Essere figli unici: ecco come influenza la vita da adulti

Responsabili, con un grande bisogno di indipendenza e non sempre relazionali: i possibili tratti di chi cresce senza fratelli e sorelle

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Redazione

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La vita dei figli unici non è sempre facile, a partire dai pregiudizi che di solito si hanno su chi non è cresciuto insieme a fratelli e sorelle. Egocentrici e viziati: così di solito vengono percepiti dall’esterno, ma è un giudizio che non necessariamente corrisponde alla realtà.

Per un bambino, essere figlio unico può avere i suoi lati positivi. Non dover mai dividere i giochi con il fratello o la sorella, avere tutta per sé l’attenzione dei genitori nonché di nonni e zii, non dover subire spiacevoli confronti… Diciamocelo: sono certo dei grandi vantaggi. Ma, come sempre, c’è il rovescio della medaglia: un figlio unico non può contare su un compagno di giochi 24 ore su 24, deve affrontare noia e solitudine,. Avendo tutte le attenzioni per sé, rischia inoltre di diventare egocentrico e una sorta di “piccolo dittatore”.

Da grande, poi, la questione si fa ancora più spinosa. Per i figli unici diventa sempre più importante stabilire una solida rete di amicizie, e non sempre è facile per loro capire che la qualità dei rapporti è più importante della quantità. Chi è cresciuto senza fratelli tende a cercare nelle amicizie la relazioni alla pari che gli è mancata in famiglia, esponendolo a volte a cocenti delusioni.

Chi non ha fratelli, crescendo si sente sempre più responsabilizzato verso i propri genitori, e renderli orgogliosi e potergli stare vicino senza sacrificare le proprie ambizioni può generare in loro ansia. A questo si lega, per contrappasso, un forte bisogno di indipendenza che hanno spesso i figli unici: un desiderio di esplorare la vita al di fuori della porta di casa, probabilmente in risposta all’eccesso di attenzioni che sono abituati a ricevere.

Abituati a stare da soli, i figli unici fanno a volte fatica a esprimere i propri sentimenti e a scendere a compromessi con gli altri, ma è anche vero che sono più capaci di gestire la solitudine e a prendere decisioni efficaci senza doversi per forza confrontare.