Un tempo, quando doveva valutare lo stato di salute di una persona, il medico “annusava” le urine. Perché questa semplice indagine, unita ovviamente ai dati relativi al colore e a quanto il liquido biologico poteva apparire torbido, poteva offrire utili indicazioni sul benessere generale della persona.
Anche oggi, peraltro, diversi parametri delle urine possono offrire indicazioni su quanto questa semplice osservazione visiva ed olfattiva possa aiutare nella diagnosi, pur se è estremamente semplice effettuare un test in laboratorio per saperne di più. Ma anche noi, in qualche modo, possiamo capire se e quanto ciò che mangiamo viene in qualche modo “passato” nel liquido biologico che, prodotto dai reni, viene poi emesso all’esterno. Non ci credete? Provate a leggere quanto segue.
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Ciò che ingeriamo “rimane” nell’urina
Pensate ad esempio a chi beve molti caffè. E magari non ha la percezione di quanto e come possa esagerare con la bevanda. Ebbene, se superate i quattro-cinque caffè al giorno provate a percepire il “profumo” della pipì. Se vi pare che in bagno ci sia aroma di caffè, limitate le tazzine quotidiane.
Ma soprattutto, se avete la cattiva abitudine di bere poco (l’idratazione è fondamentale sempre, ma ancor più in questo periodo vista la perdita di liquidi che si può avere per il cocktail tra alte temperature ed elevata umidità), pensate che una contromisura può essere proprio l’introduzione di acqua, tenendo presente che con questo strattagemma non diluirete solamente la caffeina.
A creare “odore” nel liquido biologico, infatti, ci sono i polifenoli contenuti nell’espresso che vengono assorbiti dall’intestino e poi, dopo essere stati metabolizzati” vengono eliminati con le urine. Se la concentrazione di questi ed altri componenti è particolarmente elevata, anche l’odore delle urine si può modificare. Ma attenzione. Quello del caffè è solo uno dei tanti esempi che correlano l’odore delle urine con eventuali eccessi di alcuni alimenti, che possono passare con i loro componenti nel liquido prodotto dal rene per eliminare gli scarti dell’organismo.
Ad esempio, come può accadere in questo periodo, bisogna prestare attenzione agli asparagi, al salmone, il grano soffiato, senza dimenticare i più noti “profumatori” come alcol e aglio. Ci sono poi degli alimenti “insospettabili”, in questo senso. Per chi eccede con il peperoncino, che pure aiuta a dilatare i vasi e a combattere l’infiammazione, c’è il rischio che la capsaicina contenuta nel vegetale si ritrovi in quantità nelle urine con conseguente percezione olfattiva.
Cosa accade in gravidanza
Durante la dolce attesa, le urine e la percezione della donna possono cambiare. I mutamenti possono essere di vario tipo, ed anche l’odore delle urine si può modificare. Ad esempio si sa che nelle primissime settimane della gestazione salgono rapidamente I livelli di un particolare ormone (HCG) nel sangue. Questa condizione può far sì che le donne particolarmente sensibili (non capita a tutte, sia chiaro) possano avvertire un “odore” diverso” delle urine.
Più in generale, in questo periodo tende a crescere la sensibilità olfattiva. Diverse ricerche dimostrano come le donne nel primo trimestre di gravidanza possono avere una sensazione olfattiva più spiccata e quindi “sentire” di più i profumi delle urine, in particolare del caffè. Inoltre la produzione del liquido biologico tende ad aumentare perché reni e vescica tendono a lavorare di più durante la gravidanza.
Per i reni l’aumento dell’attività può essere anche del 50 per cento, e questo, insieme alla sensibilità vescicale, ad urinare molto più spesso. Infine, anche il classico esame delle urine tende a modificarsi in gravidanza, anche perché a volte si possono avere cambiamenti nel classico regime alimentare. Questi possono influire sull’esame delle urine, perché modificano la componente di nutrienti e sali minerali. Ed anche questi fattori influiscono sull’odore.
Cosa può dire l’esame delle urine
Tralasciando l’autopercezione olfattiva, che abbiamo visto essere ingannevole e comunque soggetta a mutamenti nel tempo anche in base all’alimentazione, il test generale sulle urine andrebbe eseguito con regolarità in tutte le età della vita. Perché, previo consulto con il medico sui risultati e senza scelte potenzialmente pericolose per il “fai da te”, può dire molto sul benessere, andando oltre la semplice percezione del colore e dell’odore, visto che l’urina è fondamentalmente inodore. Qualche esempio?
Misurando la “sodiuria”, ovvero la quantità di sodio presente nelle urine, si può sapere indirettamente se la persona sta esagerando con il sale e quindi se è potenzialmente a rischio di ipertensione, con la possibilità di offrire consigli alimentari mirati.
Per chi invece nella dieta tende ad esagerare con gli alimenti proteici un altro parametro semplice da verificare, l’eliminazione di azoto con le urine (azoturia) può offrire indicazioni molto preziose. La pipì, poi, può indicare se esiste un’ematuria (ovvero la perdita di sangue con il liquido biologico), che a volte può colorare di rosso il liquido ma in alcuni casi è solo “micro”, e quindi non percepibile ad occhio nudo.
Come se non bastasse, l’individuazione di proteine e albumina all’interno delle urine – normalmente non dovrebbero esserci – può segnalare che il rene non lavora a dovere facendo sospettare un’infezione o altro. In chi poi già soffre di insufficienza renale, il monitoraggio di questi parametri può essere di grande aiuto per valutare l’evoluzione del quadro. Insomma: l’urina può dire molto. Parliamone sempre con il medico.