Negli ultimi anni molti studi hanno permesso di comprendere meglio il ruolo dell’alimentazione e dell’esercizio fisico nel mantenerci in salute e tenere lontano il rischio di sviluppare un tumore. Il sovrappeso e l’obesità, in particolare, sono sempre più considerati un fattore di rischio importante sia per lo sviluppo di un cancro, sia per l’efficacia delle terapie antitumorali. Nuove evidenze mostrano che non conta solo quanti sono i chili di troppo, ma anche dove si accumulano: ormai è certo che un girovita troppo abbondante è un fattore di rischio rilevante non solo per le malattie cardiovascolari ma anche per i tumori.
Infine, sempre più studi hanno dimostrato il ruolo positivo dell’esercizio fisico regolare: protegge contro più di dieci tipi di cancro diversi, migliora la risposta alle terapie dei pazienti oncologici e riduce il rischio di recidive.
Ora però, occorre fare un passo avanti. Bisogna capire quanto e come può avere effetto positivo per il benessere della donna che già ha un tumore della mammella identificato possa un programma nutrizionale che confronti la restrizione calorica ciclica rispetto a un’alimentazione non restrittiva, ma sana e bilanciata. Questo è uno degli obiettivi dello studio BREAKFAST-2, che vede protagonisti i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Gli obiettivi della ricerca
Oltre a studiare come e quanto il controllo dell’introito calorico possa aiutare nella gestione delle donne con tumore, la ricerca si propone di valutare la relazione tra programma nutrizionale e uno schema terapeutico complesso, che prevede l’utilizzo di quattro chemioterapici e un immunoterapico, anche attraverso un contatto diretto tra medico e paziente tramite una web-app con chat coordinata da nutrizionisti e oncologi.
Lo studio BREAKFAST-2 durerà due anni circa e coinvolgerà 12 Centri, per un totale di circa 150 donne arruolate, nella fascia d’età 18-75 anni. Si tratta di donne con tumore al seno triplo negativo in stadio precoce (II-III), candidate a ricevere un trattamento a base di quattro chemioterapici e un immunoterapico prima dell’intervento chirurgico.
“L’avvio di questo Studio rappresenta un momento storico importante per il nostro team di ricerca – sottolinea Filippo de Braud, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Milano. Lo schema nutrizionale di restrizione calorica è sempre il medesimo dal 2016 e in questi 8 anni è stato l’oggetto di studi che hanno coinvolto in totale più di 250 pazienti, prevalentemente con tumore al seno. Abbiamo dimostrato che con questo approccio è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, “potenziando” le cellule immunitarie con attività antitumorale. Ora siamo in una fase successiva della sperimentazione, in cui stiamo valutando l’impatto di questo programma nutrizionale sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici”.
Schemi alimentari a confronto
“Lo studio BREAKFAST-2 rappresenta una sfida interessante perché, per la prima volta, l’approccio nutrizionale viene valutato in uno studio che prevede un braccio di controllo, come comunemente effettuato negli studi – aggiunge Giovanni Apolone, Direttore Scientifico Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. È fondamentale sottolineare anche la presenza della web app, che recepisce il concetto dei patient-reported outcomes (sigla che li definisce, PROS), essenziali per il nostro Istituto, che ha da sempre nella sua missione il benessere del paziente”.
Lo schema di restrizione calorica ciclica prevede cinque giorni di regime alimentare a base di alimenti e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine, che viene ripetuto ogni 3 settimane. Nel braccio di controllo, l’alimentazione raccomandata è basata sull’utilizzo di un’ampia varietà di cereali non raffinati, prevalentemente vegetariana, come da indicazioni delle principali società scientifiche internazionali (Word Cancer Research Fund; European Code Againist Cancer; America Cancer Society).
“È la prima volta che combiniamo uno schema terapeutico così complesso con un programma nutrizionale che prevede la restrizione calorica – sottolinea Claudio Vernieri, Medico Oncologo presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e IFOM. Lo scopo è di valutare se l’approccio di restrizione calorica è sicuro, ben tollerato e, soprattutto, se è in grado di aumentare l’attività antitumorale della chemioimmunoterapia. Alle donne arruolate nel braccio di controllo verrà proposto un programma nutrizionale che è il miglior comportamento alimentare ad oggi noto, queste pazienti verranno monitorate dal punto di vita oncologico e nutrizionale con la stessa frequenza e modalità delle pazienti arruolate nel braccio sperimentale. Dunque anche queste pazienti trarranno beneficio dall’adesione allo studio”.
Quanto vale il movimento per il controllo del peso nelle donne con tumore
Tra gli obiettivi dello studio c’è anche la ricerca di biomarcatori molecolari. “Valutiamo l’evoluzione dei profili genomici e di espressione genica a livello del tessuto tumorale, e l’associazione tra questi e la risposta del tumore ai trattamenti sperimentali” – precisa Giancarlo Pruneri, Direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Presidente EURAMA Precision Oncology.
Le eventuali caratteristiche biologiche che emergeranno ci consentiranno di identificare possibili biomarcatori di sensibilità o resistenza ai trattamenti proposti e, dunque, anche di ipotizzare meccanismi di resistenza del tumore da studiare nei nostri laboratori per migliorare l’efficacia di questo approccio terapeutico”.
Importante, in ogni caso, e contribuire a mantenere sotto controllo il peso. E non solo con l’alimentazione, ma anche con una regolare attività fisica. Molti studi sono stati condotti nel corso degli anni per capire la relazione tra esercizio fisico e tumori, in particolare del colon. Nel 2009 il British Journal of Cancer pubblica una metanalisi su oltre 50 studi precedenti, mostrando una riduzione del 24 per cento circa delle probabilità di sviluppare un tumore al colon per chi fa esercizio fisico rispetto a chi conduce una vita più sedentaria.
Un tema di prevenzione che continua a essere indagato: oggi sappiamo che l’attività fisica così come suggerita dall’OMS, ovvero da 2,5 a 5 ore alla settimana, protegge da più di dieci tipi di cancro diversi, migliora la risposta alle terapie dei pazienti oncologici e riduce il rischio di recidive. Dagli esperti quindi giunge un ultimo, importante consiglio per chi è in cura: sarebbe importante per le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno fare una regolare attività fisica intensa (non la sola passeggiata ma corsa, cyclette o altro) almeno tre volte la settimana.
L’effetto è simile a quanto si ottiene con alcuni farmaci ormonali e in più il movimento regolare aiuta la donna a controllare meglio il peso. Combattere l’obesità è utile non solo per chi è in cura, ma anche per prevenire il tumore.