Di recente tutt’Italia ha scoperto come regni un certo grado di turbolenza all’interno della casa di Martina Colombari e Billy Costacurta. Il giovane figlio, Achille Costacurta, ha di certo fatto parlare di sé. Si è scatenata una grande polemica in merito alle frasi rivolte a sua madre via social, ma non solo. Dopo i problemi con la giustizia, non ancora archiviati, il ragazzo ha voluto parlare a cuore aperto con i suoi follower. Un faccia a faccia virtuale molto onesto, nel corso del quale ha affrontato differenti temi.
La verità di Achille Costacurta
Achille Costacurta ha oggi 19 anni e, come tutti i ragazzi della sua età, usa TikTok, e non solo. Non dovrebbe stupire, dunque, il fatto d’aver avviato una diretta. Nel suo caso, però, ogni singola parola pronunciata desta attenzione.
Il figlio di Martina Colombari ha rivelato un bel po’ di dettagli sul suo privato. Altro potrebbe giungere, considerando come abbia appena annunciato un libro sulla sua (giovane) vita. In merito alle tante polemiche che lo hanno travolto, il ragazzo ha preferito passare uno straccio su tutta questa questione: “Faccio errori come tutti, ma sono un bravo ragazzo”.
Ha inoltre voluto fornire un quadro un po’ più chiaro di sé. In tanti lo ritengono un viziato ricco, che dalla vita può avere tutto e si permette il lusso di giocare a fare il ribelle, consapevole del fatto che ci saranno sempre porte aperte.
Ecco la sua versione dei fatti: “Nella vita ho fatto tante cose. Ho fritto in un bar, poi ho lavorato in ufficio. Ora mi sono fermato per pensare. Il 3 ho un’udienza e andrò a iscrivermi al liceo. Mi presento all’esame senza dover frequentare la scuola”.
Achille Costacurta in un centro penale
Non rivedremo dunque Achille Costacurta a scuola ma, a 19 anni, lavorerà per recuperare gli errori passati. Si diplomerà e poi ragionerà di giorno in giorno. È di certo voglioso di lasciarsi alle spalle tutti i drammi recenti. Per lui la situazione è precipitata non poco, al netto dei vantaggi garantiti dalla sua famiglia. I suoi genitori, ricchi e famosi, non gli hanno evitato l’ingresso in un centro penale a Parma.
“Sono stato un anno e sette mesi in un centro penale. Eravamo ragazzi di tutte le età, in camere da 4 ma eravamo in 30. Loro prendevano 160 euro a persona e a noi davano massimo un cucchiaino di parmigiano a pranzo e uno a cena, il ketchup e la maionese solo il sabato e la domenica, le bibite solo nei festivi. Sono stato in cucina e nell’orto, poi ho usato il trattore di notte e mi hanno tolto questa possibilità. Sbagliando si impara e per fortuna l’ho capito adesso. Meglio ora che a 50 anni”.
Ha poi spiegato di voler scrivere un libro, così da raccontare tutte le esperienze vissute, offrendo una testimonianza in prima persona. Ha spiegato d’aver accumulato tanti ricordi traumatici, per quanto l’istituto fosse ben differente da un vero carcere, essendoci gli educatori.
“Ci sono stato dai 15 ai 17 anni. Non potevo uscire e non potevo fare nulla. Sveglia alle 7.30 e se alle 7.45 non eri già a fare colazione, avevi una sigaretta in meno. Ne facevamo dieci al giorno. Se tutti i partecipanti non erano in fila, non facevano mangiare nessuno. In questo modo tutti si arrabbiavano con chi sbagliata. Robe assurde. Un posto gestito dalla chiesa. Un’esperienza dura che però mi è servita. La mia testa è però un po’ matta e ogni tanto ci ricasco”.