La comfort zone è davvero la causa di ogni male?

Non dobbiamo per forza lasciare la nostra comfort zone. Possiamo uscire e poi rientrare, trasformarla e ingrandirla. Possiamo restare, a patto che questa non ci limiti mai

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ogni giorno siamo bombardate da consigli e insegnamenti di ogni genere che inevitabilmente influenzano le nostre scelte. Le esperienze di vita, però, ci hanno insegnato che non sempre quelle indicazioni date dagli altri ci hanno condotto verso i nostri obiettivi, siano essi sentimentali, professionali o emotivi.

Perché la verità è che non esistono decisioni giuste o sbagliate. Esistiamo noi, con il nostro benessere e nient’altro. E tutto ciò che ci fa stare bene non può essere considerato sbagliato solo perché lo dicono gli altri.

Ecco perché demonizzare una determinata situazione che è per noi fonte di benessere, solo per un luogo comune, è sbagliato. Ecco perché dovremmo smettere di pensare alla comfort zone come alla causa di ogni male.

Cos’è (davvero) la comfort zone

La comfort zone è davvero la causa di ogni male? È questa la domanda che ci poniamo oggi, con la promessa di scardinare le credenze e analizzare il vero significato di una situazione in cui tutte abbiamo scelto di stare dentro almeno una volta nella vita.

Il nome dice già tutto: si tratta di una zona confortevole e rassicurante all’interno della quale spesso ci rifugiamo per proteggerci dalle minacce esterne, dai pericoli e dagli ostacoli che abitualmente incontriamo sul nostro cammino. È bella? Sì. È limitante? Dipende.

Gli esperti usano questo termine per definire uno stato psicologico nel quale una persona si sente perfettamente a suo agio e lontana da alti livelli di ansia e di stress.

È vero, a volte ci adagiamo così tanto in queste situazione rassicuranti che smettiamo di uscire all’esterno. Reprimiamo la curiosità e il desiderio di avventura solo per paura, non concedendoci così la possibilità di cogliere tutte le opportunità che ci aspettano lì fuori. Perché del resto, chi è così folle da lasciare un luogo o una situazione confortevole per affrontare l’ignoto?

Ma chi ha deciso che dobbiamo farlo per forza? Chi ha detto che dobbiamo lasciare quel lavoro fisso per metterci in proprio, quella relazione che dura da tanti anni o tutte quelle abitudini che danno un senso alla vita? Lo dicono gli altri, e anche gli esperti. E forse hanno anche ragione, a patto che quella di restare nella comfort zone sia una scelta di rassegnazione e non di benessere, di paura e non di coraggio, di apatia e non di entusiasmo.

Perché se è vero che ci vuole coraggio ad andare, è altrettanto vero che ce ne vuole per restare. Allora dove sta la verità?

La soluzione è dentro di noi

Se la scelta di restare in una comfort zone è dettata dalla paura, dall’ansia e dalle aspettative degli altri, allora è chiaro che gli esperti hanno ragione, così come dicono bene tutte quelle persone che ci invitano a lasciarla quanto prima. Hanno ragione perché qualsiasi situazione mina il nostro benessere e la nostra crescita personale ha bisogno del nostro intervento, e non possono essere i dubbi e le paure a impedirci di agire.

Ma c’è anche un altro punto di vista da prendere in considerazione, ed è quello soggettivo, che riguarda tutte quelle persone che la comfort zone l’hanno sognata e inseguita dopo periodi difficili e complicati. Hanno desiderato così a lungo un luogo in cui sentirsi al sicuro che alla fine lo hanno creato. Un luogo che assomiglia a una casa, a un tempio, a noi.

E finché questo luogo non diventa stretto e soffocante, finché non si trasforma in un limite alle personali capacità, ai propri sogni e ai propri obiettivi, perché mai dovremmo lasciarlo? Ci sono molte altre alternative che spesso non vediamo e che sono proprio lì, a un passo da noi. Possiamo uscire e poi rientrare in quella comfort zone, possiamo trasformarla e ingrandirla, possiamo fissare nuovi limiti oppure non farlo affatto. La cosa importante è fare ciò che ci fa stare bene.