Fin da bambine ci hanno insegnato che l’egoismo è condannabile e riprovevole, perché è un atteggiamento centrato solo su sé stessi e incurante dei bisogni degli altri, mirato al proprio tornaconto e capace di danneggiare il prossimo per avere dei vantaggi personali. E in effetti l’egoismo come condotta sociale è davvero tossico!
Indice
L’egoismo che fa bene
Eppure c’è una forma di egoismo “sano” e utile che non ha una valenza negativa, perché predispone all’ascolto di sé, dando la dovuta considerazione alle proprie necessità e i propri desideri. Se non ci piace la definizione di sano egoismo, proviamo a chiamarlo “amor proprio”, che riguarda il prendersi cura di sé, il rispetto delle proprie esigenze e la volontà di lavorare per la propria felicità e crescita personale. Ecco come praticarlo con benefici non solo per noi ma anche per gli altri.
Tra doveri e consenso
La maggior parte delle donne si porta dietro l’ingombrante dovere di ignorare i propri bisogni per privilegiare quelli degli altri, sacrificando le proprie esigenze: lo facciamo per educazione, per altruismo indotto, per bisogno di approvazione e di consenso. Così pensiamo agli altri prima di pensare a noi. E questo può provocare frustrazione, risentimento, scontento, infelicità ma anche malesseri fisici.
Interesse su di noi
Continuiamo pure a fare attenzione agli altri, ma spostiamo il focus dell’interesse su noi stesse. Se siamo noi le prime a non darci attenzione e rispetto, perché dovrebbero farlo gli altri? Proviamo a farci domande di questo tipo:
- Sono a mio agio?
- Mi piace quello che faccio?
- Sto subendo questa situazione?
- Mi sento scontenta o costretta?
- Cosa è meglio per me, in questo momento?
- Di cosa ho bisogno?
- Dove vorrei essere adesso?
- Cosa mi dà energia?
- Cosa mi indebolisce?
- Quanto sto sacrificando di me stessa?
Non dobbiamo darci necessariamente risposte esaurienti: queste domande sono spunti per riflettere su di noi e sulle priorità che ci diamo.
Proviamo a dire “No”
Prendiamo il coraggio a due mani e proviamo a dire qualche “No”. Con cortesia e un sorriso, iniziamo a ristabilire dei confini intorno a noi, il che non significa chiudersi ma solo comunicare i limiti della nostra disponibilità.
- Superiamo il timore di essere giudicate o escluse: essere sempre accondiscendenti non migliora l’idea che gli altri hanno di noi, semmai il contrario. Esempio: “Quella non ha carattere, è troppo disponibile”.
- Allontaniamoci dal desiderio di compiacere tutti, perché così facendo non compiacciamo noi stesse e gettiamo il seme dell’insoddisfazione e del malcontento. Esempio: “Quella vuole accontentare tutti, è una falsa”.
- Cerchiamo di avere per noi stesse gli stessi gesti di cura e di accettazione che dedicheremmo a qualcun altro e che ci piacerebbe che qualcuno rivolgesse a noi. Esempio: “Buongiorno cara me, come sto oggi? Ho voglia di uscire per un caffè?”
- Lasciamo andare i sensi di colpa, spesso auto-inflitti in maniera spropositata e distruttiva. Esempio: “Sono una brutta persona, ho detto di no all’amica che mi ha chiesto di tenerle il figlio per due ore”. Ammettiamo che ci dispiace, ma sinceramente non ci andava proprio!
Perché è importante la sincerità
“Sincerità” è la parola magica che sblocca e libera parecchie situazioni ingarbugliate. Ma va accettata e “sentita” propria, perchè la sua pratica richiede un filo di coraggio, verso gli altri come verso se stesse. Proviamo a chiederci…
- Sono davvero sincera quando offro disponibilità rinunciando a dare ascolto a ciò che vorrei davvero fare?
- Compio gesti di altruismo perché “devo” (ovvero mi sento costretta) o perché “voglio” (cioè lo faccio con uno slancio sincero e convinto)?
- Sono sincera quando non dico quello che penso per non contraddire gli altri e rischiare che mi escludano?
Anche qui, riflettiamo su questi interrogativi e meditiamo sulle risposte. Forse scopriremo che avremmo proprio bisogno di una dose di sano egoismo!
Miglioriamo la nostra considerazione
Il cosiddetto sano egoismo, o amor proprio, ci porta a dare spazio e ascolto a noi stesse così quanto ne daremmo al prossimo. Pensare a noi non è un bieco atto di egocentrismo, ma il passo più importante per stare bene con gli altri. Ciò che desideriamo per le persone a cui vogliamo bene, lo speriamo anche per noi e facciamo del nostro meglio per ottenerlo.
- Questo comportamento è un boost per la nostra autostima e un balsamo per il nostro equilibrio: sviluppando una buona considerazione di noi stesse non sentiamo il bisogno di sopraffare l’altro o di entrare in conflitto né, tanto meno, ci sentiamo inferiori (o superiori).
- Pensare alle nostre necessità e al modo in cui possiamo esprimerci al meglio dovrebbe essere la priorità. Il sano egoismo significa occuparci del nostro bene senza togliere nulla al prossimo, né tanto meno danneggiarlo. Piuttosto ci aiuta a piacerci e accettarci, quindi ad essere più rilassate e sicure con gli altri.
Questione di energia
Il sano egoismo non è individualismo, anzi! Una persona che sta bene con sé stessa ha l’energia necessaria anche per aiutare gli altri. Se siamo scontente e avvilite, il nostro altruismo lo sarà altrettanto, e quindi sarà faticoso e forzato. Dovremmo invece dare priorità alle nostre necessità senza ignorare i bisogni altrui, mantenendo invece un buon livello di empatia proprio perché possiamo focalizzarci sugli altri senza metterci in secondo piano, ma al top delle nostre risorse.
I “pro” del sano egoismo
- Aumentando l‘autostima è addirittura più facile essere coinvolti in azioni altruiste e favorevoli alla società.
- Rispettando le proprie convinzioni e aspirazioni si è più coerenti e lineari nei rapporti con gli altri.
- Soddisfacendo i propri bisogni e prendendoci cura di noi diminuiamo moltissimo il rischio di burnout.
- Dando spazio alla nostra personalità possiamo creare relazioni positive ed equilibrate, prive di sensi del dovere, di colpa e risentimento.
- Riconoscendo il nostro valore (senza sopravvalutarlo e sfociare nella vanità) possiamo relazionarci meglio con gli altri perché siamo consapevoli di quello che possiamo dare.
4 consigli rapidi
- Concediamoci di provare compassione per noi stesse in caso di fallimenti o sbagli compiuti. Ma non assolviamoci sempre: la capacità di riconoscere gli errori e imparare da essi fa parte del percorso di crescita personale.
- Valutiamo con obiettività gli atteggiamenti di chi ci circonda per prendere le distanze da persone che ci chiedono troppo. Di sicuro se la cavano anche senza di noi.
- Diamo ascolto anche ai nostri bisogni più superficiali e “leggeri” riservando loro uno spazio nella nostra routine giornaliera o settimanale.
- Diamo valore al nostro tempo: non impieghiamolo solo per i doveri (lavoro, studio, famiglia, figli) ma riconquistiamo uno spazio di “libertà” per noi.
Differenze importanti
In conclusione, che differenza c’è tra l’egoista pessimo e l’egoista sano (ovvero la persona che ha un equilibrato amor proprio)? L’egoista pessimo non ha mai abbastanza di niente, pensa solo al proprio interesse a scapito di tutti, anche amici e familiari, sentendosi comunque maldisposto verso il mondo. E fa una vita triste. L’egoista sano non rinuncia alla sua personalità e sa far valere le proprie emozioni, necessità e opinioni senza mai nuocere al prossimo. E fa una vita serena.