Tumore dell’ovaio, così cambiano le prospettive per la donna

I campanelli d'allarme da non sottovalutare

Arrivare presto. E’ questa la regola fondamentale nella sfida ai tumori. Purtroppo però la diagnosi precoce non è sempre possibile. Esistono addirittura lesioni, come il tumore dell’ovaio, per cui pensare a sintomi e segnali d’allarme quando ancora la lesione è agli esordi diventa difficile. Così accade per questa forma neoplastica per cui ci sono circa 5200 nuove diagnosi l’anno in Italia. Si tratta di una patologia che si nasconde, soprattutto nelle fasi iniziali. I pochi segni in qualche modo collegati alla sua insorgenza, come gonfiore e dolore indefinito alla pancia, così come le difficoltà ad andare in bagno, sono campanelli d’allarme che spesso vengono sottovalutati o confusi. Invece dovrebbero essere argomenti di cui parlare subito con il ginecologo, che può poi, oltre alla visita, procedere ad un’ecografia transvaginale e addominale, che può far partire tutte le indagini necessarie per svelare la natura del quadro che si sta componendo.

Quando ci vuole più attenzione

Ogni donna deve diventare la principale custode del proprio benessere, imparando a percepire ciò che può accadere nell’organismo. Il consiglio è valido per tutte, ma diventa ancor più importante  per chi ha appena oltrepassato la soglia della menopausa. In particolare se si parla di tumore dell’ovaio. Secondo le statistiche, il 15-20% dei tumori ovarici è maligno, ed il 90% di essi è diagnosticato in donne di età superiore ai 40 anni. Ci sono, è vero, altri elementi che possono in qualche modo rappresentare un possibile maggior rischio di sviluppo di questa neoplasia, la decima nella popolazione femminile. Ad esempio occorre fare più attenzione quando le mestruazioni sono iniziate molto presto e la menopausa è giunta tardi. Sul fronte della protezione, invece, pare che l’impiego del contraccettivo orale possa rappresentare un elemento positivo, così come aver avuto più figli ed aver allattato al seno. L’importante, in ogni caso, è arrivare presto: quando il tumore è ancora limitato all’organo e le cellule malate non si sono ancora diffuse, le prospettive di guarigione completa si modificano profondamente.

Per la cura, aumentano le speranze

Una volta identificato un tumore ovarico, in base alle sue caratteristiche e alla possibile diffusione, il primo passo è quasi sempre l’intervento chirurgico per eliminare oltre all’organo anche eventuali altre aree “intaccate” dalla malattia. Lo specialista può poi proporre un trattamento di chemioterapia, che appare di importanza cruciale soprattutto se il tumore che si è asportato è in fase avanzata. L’obiettivo in questo caso è ovviamente “ripulire” completamente l’organismo dalle cellule patologiche, facendo anche in modo di togliere i rifornimenti al tumore. Per questo, pur se esistono molti schemi di cura che vanno indicati caso per caso, insieme alla chemioterapia classica viene spesso consigliato un trattamento di mantenimento che potrebbe essere indicato in base alle caratteristiche del tumore stesso.

Con il contributo non condizionato di Astrazeneca