È una sentenza storica, quella emessa dalla Corte d’Appello di Firenze, che ha riconosciuto legittima la richiesta di due mamme di apparire come tali nell’atto di nascita della loro bambina.
Dopo la nascita della piccola, avvenuta mediante la procreazione assistita, le due donne si erano recate al comune per registrare l’atto, ma la Procura della Repubblica di Pistoia si era opposta a quella richiesta, motivando la decisione con la salvaguardia dell’interesse del minore rispetto alla “verità biologica”.
Le due donne, a quel punto, si sono viste costrette a valutare due percorsi. Da una parte la strada della adozione per la mamma non biologica, dall’altra, fare ricorso. E alla fine, optando per la seconda, hanno portato la vicenda davanti alla Corte d’Appello di Firenze.
Due mamme nell’atto di nascita: la causa
Tutto è iniziato lo scorso anno, quando una coppia composta da due donne ha scelto di realizzare un sogno, quello di allargare la propria famiglia. Dopo che una delle due si è sottoposta alla procreazione assistita in Spagna, la coppia è tornata in Italia per dare alla luce la propria bambina.
Durante l’atto della registrazione di nascita presso il comune, però, le due si sono scontrate con l’ostilità della Procura di Pistoia che ha considerato illegittima quella richiesta, portando così la vicenda sotto l’attenzione della Corte d’Appello di Firenze.
I giudici che si sono occupati del caso hanno ritenuto infondate le motivazioni presentate dalla Procura di Pistoia e, al contrario, hanno sostenuto la validità della presenza di entrambe le mamme nell’atto di nascita, e non solo di quella biologica. La coppia, infatti, ha scelto consensualmente di avere un figlio e di ricorrere così alla procreazione assistita.
Già il Tribunale di Pistoia, dopo aver analizzato il caso sottoposto da Valentina Meoni e Martina Torracchi, avvocate delle due mamme, aveva espresso una posizione opposta a quella della Procura che, a sua volta, aveva optato per il reclamo d’appello.
Sì alle due mamme: la decisione della Corte D’Appello
Così, alla fine, la Corte d’Appello di Firenze ha legittimato la richiesta delle due mamme ritenendo completamente infondate le richieste da parte della Procura. Nessun problema di “verità biologica”, infatti, può essere utilizzato per riconoscere o meno la maternità.
Inoltre, proprio perché la Procura aveva elencato tra le sue motivazioni quella di preservare l’interesse della minore, secondo la Corte d’Appello il riconoscimento delle due mamme adempie perfettamente a questo.
Dopo la sentenza, le due legali delle mamme, Valentina Meoni e Martina Torracchi , si sono dette soddisfatte per i risultati raggiunti. “Questo caso non rappresenta solo gli interessi delle singole parti, ma ha una valenza sociale più ampia considerate la diversità delle famiglie oggi esistenti e in un ambito ancora sprovvisto di adeguata tutela legislativa” – si legge su La Nazione – “La posizione assunta dalla Corte d’Appello di Firenze ha reso possibile la conservazione dello status di figlia delle proprie due madri, salvaguardando l’identità personale della minore e rappresenta un arresto della giurisprudenza di merito, importante nella tutela dei diritti dei minore e del riconoscimento e conservazione dello status”.