Ecco perché i bambini devono continuare a scrivere con la penna

Numerose evidenze scientifiche confermano che scrivere su carta presenta molti benefici. Ma per i bambini si tratta di un'attività fondamentale per lo sviluppo

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ci piace immaginare la scrittura come una vera e propria arte emozionale in grado di connettere il cuore, il cervello e il nostro corpo. Una visione, questa, sicuramente poetica e suggestiva che appartiene a tutte le persone che, nonostante la digitalizzazione, non rinunciano mai al loro pezzo di carta e alla penna per scrivere.

Ma la verità è che i benefici del farlo non riguardano solo la sfera emozionale e romantica, è la scienza stessa a confermare nei fatti che scrivere sulla carta fa bene. Dalla ricerca pubblicata sulla rivista Frontiers in Behavioral Neuroscience, che afferma che questa attività migliora la memoria e la capacità di apprendimento, fino a quella condotta da Vincent Connelly psicologo della Oxford Brookes University.

Scrivere con la penna fa bene a tutte le età e, anzi, non dovremmo precludere mai e poi mai questa possibilità ai bambini. Anche il pedagogista italiano Daniele Novara, in un’intervista rilasciata a Corriere della Sera, ha promosso questa attività sconsigliando la totale digitalizzazione della scuola.

Perché sicuramente l’apprendimento va di pari passo con la tecnologia, come dimostra il fatto che le scuole stesse sono più orientate verso pc e tablet, ma è vero anche che quaderni e penne non possono e non devono scomparire soprattutto durante l’infanzia che è di fatto uno dei momenti più importanti per lo sviluppo dei sensi, del movimento motorio e dell’esperienza.

Nel suo studio, Vincent Connelly, ha comparato i temi scritti a mano dai bambini delle scuole primarie con quelli scritti con una tastiera e, il risultato, è che i primi erano sensibilmente migliori rispetto ai secondi. Dalla stessa ricerca è emerso che i compiti redatti in digitale sembravano scritti da alunni con un età anagrafica minore a quella reale.

In un altro studio dello piscologo di Oxford è emerso che la mancanza di un’esercitazione così nell’infanzia, può creare seri rallentamenti nello sviluppo dei meccanismi cognitivi fondamentali provocando, addirittura, una concreta possibilità di disgrafie, disortografie e dislessie.

Insomma, è evidente che la manualità e tutti i benefici oggettivi di quest’attività non sono assolutamente paragonabili alla semplice battitura su tastiera. Per questo motivo non dovremmo mai privare un bambino di una penna e di un foglio di carta.