Lady Diana in revenge dress al Museo delle Cere di Parigi: chi c’è al suo fianco

La Principessa torna a Parigi con il suo abito più iconico: dove vedere la statua di cera di Lady Diana

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Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

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L’ingresso di Lady Diana al Musée Grévin di Parigi non è soltanto l’ennesima aggiunta a una collezione celebre in tutto il mondo ma è anche un gesto simbolico. La nuova statua di cera che impersona la Principessa del Galles, prima moglie dell’attuale Re Carlo III e purtroppo scomparsa prematuramente il 31 agosto 1997, appare infatti avvolta nel suo iconico “Revenge Dress“, l’abito nero scollato firmato Christina Stambolian che, in una sera di giugno del 1994, trasformò un dolore privato in una dichiarazione pubblica rivolta proprio verso l’ex marito.

Lady Diana al Museo delle Cere

Il museo ha scelto di enfatizzare l’aura di emancipazione legata a quel look. Come sottolinea il Musée Grévin, “questo look audace, in contrasto con i codici della Corona Britannica, venne rapidamente ribattezzato la ‘Revenge Dress’ e interpretato come un atto di riconquista di sé, un’immagine potente, di affermata femminilità, di fiducia ritrovata e simbolo di resilienza”.

Diana, che quella sera era apparsa inaspettatamente luminosa e sicura, si era così imposta come figura nuova, perlomeno per quanto è spesso associato ai Reali, in grado di scrivere il proprio racconto anche nei momenti più complessi della sua vicenda personale.

Lady Diana al Museo delle Cere
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Lady Diana al Museo delle Cere di Parigi

Dove si può ammirare la statua

La scelta di esporre la statua sotto la grande cupola del museo, in uno dei punti più visitati del percorso, non è casuale. Qui Lady Diana è collocata accanto a personalità che, ciascuna a suo modo, ha ridefinito il rapporto tra immagine, stile e potereJean-Paul Gaultier, figura imprescindibile della moda contemporanea; Maria Antonietta, simbolo di un’iconografia che continua ad affascinare; la designer Chantal Thomass, tra le più influenti nella storia della lingerie francese; Aya Nakamura, artista pop e icona della nuova scena musicale internazionale; e Lena Situations, imprenditrice digitale e volto della creatività nativa dei social. Un accostamento eterogeneo, che sembra raccontare come l’eredità di Lady Diana viva oggi in forme diverse di espressione femminile, tutte accomunate da un tratto di autonomia e di rottura dei codici tradizionali.

L’inaugurazione giunge in un momento particolarmente significativo perché coincide con il trentennale della celebre intervista alla BBC del 20 novembre 1995, una delle pagine più discusse della storia recente della Famiglia Reale. Era infatti proprio in quell’occasione che Diana aveva la frase destinata a diventare un simbolo di trasparenza e dolore: “In quel matrimonio eravamo in tre“, un riferimento diretto alla relazione dell’allora Principe Carlo con Camilla, poi divenuta sua seconda moglie e oggi Regina. Un tradimento che conosceva ma che non ha mai perdonato davvero, nemmeno dopo l’inevitabile divorzio che viene ricordato come uno dei periodi più bui della Monarchia inglese.

Lady Diana, la sua statua al Musée Grévin
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Lady Diana, la sua statua al Musée Grévin

E così, riprodurre Diana nel suo abito della vendetta è molto di più di un omaggio alla moda ma è di certo una maniera per raccontare la personalità complessa della Principessa: una donna giovane, amata e costantemente sotto i riflettori (nella sua ultima estate era stata praticamente assediata dai paparazzi in ogni suo spostamento), che a soli 36 anni trova una fine tragica proprio a Parigi il 31 agosto 1997, mentre si trovava in auto con il suo compagno Dodi Al- Fayed.