Coprolalia, come e quando si manifesta e perché è legata alla sindrome di Tourette

Quando si dicono parolacce senza motivo e si manifestano questi altri segnali, si può trattare di coprolalia

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Capita a tutti di adirarsi. E si può andare incontro all’emissione di parole non propriamente da educande che in qualche modo non sembrano far parte della personalità del singolo. Però, appunto, in questi casi un linguaggio sboccato ci può stare. Perché è la rabbia a guidare le reazioni.

La situazione cambia quando invece non ci sarebbe alcun motivo di lasciarsi andare a parolacce e queste diventano una sorta di litania che si ripete senza che ce ne sia alcuna motivazione. Ecco, in questi casi si parla di coprolalia. Perché le parolacce escono gratuitamente senza alcun motivo, e senza che ci siano periodi di sosta nella giornata. Semplicemente la persona sembra essere isolata emotivamente dal contesto che sta vivendo. E quindi si comporta in modo strano, lasciando andare a parolacce che non hanno significato in quel momento, ma diventano un cantilenare occasionale che accompagna la giornata.

Cosa lega coprolalia e sindrome di Tourette

La coprolalia, in quanto segno, può diventare quindi come una sorta di tic. Esistono infatti tic diversi: c’è chi stringe gli occhi, chi alza le spalle, chi magari si tocca i capelli. Quando però questi movimenti assumono particolari caratteristiche e soprattutto si associano ad altre condizioni, si può pensare anche alla sindrome di Tourette, che va  sempre riconosciuta dal medico. In particolare i classici tic possono far parte di movimenti fuori controllo dei diversi gruppi muscolari.

Si va quindi da smorfie del viso o di una parte del viso fino a improvvise “scosse” delle spalle, a  movimenti di torsione delle mani strette fra loro o che fanno pensare che la persona faccia un immaginario disegno. In alcuni casi si può anche picchiettare con le dita su un oggetto, senza apparente motivo. In qualche caso c’è una tendenza a mettersi ad annusare le persone oppure, più spesso, a toccarle. I tic vocali possono essere in forma di grugniti,  di colpi di tosse. In certi casi poi si ripetono parole o la parte terminale di parole dette da altri, come in un gioco, oppure si arriva proprio a dire brutte parole.

È questo che fa sì che la coprolalia venga associata a questa condizione, che peraltro può avere segni e sintomi di gravità a peso diverso. Nelle forme maggiormente serie, la vita sociale può esserne influenzata.

Sul fronte dell’epidemiologia i dati parlano di un’incidenza variabile del quadro, che tuttavia non è infrequente. La sindrome interessa  soprattutto i maschi con un rapporto di tre-quattro a uno rispetto alle femmine e inizia prima dei 18 anni, in genere attorno ai 5-6 anni. L’intensità del disturbo spesso aumenta negli anni successivi e raggiunge il massimo nel periodo prepuberale e all’inizio dell’adolescenza. Poi in molti casi c’è una diminuzione di intensità e di frequenza, o addirittura la scomparsa dei tic, ma in alcuni il disturbo persiste nell’età adulta.

Come comportarsi

Per trattare la coprolalia occorre un approccio specifico, anche quando si presenta in soggetti che soffrono di sindrome di Tourette, quadro che si associa a volte con un disturbo ossessivo-compulsivo: chi ne soffre può essere più aggressivo o avere una vera e propria mania per le simmetrie con compulsioni a toccare, a mettere in ordine, a controllare.  Visto che, come detto, il quadro si manifesta soprattutto nei giovanissimi occorre ricordare che il controllo degli specialisti è fondamentale, anche per  mettere in atto le risposte terapeutiche più indicate caso per caso.

La complessità dei disturbi che si associano, e in gran parte dei casi fanno parte, nella sindrome di Tourette rende la loro cura spesso delicata e complessa. Ma soprattutto occorre identificare la condizione, in presenza di coprolalia e non solo, e studiarla. Conoscere quanto accade è fondamentale in chiave di cura.