Si dice che l’amore sia cieco, e ancor più spesso lo è quello di una madre. Elisabetta II è sempre stata il volto della temperanza, del dovere e della stabilità britannica. Tuttavia, sotto la corona si nascondeva una debolezza che l’accompagnò fino alla fine dei suoi giorni: il suo terzogenito, il Principe Andrea. Lo protesse come madre, non come Regina.
E lo stesso sembra ripetersi con Mette-Marit di Norvegia, moglie del Principe ereditario Haakon, che nonostante le sue origini borghesi è riuscita col tempo a costruirsi l’immagine di una Principessa impegnata, discreta e accessibile. Il suo attivismo per cause sociali, soprattutto in ambito sanitario e letterario, le hanno dato legittimità.
Ma nonostante questo non ha esitato a intromettersi nelle vicende giudiziarie del figlio Marius Borg, nato da un precedente legame avuto prima dell’incontro con l’erede al trono. Il ragazzo, che non ha titoli nobiliari ma è cresciuto a corte, è accusato di 32 reati penali, tra cui 4 stupri, violenza domestica, aggressioni fisiche, minacce di morte, violazioni di ordini restrittivi e riprese non consensuali.
Due donne diverse ma accomunate dallo stesso amore, quello materno. Un amore così forte in grado di andare oltre tutto, persino oltre gli obblighi reali. Due donne che, a quanto pare, non hanno esitato a macchiare la propria immagine per difendere il proprio erede e cercare di salvare il salvabile.
Quello che la Regina Elisabetta sapeva (e ha tenuto nascosto) sul Principe Andrea
Le ultime prove legate al caso Epstein lasciano poco spazio ai dubbi. Secondo il Mail on Sunday, un’email del 2011, inviata dal Principe Andrea al portavoce della Regina dimostrerebbe che il Duca di York avrebbe ordinato alla sua scorta personale di indagare su Virginia Giuffre, che lo ha accusato di violenza sessuale quando lei era minorenne.
La rivelazione ha portato Scotland Yard ad aprire un’indagine per verificare se la Casa Reale abbia tentato di mettere a tacere il caso. La domanda che ora incombe su Buckingham è: come ha potuto Elisabetta II essere all’oscuro?
La risposta sembra risiedere in quello che molti definiscono “l’ultimo atto d’amore materno” della sovrana. All’inizio del 2022, quando il caso rischiava di andare a processo negli Stati Uniti, Elisabetta è intervenuta. Andrea ha rinunciato ai suoi titoli militari e al patrocinio reale ma ha evitato il disastro mediatico con un accordo multimilionario – circa 12 milioni di sterline – con Giuffre.
Secondo fonti vicine a Palazzo, quel denaro proveniva, in parte, dal Ducato di Lancaster, ovvero dai fondi personali della Regina Elisabetta. In cambio, la vittima ha firmato una clausola di riservatezza che le impediva di discutere la questione per un anno: giusto il tempo necessario a Elizabeth per celebrare il suo Giubileo di Platino senza incidenti.
“L’alluvione sarebbe piombata solo su di lei”, riassumono oggi i cronisti reali. E così è stato. Dopo la sua morte, frammenti della copertura iniziarono a venire alla luce.
Lo storico Andrew Lownie lo dice senza mezzi termini: “Andrea era il tallone d’Achille di Elisabetta. Non si comportava da sovrana, ma da madre. Credeva che i problemi potessero essere sepolti piuttosto che risolti. Alla fine, ne fu complice”.
Un’affermazione dura, ma sempre più supportata dai fatti.
Perché tanto favoritismo? Gli esperti indicano una componente emotiva. Andrea è stato il primo figlio maschio nato dopo la sua incoronazione, quando le responsabilità per Elisabetta erano ben diverse. La divertiva, la faceva ridere e forse le ricordava anche la libertà troncata di sua sorella, la Principessa Margaret.
“Elisabetta si sentiva sempre in colpa per aver rovinato la vita amorosa della sorella, e questo la rese indulgente nei confronti dei ‘vice’: Andrea e, più tardi, Harry”, spiega lo storico Robert Hardman.
Elisabetta II è riuscita a mantenere la sua eredità pressoché intatta fino alla fine. Ma il suo amore più profondo, quello per Andrea, potrebbe diventare l’ombra capace di offuscare la sua eternità.

Il controverso ruolo di Mette-Marit di Norvegia nello scandalo del figlio Marius Borg
E lo stesso potrebbe accadere a Mette-Marit di Norvegia che rischia addirittura di non diventare Regina quando suo marito Haakon salirà al trono.
Il processo a suo figlio Marius Borg è già stato definito uno dei più clamorosi nella storia del Paese. Non solo per la gravità dei fatti, con 32 capi d’accusa, tra cui quattro stupri, ma anche perché stiamo parlando di un ragazzo che di fatto è cresciuto con la royal family.
Sebbene non sia un membro attivo dell’istituzione, la vicenda ha un impatto significativo sulla Corona. Riguarda anche la Principessa come madre che, secondo il libro White Stripes, Black Sheep dei giornalisti Torgeir Krokfjord e Øistein Monsen, avrebbe preso delle decisioni discutibili.
Stando alle indiscrezioni riportate Mette-Marit avrebbe aiutato il figlio insabbiando alcune prove. Anche lei, dunque, complice.

Quando Marius è stato arrestato per la prima volta, la polizia sarebbe stata così cortese da avvertire in anticipo Mette-Marit. Una volta saputo che suo figlio sarebbe stato arrestato, la Principessa sarebbe tornata a casa per pulire a fondo il suo appartamento. Inoltre, quando ha portato il cellulare di Borg alla stazione di polizia, lo avrebbe consegnato rotto e senza scheda SIM.
Non solo: la Principessa avrebbe anche contatto la vittima, l’allora compagna di suo figlio. L’avvocato di quest’ultima avrebbe per questo chiesto di interrogare Mette-Marit durante le indagini ma di fatto tale interrogatorio non è mai avvenuto.
E quando Marius è stato arrestato una seconda volta, la polizia avrebbe deciso di non avvisare in anticipo la madre e perquisire invece la sua casa prima che qualcuno potesse intervenire.
“La polizia temeva che la Principessa ereditaria rivelasse di nuovo i suoi piani”, si legge nel libro. Questo modus operandi, a detta di alcune voci, avrebbe turbato parecchio Mette-Marit di Norvegia, che viene descritta come una madre disposta a tutto per proteggere il figlio.
Lo scandalo con i suoi relativi pettegolezzi hanno aumentato lo scetticismo tra i cittadini e inevitabilmente oscurato l’immagine della Principessa, che deve tra l’altro combattere pure contro la fibrosi polmonare cronica.
Un recente sondaggio condotto da InFact per Nettavisen (un’agenzia di stampa online norvegese fondata nel 1996) mostra che solo il 30,2% degli intervistati ritiene che Mette-Marit sia adatta a diventare la futura Regina di Norvegia.
Tra le prime borghesi a sposare un Principe europeo, il futuro dell’ex barista, sembra già segnato. E di certo non in positivo.