Ibristofilia, quando il fascino del male diventa “amore”

Non tutte le storie d'amore assomigliano a delle favole contemporanee. Non quelle che si basano sul fascino del male

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Il lieto fine non esiste, almeno non nella misura che abbiamo conosciuto da bambine. Le esperienze vissute, infatti, ci hanno insegnato che nessun principe azzurro sarebbe venuto a salvarci e che per diventare le donne che avevamo sempre sognato di essere avremmo dovuto imparare a cavarcela da sole. E per fortuna direi.

Nonostante la grande disillusione, però, non possiamo negare che le favole esistono e che esercitano sempre un certo fascino, anche se sono molto diverse per sviluppo e fine, almeno rispetto a quelle che abbiamo ascoltato in passato. Alcune ci fanno sognare, altre ci danno la forza e il coraggio che troppo spesso dimentichiamo di avere e altre, ancora, ci spaventano. Proprio come fanno le peggiori storie dell’orrore.

E già, perché non tutte le fiabe sono belle da raccontare e da guardare, non tutte hanno il lieto fine che conosciamo noi. E questo è vero soprattutto quando il sentimento si avviluppa attorno all’ibristofilia, quando l’attrazione fatale scaturisce dal fascino del male.

Ibristofilia e il fascino dell’amore criminale

L’amore è complicato, dicono. Complicate sono le persone che intessono le loro relazioni, spesso basandole su regole tacite e non scritte che sono incomprensibili da fuori. Un discorso che vale per i sentimenti, per le emozioni, per l’alchimia e anche per l’attrazione. Non è raro, dunque, trovarsi davanti a situazioni che, anche se non ci coinvolgono direttamente, non riusciamo proprio a capire. E questo è anche il caso dell’ibristofilia.

Un termine che, probabilmente, in pochi conoscono nella sua accezione scientifica, ma che è stato molto spesso oggetto di discussioni e attenzioni mediatiche. Prima di vedere perché, scopriamo insieme cos’è l’ibristofilia.

Si tratta sostanzialmente di una parafilia, di un intenso e a volte ossessivo interesse sessuale nei confronti di qualcuno che ha commesso uno o più crimini, anche quelli più atroci. Il termine è stato coniato dallo psicologo neozelandese John Money che, utilizzando le parole di origine greca hubris e philo (che rispettivamente significano “commettere un oltraggio” e “forte affinità”), ha provato a dare un nome a questo fenomeno. È bene precisare, infatti, che l’ibristofilia a oggi non è considerata un disturbo mentale.

Questa attrazione è conosciuta anche come sindrome di Bonnie e Clyde, un nome ispirato alla coppia criminale più famosa dello scorso secolo, che però anche usato in tutti quei casi in cui, oltre a nutrire un certo fascino per il male, le persone coinvolte sentimentalmente e sessualmente si lasciano indurre a commettere oltraggi e crimini.

Senza addentrarci troppo nelle spiegazioni scientifiche, possiamo guardare ai fatti di cronaca che si sono susseguiti negli anni per capire come si sviluppa questa attrazione fatale. Sostanzialmente le persone coinvolte provano un interesse, anche morboso e ossessivo, nei confronti di criminali che hanno commesso dei reati, anche quelli più violenti, come lo stupro e l’omicidio.

Ai limiti dell’ossessivo, e dell’inspiegabile per molti di noi, è stato l’interesse nutrito da centinaia di donne nei confronti di Theodore Robert Cowell, meglio conosciuto come Ted Bundy. Il serial killer statunitense, autore di numerosi omicidi commessi tra il 1974 e il 1978, ha trascorso la maggior parte del suo tempo all’interno del carcere rispondendo alle tantissime lettere d’amore arrivate da ogni parte del mondo. Le mittenti erano sempre donne. Alla fine, Bundy, ha deciso di sposare una sua grande ammiratrice – che era anche una sua vecchia amica – e che al processo ha testimoniato in suo favore.

Perché le donne si innamorano dei serial killer?

Il titolo non menziona le donne a caso: a quanto pare sono proprio loro nella maggior parte dei casi a essere affascinate e attratte, in maniera sessuale o romantica, dai criminali. A indagare su questo fenomeno ci ha pensato Katherine Ramsland, docente di psicologia forense all’Università DeSales che ha intervistato diverse persone provando ad entrare nella mente di chi è affascinato dal male.

Dalla sua ricerca è emerso che la maggior parte delle donne è in preda alla sindrome della crocerossina, crede quindi di poter cambiare quell’uomo violento e crudele e trasformarlo in un bravo ragazzo. Per altre si tratta di una vera e propria missione. Le donne intervistate dalla Ramsland hanno ammesso di vedere l’uomo dietro al killer e quindi di volersi prendere cura di loro. Per altre ancora, inoltre, quella relazione criminale è una sorta di trampolino di lancio per entrare a far parte della storia e magari diventare protagoniste di un film o di un libro.

A rivelare un’altra possibile spiegazione di questa attrazione fatale, ci ha pensato lo psicologo Leon F. Seltzer. Secondo l’esperto, infatti, i serial killer sono percepiti dalle donne come la perfetta incarnazione del maschio alfa: un uomo dominante e affascinante capace di proteggere la propria donna da tutto e da tutti.

I serial killer più “amati” della storia

La storia, anche quella più recente, ci insegna che sono molte le donne ad aver ceduto al fascino criminale. Il caso di Ted Bundy, e delle migliaia di lettere d’amore che ha ricevuto negli anni, è emblematico, ma non è certo l’unico.

Richard Ramirez, il serial killer statunitense soprannominato “Il cacciatore della Notte” che uccise più di una dozzina di persone negli anni ’80, ricevette tantissime lettere di ammirazione, da parte di uomini e soprattutto donne. Nel 1996 sposò nel carcere di San Quintino la giornalista Doreen Lioy, la sua fan numero uno da oltre un decennio.

Emblematico anche il caso di Jeffrey Dahmer, da poco diventato oggetto di una delle serie televisive più viste su Netflix. Il mostro di Milwaukee, accusato di omicidi e di cannibalismo, ha ricevuto lettere d’amore, denaro e tantissimi regali durante gli anni della sua reclusione.

Il killer dei killer, poi, ha riscosso tantissimo successo. Charles Manson, durante l’ergastolo, ha ricevuto migliaia di missive da uomini e donne. Non solo fan, ma anche donne disposte a trascorrere il resto della vita con il criminale statunitense. Una di loro ci è riuscita: la 26enne Afton Elaine Burton ha sposato il suo Manson – giunto all’età di 80 anni – nel 2013.

Anche i criminali italiani hanno avuto le loro orde di fan. Il caso più famoso è quello della giornalista Donatella Papi che ha sposato nel carcere di Velletri, nel 2010, Angelo Izzo. Nelle tante interviste rilasciate negli anni, la donna ha dichiarato che il Mostro del Circeo era l’uomo della sua vita.