Tumore dell’ovaio, una app per aiutare le donne

Si chiama Vik ed è la app che aiuta le donne ad affrontare il tumore dell'ovaio: come funziona e cosa fa

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La scienza sta facendo passi avanti importanti nella gestione del tumore dell’ovaio. Recentemente, uno studio apparso su Annals of Oncology coordinato dalle Università di Milano e Bologna e sostenuto da Fondazione Airc segnala come il tasso di mortalità per cancro ovarico diminuirà del 17% circa nel 2022 nel Regno Unito e del 7% circa nei paesi dell’UE, rispetto al 2017. E questo in particolare dovrebbe avvenire grazie soprattutto all’uso di contraccettivi orali.

Ma ovviamente, anche sul fronte delle cure si sta assistendo ad un progresso costante delle opportunità di trattamento. Così, mentre appare sempre più significativa l’alleanza tra donna ed equipe di cura, si fanno strada strumenti informatici per aiutare la paziente a gestire al meglio la malattia e le cure. In questo senso ora una App, chiamata Vik, si propone come strumento per le donne, per aiutarle nella sfida alla malattia.

Come funziona

La App si basa su algoritmi in grado di elaborare il linguaggio e di comprendere le richieste delle pazienti. I contenuti scientifici si basano sulle linee guida di ogni Paese e sono stati costruiti e validati da esperti medici, mentre quello che riguarda l’aspetto “sociale”, le preoccupazioni delle donne dalle associazioni che si occupano della malattia, offre una serie di informazioni generali per la vita di tutti i giorni, dai consigli alimentari fino all’attività fisica, e ricorda gli appuntamenti con le cure e con gli specialisti.

In Italia a istruire Vik è stato Carmine De Angelis, oncologo dell’Università Federico II di Napoli: “L’idea del progetto Vik nasce con l’obiettivo di far fronte a tre principali bisogni comuni alle pazienti: la mancanza di informazioni veloci e affidabili di natura medica, la ricerca di un sostegno globale durante il percorso diagnostico e terapeutico ed il senso di solitudine ed isolamento avvertito  dalle donne in questa fase della loro vita. L’applicazione diventa un assistente virtuale che accompagna le pazienti rispondendo ai loro quesiti, condividendo informazioni di interesse ed interagendo in maniera proattiva. Vik non si sostituisce al medico, ma rappresenta un importante alleato alla sua attività. I contenuti sono il risultato di un ampio lavoro di revisione della letteratura scientifica ad oggi disponibili relativa alla diagnosi e cura del tumore ovarico”.

Come ricorda Nicoletta Cerana, presidente di Acto Italia “possiamo offrire ai 140 mila utenti che raggiungeranno la app Vik  dal  nostro portale una ulteriore fonte di informazione semplice ed affidabile e una nuova gamma di servizi digitali di supporto. Con Vik continua il processo di digitalizzazione dei servizi di Acto iniziato nel 2018, nella convinzione che la tecnologia, se ben usata, può essere di primo aiuto a chi soffre e a chi se ne prende cura senza peraltro sostituirsi mai ad una consulenza specialistica o alla visita del medico”.

Un tumore difficile da scoprire

Anche se negli ultimi anni il tumore dell’ovaio ha visto un progresso importante nelle cure, soprattutto con la disponibilità dei Parp-inibitori, non ci sono dubbi che si tratti di una forma complessa da indentificare. Non esistono infatti strumenti per lo screening e anche eventuali sintomi, come il dolore o il gonfiore addominale, sono spesso molto aspecifici. Quindi la diagnosi precoce è un problema.

“Il tumore ovarico – conferma Vanda Salutari, UOC Ginecologia Oncologica, Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS, Roma – è l’ottava neoplasia più comune nelle donne nel mondo. In Italia si calcola siano 5.200 ogni anno le nuove diagnosi. È definito il “silent killer” perché non esiste uno screening e i sintomi sono spesso aspecifici, per cui la diagnosi avviene quando ormai la malattia è in fase avanzata. I farmaci della classe dei PARP-inibitori – prosegue Salutari – hanno rivoluzionato negli ultimi anni il trattamento del carcinoma dell’ovaio e di conseguenza le prospettive e la qualità di vita delle pazienti.

Sono farmaci orali che vengono somministrati come terapia di mantenimento sia dopo la prima linea di chemioterapia che nelle linee successive, per questo la qualità di vita e la corretta istruzione delle pazienti è fondamentale per la compliance al trattamento, soprattutto nei primi due mesi di terapia. In tale contesto il supporto di una chatbot come Vik diventa fondamentale. Permette alla paziente di avere a disposizione un valido supporto che la accompagna nella gestione degli effetti collaterali e delle paure legate alla malattia e al nuovo percorso di cura”.