Il salotto di Belve si conferma ancora una volta il teatro perfetto per confessioni inaspettate, pungenti, spesso destabilizzanti. Francesca Fagnani ha accolto Milly D’Abbraccio, icona senza tempo del cinema a luci rosse italiano, che con la sua voce profonda e l’eleganza provocatoria di chi ha visto molto – e molto ha detto – si è raccontata senza filtri. Ospite della puntata del 6 maggio su Rai2, la pornodiva ha parlato di amore, erotismo, famiglia, della sua carriera da attrice hard e delle scelte che oggi la portano a vivere una nuova fase della sua sessualità, ancora libera, ma selettiva: “Oggi faccio sesso a pagamento, ma solo con gente di un certo livello”.
Milly D’Abbraccio a Belve: “Sono l’ultima pornodiva rimasta”
Seduta di fronte a una Fagnani impeccabile come sempre, Milly D’Abbraccio entra nello studio di Belve con passo sicuro. La sua voce, roca e lenta, tiene incollati allo schermo.
“Nell’hard non ho rivali”, afferma senza esitazioni. “I miei film sono i più belli in assoluto del cinema porno italiano. Sono arrivata dopo Moana, giunonica, e Cicciolina, con la coroncina in testa. Io ho rotto gli schemi”.
Si definisce “pornodiva d’attacco”, moderna, diversa da tutte le altre. E aggiunge, quasi con una punta di sfida: “Le altre non sapevano recitare. Io ero un’attrice prestata al porno”. È con questa consapevolezza che rivendica il suo posto nella storia dell’intrattenimento per adulti, ma anche nella narrazione culturale di un’Italia che spesso ha finto di scandalizzarsi.
Su Moana Pozzi è altrettanto netta: “L’hanno accusata troppe volte in vita e decantata molto da morta. È inutile fare quelli che quando è in vita dicono “è una prostituta, una zoccola”, poi quando muore dicono invece “è una santa””. Dopo di lei, ribadisce Milly, “sono rimasta io l’ultima pornodiva”. Con un guizzo ironico aggiunge: “Se avessi fatto oggi la pornodiva con Internet, sarei diventata planetaria”.

Amori sbagliati e crisi d’identità
Lo sguardo si fa più morbido quando si parla d’amore. Fagnani domanda: “Ha più amato o più è stata amata?”. La risposta è sincera: “Ho amato le persone sbagliate. In 60 anni ho avuto dieci anni di relazione con due donne. La parte sessuale ed erotica con le donne è meglio, ma nella vita sono più pesanti, e ho detto: torno con i maschi”. E poi quella frase che pesa come una confessione interiore: “Mi scoprono lesbica, è strano, non è possibile, e sono entrata in crisi. E sono andata da una psicologa”.
C’è un’umanità spiazzante in queste parole. Non il glamour di chi ha fatto della trasgressione una carriera, ma l’intimità di chi ha dovuto fare i conti con i propri limiti e con uno sguardo pubblico che ancora oggi fatica a capire le sfumature della libertà femminile.
Il racconto si intreccia con quello del padre, uomo dal passato audace: “È stato uno dei primi scambisti in Italia“, racconta Milly. “Evidentemente mi ha trasferito qualcosa di erotico”. Un’eredità non solo familiare ma culturale, che ha segnato il suo avvicinamento al mondo dell’hard, vissuto sempre con consapevolezza, mai come subalternità al desiderio maschile.
“Mi sono addentrata nel mondo delle escort”
Ed è proprio parlando di desiderio che Milly D’Abbraccio si sbottona sul tema più delicato dell’intervista: quello del sesso a pagamento. Fagnani, con la sua tipica abilità, le chiede senza giri di parole se oggi si definirebbe una escort. “Diciamo che mi sono addentrata nel mondo delle escort”, replica lei, “perché ormai il sex symbol nell’immaginario erotico degli uomini non è più la pornodiva”.
Una consapevolezza che suona quasi come una critica all’evoluzione (o involuzione?) del desiderio maschile, oggi più attratto da una sensualità asettica e patinata che dal carisma di una vera donna.
Ma Milly mette dei paletti. E sono ben chiari. “Io decido, sono libera. Scelgo io: industriali, avvocati, professionisti di un certo livello”. E quando Fagnani le chiede come fa a valutarli, Milly sorride e risponde con naturalezza: “Faccio una sorta di casting. Scelgo le persone fortunate”. Non si tratta di incontri occasionali o improvvisati. È un rituale selettivo, quasi cerimoniale, dove il potere è tutto nelle mani di chi sceglie. E quella, è lei.
Il tono della conversazione si fa più leggero, ma non meno rivelatore, quando si tocca il tema del sadomaso. “Un po’ di tempo fa ha detto che stava pensando di buttarsi sul sadomaso…”, ricorda Fagnani. “È vero”, ammette Milly. “Se pensi che le persone ti pagano, anche 10 mila euro, per farsi maltrattare, per camminare a quattro zampe, mangiare in una ciotola… e poi ti pagano! Io due pensieri me li faccio, forse quasi quasi!”.
Il pubblico ride, ma l’ironia cela un’osservazione profonda su come il corpo e il potere femminile possano trasformarsi in linguaggi, in provocazioni, in performance. Milly non interpreta un ruolo: è sé stessa fino in fondo, senza bisogno di chiedere il permesso o la benedizione sociale.