Teresa Mannino, il monologo a Sanremo sugli uomini e il potere

Teresa Mannino sbaraglia il palco dell'Ariston: con eleganza e leggerezza solleva temi importanti con l'arma del sorriso

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Giorgia Prina

Lifestyle Specialist

Web Content Creator e Internet addicted che ama la complessità del reale. La passione più grande? Sciogliere matasse con occhio critico e ironia.

Pubblicato: 9 Febbraio 2024 00:46

Diciamocelo, dopo il caso di John Travolta e il Ballo del Qua Qua, delle criticate “nuove parole dell’amore” recitate dal cast di Mare Fuori, al Festival di Sanremo 2024 serviva qualcosa per risollevare le sue sorti. Forse, la spinta giusta è arrivata proprio da lei: Teresa Mannino, co-conduttrice della terza serata. La comica siciliana è entrata al Teatro Ariston come un’uragano, une woman show, con Amadeus divertito e contento di averla al suo fianco. Ma soprattutto Teresa Mannino a Sanremo ha portato un suo monologo. In un’edizione del Festival in cui i monologhi non sono stati contemplati, lei lo fa, e vince. Leggero, ironico, seguendo i temi che spesso la comica porta sui suoi palchi ai suoi spettacoli. Dalle formiche passando per Protagora, dal rispetto per gli animali allo sperma sul comodino: la Mannino ci ha portati per mano attraverso ambientalismo, antispecismo e potere.

Il monologo di Teresa Mannino a Sanremo 2024: testo completo

Riportiamo qua di seguito il testo completo del monologo di Teresa Mannino a Sanremo 2024.

“Siamo nel 2024 ma ragioniamo come 2.500 anni fa. L’uomo ricco, bianco e occidentale è a misura di tutte le cose. Ma la misura l’ha persa. Nel 5 secolo avanti Cristo il filosofo greco Protagora diceva l’uomo è misura di tutte le cose. Oggi potremmo dire l’uomo bianco, ricco e occidentale. Solo che questa misura l’ha persa, e pensa che tutti gli altri essere umani siano a sua disposizione. Dobbiamo ricordarci che siamo animali umani. L’origine della vita sul pianeta è comune: il 60% del nostro patrimonio genetico è uguale alle banane. Con le scimmie è del 98%, ma gli scimpanzè ci tengono a non farlo sapere”.

“Noi ci sentiamo superiori perché parliamo, ma gli animali o le piante comunicano in altro modo. Come noi siciliano che parliamo in dialetto a un milanese o un torinese, e poi se non capisce diciamo che è cretino. Anche volendo sono espressioni che non si possono tradurre. Abbiamo la stessa presunzione verso gli altri essere viventi. I babbuini per esempio si salutano strizzandosi il pene: riescono così ad acquisire tantissime informazioni, come l’età o la disponibilità a collaborare. Nell’Antico Testamento Giobbe dice interroga gli animali e te lo insegneranno. Io ho interrogato le formiche tagliafoglie, le più intelligenti. Loro coltivano, hanno grandissimi formicai e in alcune camere coltivano funghi. Sono le uniche al mondo. Fanno agricoltura da 50 milioni di anni e non hanno rovinato niente, noi da 10 milioni e abbiamo sfinito il pianeta. Erano sulla Terra già all’epoca dei dinosauri. Sono intelligentissime, allora ho pensato guardiamo come funziona la loro società e copiamo. C’è una regina madre e le figlie. Lei decide il sesso dei nascituri: i maschi sono una minima parte, solo per la prosecuzione della specie. I maschi hanno il ruolo solo di fornire gli spermatozoi, che vengono conservati nella spermateca della regina. I maschi fanno un volo nuziale una volta l’anno, e dopo l’accoppiamento muoiono perché non servono più. Quanto sono avanti! Non hanno il problema di gestire gli ex. Anche i maschi sono contenti perché la loro vita è stata una unica grande scopata», ha continuato la comica siciliana”.

“I maschi umani invece preferiscono il potere: sulle donne, sui bambini, sulla natura. Anche a me piace il potere, ma il potere di…di ridere, di cantare anche se sono stonata, di ballare per strada”.