Iperprolattinemia: quali sono i sintomi, le cause e le terapie

La prolattina è un ormone prodotto dall’ipofisi coinvolto nella produzione del latte durante la gravidanza. Cosa può significare la presenza di iperprolattinemia?

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Pubblicato: 20 Aprile 2024 10:43

Per comprendere l’iperprolattinemia e il suo impatto sulla salute, è fondamentale esaminare più da vicino i meccanismi di regolazione della prolattina nell’organismo umano. Questo ormone, prodotto dall’ipofisi, svolge una serie di funzioni, oltre alla sua associazione con la produzione di latte durante la gravidanza e l’allattamento.

Come viene prodotta la prolattina

La produzione di prolattina è regolata da un complesso sistema di feedback nel corpo umano. Durante la gravidanza, i livelli di estrogeni aumentano, stimolando l’ipofisi a produrre prolattina. Questo ormone a sua volta promuove lo sviluppo delle ghiandole mammarie e la produzione di latte materno. Durante l’allattamento, il meccanismo di suzione che il bambino esercita sul seno materno stimola ulteriormente la produzione di prolattina, mantenendo l’approvvigionamento di latte per il bambino.

Tuttavia, la produzione di prolattina non è limitata solo alle donne in gravidanza o in allattamento. Anche negli uomini e nelle donne non incinte, livelli basali di prolattina sono presenti nel sangue. Questi possono essere influenzati da una serie di fattori, tra cui lo stress, l’esercizio fisico intenso e l’attività sessuale.

Oltre alla sua associazione con la gravidanza e l’allattamento, la prolattina svolge diverse funzioni nell’organismo umano. Una di queste è la regolazione del sistema immunitario, con evidenze che suggeriscono un ruolo della prolattina nella modulazione della risposta infiammatoria e nella difesa dell’organismo contro le infezioni.

Inoltre, la prolattina è coinvolta nella regolazione dell’equilibrio idrico e del metabolismo dei grassi. Studi recenti hanno evidenziato un’associazione tra livelli elevati di prolattina e un aumentato rischio di obesità e disturbi metabolici, sebbene la natura precisa di questa relazione non sia ancora completamente compresa.

Le cause della prolattina alta

Tra le principali cause di iperprolattinemia si trovano i prolattinomi, tumori benigni dell’ipofisi che producono prolattina in eccesso. Questi tumori possono variare notevolmente in dimensioni, con alcuni che rimangono molto piccoli e altri che possono diventare abbastanza grandi da esercitare pressione sui tessuti circostanti, causando sintomi clinicamente evidenti.

La diagnosi di un prolattinoma di solito avviene attraverso esami di imaging come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RMI). Una volta confermata la presenza di un tumore, è importante determinare il trattamento più appropriato, che può variare da farmaci per bloccare la produzione di prolattina a interventi chirurgici per rimuovere il tumore.

Il trattamento dell’iperprolattinemia

Il trattamento dell’iperprolattinemia richiede spesso un approccio multidisciplinare, coinvolgendo diverse specialità mediche come endocrinologi, neurochirurghi e ginecologi. Questi professionisti collaborano per valutare la gravità della condizione e sviluppare un piano di trattamento personalizzato per ciascun paziente.

Nel corso degli anni, sono stati compiuti notevoli progressi nella comprensione e nel trattamento dell’iperprolattinemia e dei prolattinomi. Nuovi farmaci e approcci terapeutici sono stati sviluppati per migliorare l’efficacia e la sicurezza del trattamento, consentendo ai pazienti di gestire con successo questa condizione e migliorare la loro qualità di vita.

Come intervenire in caso di prolattina alta

Un aspetto cruciale nella gestione dell’iperprolattinemia è la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo. Poiché i sintomi possono variare notevolmente da persona a persona e possono essere facilmente confusi con altre condizioni, è fondamentale essere consapevoli dei segnali di allarme e cercare un’assistenza medica appropriata se si sospetta di avere un livello elevato di prolattina nel sangue.

I sintomi più comuni dell’iperprolattinemia includono galattorrea (produzione di latte nelle persone non incinte o non in allattamento), irregolarità del ciclo mestruale nelle donne, bassa libido, disfunzione erettile negli uomini, e sintomi associati a compressione dei tessuti circostanti nei casi di prolattinomi di grandi dimensioni, come mal di testa, problemi visivi e sintomi correlati alla pressione sui nervi cranici.

Una volta sospettata l’iperprolattinemia, è importante sottoporsi a un’adeguata valutazione medica. Questo può includere esami del sangue per misurare i livelli di prolattina, nonché esami di imaging come la TC o la RMI per valutare la presenza di eventuali tumori ipofisari o altre cause di iperprolattinemia.

La diagnosi precoce è fondamentale perché consente di avviare tempestivamente il trattamento e prevenire potenziali complicazioni associate all’iperprolattinemia. Inoltre, una diagnosi precoce può contribuire a migliorare i risultati clinici e la qualità di vita complessiva del paziente.

Una volta confermata la diagnosi di iperprolattinemia, il trattamento dipenderà dalla causa sottostante e dalla gravità della condizione. Nei casi in cui la causa sia un prolattinoma, il trattamento può includere farmaci per bloccare la produzione di prolattina, interventi chirurgici per rimuovere il tumore o, in alcuni casi, radioterapia.

L’obiettivo del trattamento è quello di normalizzare i livelli di prolattina nel sangue e ridurre o eliminare i sintomi associati all’iperprolattinemia. In molti casi, il trattamento può portare a un miglioramento significativo dei sintomi e alla prevenzione di complicanze a lungo termine.

È importante sottolineare l’importanza del follow-up regolare dopo il trattamento dell’iperprolattinemia. Questo può includere controlli periodici dei livelli di prolattina nel sangue, nonché esami di imaging per valutare eventuali cambiamenti nella dimensione della lesione.

Inoltre, è essenziale ribadire l’importanza della compliance terapeutica e dell’adozione di uno stile di vita sano, che può contribuire a mantenere stabili i livelli di prolattina nel tempo e prevenire ricadute della malattia.

La terapia farmacologica per l’iperprolattinemia

Uno dei principali approcci terapeutici nell’iperprolattinemia è l’uso di farmaci per bloccare la produzione di prolattina o ridurne gli effetti nel corpo. Questi farmaci agiscono mimando l’azione della dopamina, un neurotrasmettitore che inibisce la secrezione di prolattina a livello dell’ipofisi.

La bromocriptina e la cabergolina sono due dei farmaci più comunemente utilizzati per il trattamento dell’iperprolattinemia. Questi farmaci sono agonisti della dopamina e agiscono legandosi ai recettori della dopamina sull’ipofisi, riducendo così la produzione di prolattina.

La bromocriptina è stato il primo farmaco utilizzato per il trattamento dell’iperprolattinemia ed è stato a lungo considerato il trattamento standard per questa condizione. Tuttavia, la cabergolina ha mostrato un’efficacia superiore e una migliore tollerabilità rispetto alla bromocriptina, rendendola la prima scelta per molti pazienti con iperprolattinemia. È importante seguire attentamente le istruzioni del medico e assumere il farmaco regolarmente come prescritto per massimizzarne l’efficacia e prevenire ricadute della malattia.

Sebbene la bromocriptina e la cabergolina siano generalmente ben tollerate, possono verificarsi effetti collaterali in alcuni pazienti. Questi possono includere nausea, mal di testa, vertigini, affaticamento e disturbi gastrointestinali. Tuttavia, la maggior parte di questi effetti collaterali tende ad essere lieve e transitoria. È importante comunicare tempestivamente con il proprio medico se si verificano effetti collaterali o se i sintomi non migliorano con il trattamento.

Per i pazienti che non rispondono al trattamento farmacologico o che presentano prolattinomi di grandi dimensioni che causano sintomi gravi o complicanze, può essere necessario ricorrere a interventi chirurgici per rimuovere il tumore. Questo può essere fatto tramite un’approccio trans-sfenoidale, che coinvolge l’accesso all’ipofisi attraverso il naso, o tramite un approccio transcranico, che implica l’accesso diretto al tumore attraverso il cranio.

La chirurgia è spesso efficace nel rimuovere i prolattinomi e ridurre i sintomi associati all’iperprolattinemia. Tuttavia, può comportare alcuni rischi, tra cui danni alle strutture nervose, sanguinamenti e infezioni. È importante discutere con il proprio medico sui potenziali rischi e benefici della chirurgia e prendere una decisione informata sul trattamento più appropriato.

In alcuni casi, la chirurgia può non essere possibile o appropriata a causa della posizione o delle dimensioni del tumore. In questi casi, la radioterapia può essere considerata come un’opzione terapeutica alternativa. La radioterapia utilizza raggi X ad alta energia o altre forme di radiazione per distruggere le cellule tumorali e ridurre le dimensioni del tumore.

Tuttavia, la radioterapia può comportare alcuni rischi e complicanze, tra cui danni ai tessuti circostanti, danni agli organi vicini e aumento del rischio di sviluppare altri tipi di tumori nel lungo termine. Pertanto, anche in questo caso, è importante valutare attentamente i potenziali rischi e benefici.

In conclusione, l’iperprolattinemia è un disturbo complesso che può avere un impatto significativo sulla salute e sul benessere dei pazienti. Tuttavia, con una diagnosi tempestiva, un trattamento adeguato e una gestione multidisciplinare, molti pazienti possono gestire con successo questa condizione e mantenere una buona qualità di vita.

La terapia farmacologica rimane il trattamento di prima linea per l’iperprolattinemia, con la bromocriptina e la cabergolina come opzioni terapeutiche più comunemente utilizzate. Tuttavia, per alcuni pazienti che non rispondono al trattamento farmacologico o che presentano complicanze associate all’iperprolattinemia, possono essere necessari interventi chirurgici o radioterapia.

Fonti bibliografiche: