Tanatofobia: cos’è e come superare la paura della morte

Come superare la paura di morire e a cosa si collega questa fobia spesso incontrollabile e nociva per la psiche

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Di cosa si tratta

Per tanatofobia intendiamo una paura incontrollata e spesso travolgente di morire che scatta in determinati momenti o accompagna la persona per tutto il corso della giornata. Una vera e propria paura morbosa di perdere la vita che potrebbe derivare da traumi subiti o nevrosi di vario tipo. A volte si manifesta con una paura davvero incontrollata di perdere la vita da un momento all’altro per via di morte imminente e inaspettata. In generale, chi soffre di tanatofobia ha una paura della morte che si collega anche a elementi o fattori che possono anche lontanamente evocarla: se qualcuno parla di infortuni gravi, di cause di morte inaspettate, malattie, morti di persone vicine o giovani, pandemie, o eventi gravi di altro tipo.

Molto spesso questo disturbo che genera ansia si collega alla perdita di una persona importante o comunque al lutto di una persona vicina. In generale, questo tipo di ansia va di pari passo con il disturbo post-traumatico da stress, ma anche con sindromi depressive, disturbi ansiosi, attacchi di panico, forme di ipocondria. Si parla di tanatofobia quando concerne la paura verso la propria morte, non quella di qualcuno vicino o di altri. Alcune persone con tanatofobia arrivano a temere in modo significativo tutto quello che potrebbe accadere ai loro cari se venissero meno, se accadesse la loro morte fisica; si preoccupano, quindi, per coloro che rimangono in vita.

A volte, alla paura della morte si mischiano credenze religiose, paure inculcate da bambini, ansie derivanti dall’educazione e da altri condizionamenti. Molto spesso anche chi teme la morte teme la sofferenza fisica legata alla stessa: ha paura di provare tanto dolore fisico, teme di sperimentare una sofferenza fortissima nell’avvicinarsi al momento della morte. Si teme il cancro, le malattie autoimmuni, quelle degenerative.

La morte si collega alla vita, sempre. Al modo in cui la stiamo vivendo, alla sensazione di sprecarla, alla voglia inconscia di cambiare qualcosa, alla mancanza di forza nel farlo, alla sensazione di rifiuto, di abbandono, di frustrazione generica. La tanatofobia vera e propria rende difficile vivere serenamente i giorni, non corrisponde a qualcosa di sporadico ma persiste per almeno 6 mesi, fa venir meno la quiete, la fiducia nella vita e l’amor proprio.

Paura di morire e risvolti somatici

I pensieri che salgono quando arriva la paura di morire si vanno a ributtare nel corpo, come ogni pensiero, d’altra parte. Generano anche delle emozioni specifiche che si avvicinano a paura o ansia immediate. Spesso la tanatofobia conduce ad attacchi di panico che possono causare varie reazioni fisiche come vertigini, vampate di calore, sudorazione e accelerazione del battito cardiaco, mal di testa intenso, dolori articolari o crampi improvvisi alla pancia.

Di solito si evitano situazioni come funerali o cimiteri per non pensare alla morte e si convive con sentimenti di depressione e ansia. Agitazione, preoccupazioni, ansia e tristezza diventano ostacoli e a venire compromesso il primo luogo resta il respiro, che diventa corto e affannato. Si ha paura di cosa viene dopo, di una possibile punizione eterna, di dover espiare cose, di perdere il controllo. In alcuni casi la paura di morire diventa una vera e propria ossessione che porta a fare controlli sanitari, diagnostiche, esami specifici costanti, con una certa spesa di denaro. Con gli esami medici la mente costante si calma, ma solo temporaneamente.

Come affrontare la tanatofobia

La tanatofobia richiede prima di tutto di diventare consapevoli di quel che veramente spaventa e di quando scattano queste paure inconsce e fortissime; a volte la persona non riesce a parlare di questo problema e lo vive tutto in solitaria. Sarebbe importante condividere con qualcuno questo stato e poi magari instaurare una vera e propria relazione d’aiuto con persone competenti nell’ambito della psiche. Un percorso come per esempio la psicoterapia o la terapia cognitivo-comportamentale sono vie utilissime per risolvere il problema e rappresentano una risorsa importante per chi vuole andare veramente a scavare le ragioni radicali di questo tipo di paura.

In altri casi si ricorre alla desensibilizzazione o varie tecniche di rilassamento, come per esempio l’esplorazione della respirazione profonda e di tecniche di pranayama (controllo del respiro), lo yoga, l’arte terapia e la meditazione. La desensibilizzazione sistematica invece consiste nel mettere il paziente a confronto con quel che crea ansia incontrollabile, dando la spinta per creare una risposta compatibile al momento d’ansia. Si rimodella quindi la risposta di rilassamento. Benissimo anche dedicarsi alle arti marziali per sviluppare un’indole forte e rassicurante, un lavoro sul centro attraverso il movimento.

A livello personale e intimo, chi soffre di tanatofobia deve fare i conti con il fatto che il processo del morire fa parte del vivere e che l’ignoto riveste un ruolo fondamentale di tutta l’esistenza; non si tratta di una componente che si riesce a ignorare facilmente e non costituisce un elemento che si accantona con disinvoltura. Smettere di avere paura della morte significa anche fare i conti con l’abisso, con i propri lati oscuri, con la paura di perdere energia fisica e deperire, decadere. Nel respiro noi intromettiamo sempre aria e la lasciamo andare nell’espiro, svuotando i polmoni totalmente; in questo senso nel respiro sperimentiamo una piccola morte ogni volta, a ogni ciclo respiratorio. Mantenere un contatto con questo dato di fatto ci permette di vivere ogni singolo minuto e ogni singolo giorno in modo completamente diverso; ogni singolo atto respiratorio riesce a fare la differenza a livello del nostro stato di coscienza.