Perché al Festival di Venezia ci sono così tanti influencer?

Lì dove c’erano i divi del cinema, oggi spopolano le star dei social: cosa c’entrano gli influencer a Venezia

Foto di Maria Francesca Moro

Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista e content editor. Dalla carta al web e ai social racconta di lifestyle, cultura e spettacolo.

Lì dove un tempo brillava Brad Pitt, oggi c’è Paolo Stella in posa plastica. Il red carpet del Festival del Cinema di Venezia era (è?) uno dei più prestigiosi dell’industria cinematografica. Nei giorni della kermesse vengono proiettati i film più raffinati della stagione e, a presentarli, ci sono geniali registi e talentuosi attori. E poi ci sono quelli che sponsorizzano creme su Instagram, e sono sempre di più. Il massiccio sbarco degli influencer al lido rappresenta un cambio di paradigma che ha molto a che vedere con il marketing.

Dal Gf Vip al Festival del Cinema

Gli esperti di cinema che si trovano a sfogliare le foto del red carpet del Festival del Cinema di Venezia 80 potrebbero sentirsi frastornati. Coloro che hanno dedicato la propria vita allo studio del cinema, che conoscono ogni regista e ogni attore, guardano i film e leggono i saggi, probabilmente non conoscono un terzo di quelli che sfilano sul red carpet veneziano.

Perché la maggior parte degli ospiti di quest’anno (seppur la tendenza sia in atto già da un paio di edizioni) al grande schermo preferiscono il piccolo schermo, quello degli smartphone. Basta guardare le foto del tappeto rosso per rendersi conto che sono gli influencer a farla da padrone. Da Paola Turani a Giulia Valentina, passando per Giulia Salemi (e fidanzato) e la vippona Nikita Pelizon. E poi ancora Antonella Fiordelisi, Sophie Codegoni e Oriana Marzoli. Tutta gente che con il cinema non ha niente a che fare.

Cosa c’entrano gli influencer a Venezia

I fan diranno “invidiosi” ma i dubbi del popolo del web, che chiede a gran voce come mai la tiktoker Elisa Maino calchi la stessa strada di Cate Blanchett, sono validi e comprensibili. Gli spettatori si aspettano che a sfilare al Festival del Cinema ci siano le persone che partecipano al Festival, protagonisti di uno dei film in concorso. Ma, in realtà, non serve aver vinto un Oscar per farsi fotografare con il lido alle spalle.

La Biennale ha specificato che chiunque acquisti un biglietto per la proiezione di un film in Sala Grande ha la possibilità di passeggiare sul red carpet (e di biglietti se ne trovano anche a 50 euro). Certo, ci vuole faccia tosta per arrivare lì e mettersi in posa, ma la sfrontatezza di certo non manca a chi ha costruito il proprio successo promuovendo bibitoni dai discutibili risultati dimagranti.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, sono gli sponsor dell’evento a regalare i biglietti (e l’accesso al tappeto rosso) agli influencer che li rappresentano. Da L’Oreal ad Armani, le aziende più prestigiose pagano fior fiori di quattrini per essere associate alla kermesse cinematografica, dove proseguono le proprie campagne di marketing attraverso lo sfoggio dei propri prodotti indossati dalla categoria che, più di ogni altra, oggi è in grado di invogliare all’acquisto: gli influencer appunto. Insomma, la questione è semplice, è sempre il solito business.

Non prendetevela dunque con la Biennale. Anche le manifestazioni culturali, Festival di Venezia compreso, hanno bisogno di soldi per poter andare avanti, i soldi arrivano dagli sponsor e agli sponsor non si può dire di no, nemmeno quando piazzano le tiktoker accanto ai premi Oscar.

Influencer a Venezia, parla l’estetista cinica

Sulla questione si è recentemente, e appassionatamente, espressa anche Cristina Fogazzaro, l’imprenditrice nota sui social con il nickname di estetista cinica. Fogazzaro ha giustamente sottolineato la questione degli investimenti pubblicitari necessari a portare avanti la baracca, allargando però il discorso a una questione di percezione e “classismo”.

“Questa cosa si chiama classismo. – ha affermato l’imprenditrice – È una cosa che mi irrita, la questione di dividere le persone in classi sociali. Siccome io ho avuto successo come estetista io non posso avere accesso a contenuti culturali, non posso avere pareri su questioni inerenti la cultura, non posso essere invitata al festival del cinema di Venezia in quanto estetista”. Sacrosanto, tra l’altro Fogazzaro i denari guadagnati li investe cristallinamente anche per supportare il patrimonio culturale italiano. Quel che delude, però, è che i suoi colleghi molto più di lei manchino di sfruttare l’occasione per rendere davvero la cultura democratica.

Invitati a una delle più importanti manifestazioni culturali legate al cinema a livello mondiale, influencer e semi-vip si limitano per lo più a descrivere il proprio outfit e postare carrellate infinite di selfie sul tappeto rosso. Se e quando si scomodano ad assistere a una proiezione, non fanno poi quel che davvero servirebbe alla democratizzazione del cinema cosiddetto alto: non ne parlano con i loro efficaci strumenti comunicativi ai milioni di follower che li ascoltano. E, così, il red carpet sarà anche alla portata di tutti, ma il cinema resta per pochi.