Nuova puntata di Chi l’ha visto?, che per gli appassionati del programma è andato in onda anche il 12 febbraio, nella settimana del Festival di Sanremo, con un appuntamento speciale dedicato ad alcuni dei casi di controversi della cronaca nera italiana. Spazio come di consueto ai numerosi appelli e alle richieste di aiuto, con aggiornamenti in tempo reale sulle segnalazioni ricevute dalla redazione. E si è tornato a parlare dell’omicidio di Pierina Paganelli, un caso che continua a far discutere.
Il caso di Pierina Paganelli, il “test della camminata”
Il primo caso della puntata del 12 febbraio affrontato da Federica Sciarelli è proprio quello dell’omicidio di Pierina Paganelli, l’anziana uccisa con 29 coltellate la sera del 3 ottobre 2023 nel garage del comprensorio di via del Ciclamino, dove la vittima viveva.
Chi l’ha visto? è riuscito a mostrare le immagini dell’incidente probatorio che si è svolto a Rimini nell’ambito delle indagini sulla morte della donna e che potrebbero portare a una risoluzione del caso. Il “test della camminata” avrebbe confermato le tesi della Procura: le immagini dell’uomo che la sera dell’omicidio di Pierina viene inquadrato da una telecamera di sicurezza di una farmacia – la famosa Cam3 -, sarebbero sovrapponibili con quelle dell’unico indagato, il 34enne Louis Dassilva, vicino di casa della vittima oltre che ex amante della nuora di quest’ultima, Manuela Bianchi.
A partecipare al test anche un altro vicino di casa di Pierina Paganelli, Emanuele Neri, per capire chi dei due uomini sia stato ripreso dalla telecamera della farmacia che, secondo la Procura, quella notte avrebbe immortalato l’assassino dell’anziana. L’esperimento prende in considerazione sia la corporatura che l’andatura dei due, oltre che il colore della pelle.
Per le conclusioni ufficiali bisognerà attendere l’udienza del 28 aprile quando sarà depositata la relazione finale su cui vi sarà la discussione tra le parti. Ma adesso a sollevare ulteriori dubbi c’è un capello nero con una sostanza ritrovato accanto alla bocca di Pierina, oltre a un barattolo di cipolline rinvenuto in una mano: perché questi indizi non sono mai stati analizzati?
Le parole disperate del padre di Andrea Prospero
Non riesce a rassegnarsi Michele, il padre di Andrea Prospero, il 19enne, studente di informatica, ritrovato morto lo scorso 24 gennaio in un B&B a Perugia. “Era molto bravo col computer, potrebbe essere stato contattato da un’organizzazione criminale che avevo intuito le sue capacità”.
L’uomo è convinto che il figlio non si sia tolto la vita, ma che sia rimasto invischiato in situazioni più grandi di lui: “Forse ad un certo punto ha capito che non voleva più starci dentro e quindi qualcuno lo ha ucciso. Non si è ucciso, ma l’hanno ucciso: ne sono convinto al 100%”, ha ribadito il signor Prospero.
Da una prima analisi dei dispositivi elettronici, è stato accertato che Andrea aveva adottato misure di protezione avanzate per i suoi telefoni, utilizzando sistemi di sicurezza complessi per nascondere cartelle e applicazioni che potrebbero essere cruciali per fare luce su un caso ancora avvolto nel mistero.
Gli investigatori di Perugia avranno bisogno di almeno dieci giorni per esaminare i file presenti sui dispositivi, che includono quattro telefoni, di cui uno personale ma senza SIM, e un computer portatile. La causa della morte del giovane sarebbe un’intossicazione da farmaci: “Lui usava solo farmaci contro l’acne. Al massimo qualche antibiotico”, assicura il papà.