Diverticoli intestinali, cosa sono, perché si sviluppano, come si affrontano

Quando i diverticoli intestinali s'infiammano danno il via alla diverticolite: sintomi, rischi e dieta corretta

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Non li vediamo. Ma sono piccole estroflessioni che si creano lungo la parete dell’intestino, in particolare nel colon. Succede infatti che la parete intestinale non sia più così resistente agli stimoli cui è sottoposta, con la muscolatura che lavora. Il risultato è che nei più punti più deboli, con gli anni, si creano delle specie di “ernie”. O se preferite, vere e proprie “sacche”. Ecco, molto ma molto semplicemente, quanto avviene quando si crea un diverticolo intestinale. in moltissimi casi nemmeno ci accorgiamo della sua (ma sarebbe meglio parlare al plurale) presenza.

Capita però che i diverticoli si infiammino. In questi casi si parla di diverticolite, che è diversa dalla classica diverticolosi. Ancora: a volte i diverticoli si possono perforare. E quindi richiedere trattamenti in urgenza. Conoscere queste lesioni, quindi, è fondamentale.

Come nascono i diverticoli del colon

In teoria, i diverticoli si possono formare in diverse zone dell’apparato digerente, a partire dallo stomaco (molto rari) per giungere fino al colon e al sigma. Proprio in questa zona, ovvero nella parte finale dell’intestino, sono in genere più frequenti. Possono avere un diametro variabile (a volte possono essere addirittura giganti e in questi casi si pensa che siano in pratica il risultato della rottura e della conseguente saldatura della parete di un piccolo diverticolo, che quindi diventa più grande) e possono manifestarsi anche in gruppi.

È difficile trovare un solo diverticolo, visto che si parla di diverticolosi del colon proprio per la presenza di più lesioni. Non si sa bene come mai compaiano i diverticoli del colon. In termini generali si sa che l’età ha un peso, visto che i diverticoli tendono a presentarsi soprattutto nelle persone anziane, così come potrebbe esistere una tendenza a sviluppare una diverticolosi più frequentemente nei membri di una stessa famiglia.

Non solo: pare che l’alimentazione ricca di proteine e grassi animali (ed in particolare di cerni rosse) e al contempo povera di fibre possa associarsi all’insorgenza di queste lesioni. allo stesso modo anche la sedentarietà, il sovrappeso, il fumo di sigaretta e l’abuso di farmaci come i derivati del cortisone potrebbero avere un ruolo. Infine non bisogna mai dimenticare che la struttura della parete del colon e della sua fascia muscolare che si “sfianca” sono alla fine gli elementi che possono fare la differenza, creando quei cedimenti da cui poi nascono i diverticoli.

Chi rischia di più i diverticoli del colon

In termini generali, i diverticoli sono appunto come piccole “ernie” dell’intestino, che spesso sono legati alle cattive abitudini alimentari mantenute negli anni. In mancanza di fibre alimentari, la massa fecale è insufficiente a sostenere lo sforzo dei muscoli intestinali. Col tempo questo meccanismo, che si osserva anche nelle persone che soffrono da anni di stitichezza, fa aumentare la pressione all’interno dell’intestino ed induce un cedimento nei punti più deboli della parete, dove appunto si formano i diverticoli.

Fatta questa necessaria premessa anatomica, si può ben comprendere un fatto: quando si dice di osservare un’alimentazione ricca di fibre, che permetta di mantenere un ritmo regolare per i movimenti intestinali, e di osservare le giuste regole per combattere la stitichezza, compresa ovviamente anche l’attività fisica, in pratica si creano le basi per contrastare il rischio che si creano diverticoli. Infatti, se è vero che i rischi di avere lesioni di questo tipo crescono con l’età e il relativo “sfiancamento” dei tessuti, è altrettanto innegabile che la stipsi protratta facilita l’insorgenza di queste alterazioni. Proprio per questo la dieta moderna a base di cibi molto raffinati e povera di alimenti integrali rappresenta un fattore di rischio perché  la carenza di fibre alimentari facilita l’insorgenza della debolezza della parete.

Perché chi è stitico rischia che si formino diverticoli

In mancanza di fibre alimentari, la massa fecale è insufficiente a sostenere lo sforzo dei muscoli intestinali. Col tempo questo meccanismo, che si osserva anche nelle persone che soffrono da anni di stitichezza, fa aumentare la pressione all’interno dell’intestino ed induce un cedimento nei punti più deboli della parete, dove appunto si formano i diverticoli. A questo punto possono comparire (spesso la diverticolosi è completamente asintomatica) dolori all’addome, flatulenze e alterazioni del ritmo nell’andare di corpo.

In termini preventivi quindi per ridurre i rischi di andare incontro a diverticolosi è indicata un’alimentazione molto ricca in fibre alimentari: ne sono ricchi frutta, verdura e cereali integrali. In questo modo l’intestino può lavorare correttamente. La situazione cambia ovviamente se sono presenti quadri infiammatori: in questo caso la dieta consigliata può anche essere povera di fibre alimentari e diventano necessari trattamenti mirati per controllare il quadro, sia per limitare le contrazioni intestinali sia per ridurre il rischio che si sviluppino o si aggravino infezioni. Importante è poi controllare l’evoluzione del quadro di salute dell’intero intestino attraverso controlli programmati nel tempo.

Che differenza c’è tra diverticolosi e diverticolite

Purtroppo i diverticoli sono una vera e propria alterazione anatomica, quindi non si può pensare ad una risoluzione completa del quadro senza ricorrere ad un intervento chirurgico che miri ad asportare l’area in cui questi sono particolarmente diffusi. Ma la diverticolosi, caratterizzata dalla presenza di diverticoli, spesso nemmeno viene riconosciuta perché non da sintomi seri. La situazione cambia se si crea un’infiammazione/infezione, ovvero non si parla più di diverticolosi ma di diverticolite. Ovviamente deve essere il medico curante a definire sia la gravità della patologia sia la fase in cui si trova, oltre ai possibili trattamenti.

Come si affronta la diverticolite

Sia chiaro. Ogni persona deve affrontare la presenza dei diverticoli, una volta che sono stati scoperti, insieme al proprio medico per sapere come comportarsi. In genere, spesso si preferisce seguire la situazione nel tempo: se non ci sono infiammazioni dei diverticoli è indicata una dieta molto ricca in fibre, frutta, verdura e cibi integrali, per aiutare l’intestino a lavorare correttamente. L’intervento chirurgico può essere prescritto dal medico se ci sono complicazioni.

La diverticolite, in ogni caso, può essere considerata come una vera e propria complicanza di una diverticolosi e si verifica soprattutto in alcune persone (ad esempio nei soggetti fumatori, obesi o in trattamento farmacologico per tumore). in questi casi il segno più chiaro di complicazione è un sanguinamento, con emorragie che traggono origine proprio all’interno del diverticolo. Questo meccanismo rappresenta una delle cause più comuni di sanguinamento intestinale.

Potrebbe essere legato sia al trauma dovuto all’ammassarsi di residui fecali all’interno del diverticolo sia alla rottura di piccoli vasi legata alla trazione del tessuto che forma appunto il diverticolo. A volte, ma più raramente, il sangue può apparire nero, quasi digerito, perché proviene dalla parte destra del colon. Ovviamente questa condizione si associa ad altri sintomi come dolore di pancia e alterazioni dell’alvo come stitichezza o diarrea che mettono sul chi vive la persona. Va anche detto che dopo un’emorragia il rischio che se ne presenti un’altra sale. Infine non va dimenticato che a volte la diverticolite può portare a perforazione del diverticolo, anche per sofferenza del tessuto intestinale, con conseguente necessità di trattamento rapido.

Come si manifesta e si affronta la diverticolosi del colon

Chi ha dei diverticoli del colon spesso non sa nemmeno di averli. E non perché non faccia attenzione al benessere, ma perché i diverticoli non danno quasi segni della loro presenza. Per questo in circa 4 casi su 5 la diverticolosi è del tutto asintomatica o comunque può portare ad occasionali episodi di stitichezza che vengono sottovalutati. In certi casi, oltre al classico dolore addominale, può essere presente anche una certa sensazione di gonfiore, associata appunto alla difficoltà ad andare di corpo.

La situazione cambia quando ovviamente compaiono diarrea e presenza di muco e sangue nelle feci. In questi casi si fa riferimento al medico che poi, con esami radiologici o endoscopici mirati, può identificare la presenza di diverticolosi. Per questi motivi in genere non si effettuano trattamenti specifici per la diverticolosi asintomatica o con sintomi leggeri legati a dolore o stipsi occasionale. Spesso viene raccomandata una dieta a elevato contenuto di fibre insieme a un’adeguata assunzione di liquidi.

Cosa fare a tavola se c’è diverticolosi del colon e diarrea

Ricordato che occorre sempre bere (acqua, tè o camomilla al limone sono utili per offrire liquidi senza “alterare” ulteriormente la situazione) in caso di diarrea da infiammazione dei diverticoli conviene sempre puntare su piatti semplici e poveri di fibre. In presenza del sintomo e dell’infiammazione quindi conviene limitare le possibili scorie che possono accumularsi nell’intestino perché hanno azione sul transito all’interno del viscere e ne accelerano lo svuotamento, tanto da peggiorare una diarrea.

Per questo fate attenzione agli alimenti integrali, a partire dal pane, vegetali crudi o cotti come cavoli, cavolfiori, broccoli. Controindicati sono anche i legumi. Più in generale, comune, in termini di modalità di preparazione è meglio evitare alimenti fritti, eccessivamente fermentati o comunque intingoli e simili, per i contenuti in grassi, così come le salse piccanti. Tra i frutti, oltre a rinunciare alla frutta secca, conviene limitare quelli molto dolci, le pere, le prugne, l’uva i fichi e altri molto dolci.

Cos’è il diverticolo di Zenker?

Il diverticolo di Zenker è quasi sempre collegato ad una modificazione della coordinazione tra faringe ed esofago, ma può essere anche legato a cattivi movimenti dell’esofago. Quindi si trova in alto, nell’esofago, e non certo nel colon. Questo diverticolo può dar luogo a diversi problemi anche perché tende col tempo ad aumentare le proprie dimensioni. Quando ciò accade il cibo ingerito entra più facilmente nel diverticolo che nel lume esofageo per cui non si riesce a nutrirsi normalmente. Per questo la persona colpita arriva a ruminare a lungo il cibo e può avere altri fastidi, come tosse, faringiti ripetute e alito cattivo.

Per questa situazione può rendersi necessaria un’operazione. Per il resto, l’ernia iatale, caratterizzata dalla presenza di una porzione di stomaco sopra al diaframma, va tenuta sotto controllo nel tempo e trattata con. Anche in questo caso si può comunque ricorrere ad un intervento chirurgico che consente di “rimettere a posto” la situazione anatomica.

L’operazione può essere eseguita anche in laparoscopia, se questa è indicata, e quindi con minime aperture della cute entro cui entrano gli strumenti attraverso cui il chirurgo opera. Per quanto riguarda il reflusso gastroesofageo, cioè il ritorno di acido dallo stomaco nell’esofago la cui mucosa non sopporta l’azione dell’acido stesso, occorre innanzitutto evitare alcuni cibi come ad esempio gli agrumi o il cioccolato, e controllare il peso corporeo. Molto utili possono essere i farmaci che riducono la secrezione acida dello stomaco, e in alcuni casi, soprattutto in presenza di ernia iatale, si può arrivare anche all’intervento chirurgico. Ma queste valutazioni vanno effettuate dal medico caso per caso.

I diverticoli di stomaco, duodeno e intestino tenue

Sono molti rari. Ma esistono. Stiamo parlando dei diverticoli dello stomaco che tuttavia non interessano l’intera parete ma solo la parte interna, ovvero la mucosa. In genere non creano disturbi particolari e vengono ritrovati quasi casualmente, perché possono facilitare l’insorgenza di mal digestione, ovvero dispepsia. Più frequenti sono invece i diverticoli del duodeno: possono dar luogo a emorragie, infiammazione e perforazioni. Quindi vanno seguiti con grande attenzione.

Infine, poco meno del 5% dei pazienti presenta diverticoli del digiuno, mentre più rari sono quelli dell’ileo. Esiste anche un particolare diverticolo, detto di Meckel, che si localizza appunto nell’ileo. In questo caso l’alterazione anatomica a volte si può manifestare anche con anemia, legata a microemorragie. Ricordiamo che le gastriti, sia pure senza specifiche caratteristiche emorragiche e le ulcere peptiche rappresentano due tra le più comuni cause di stillicidio ematico e quindi di sideropenia. Ma anche altre alterazioni anatomiche e funzionali come appunto la presenza di un diverticolo di Meckel, il carcinoma dell’ampolla di Vater o addirittura una diffusa elmintiasi possono causare perdite significative.

Fonti bibliografiche

J.A. Baum, Diverticolosi del colon, Manuale MSD

G. Roviario, Diverticolite e diverticolosi del colon, Auxologico