciata. Di comunicare. Ho bisogno di verità”.

Ambra Angiolini, un film per raccontarsi

Dopo aver raccontato la sua storia nel libro InFame, uscito nel 2020, Ambra ha deciso di portarla anche sullo schermo, partendo proprio da quelle pagine che per prime hanno dato voce alla sua esperienza con la bulimia.

“È una storia molto personale, una ferita che mi ha insegnato tanto. Quando l’ho scritto, ho capito quanto fosse tragicomico, e a tratti pericoloso, ciò che avevo vissuto. Ora, con la distanza giusta, mi rendo conto che è uno sguardo per chi pensa – da dentro – di non poter guarire mai”, ha spiegato l’attrice.

A produrre il film sarà Roberto Proia, ma a scrivere è Ambra. Nessun ruolo da attrice, solo la voglia di dedicarsi alla scrittura e di condividere i pensieri con Francesco Renga, ex compagno e papà di Jolanda: “Voglio godermi questa cosa da sceneggiatrice. La regia? Vedremo. Ora vivo per scrivere. Poi mando di notte a Francesco, con cui ho un bellissimo scambio di idee”.

Il tono del film è sorprendente, non drammatico, ma volutamente spiazzante: “Una commedia irriverente. Io vivo così, con la vela e l’ironia sempre accese. Pericoloso, invece, è dare la colpa ai social, come se fosse tutto nato adesso. Il bullismo c’era anche prima, eccome”.