Cambiamo il calendario scolastico: l’appello delle mamme che non si può ignorare

Dopo 14 settimane di vacanze, e la pausa esiva più lunga d'Europa, i ragazzi tornano in aula. Ma le mamme chiedono di rivedere il calendario scolastico: ecco l'appello

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La chiamano la bella stagione, l’estate. Quella fatta di mare e di sole, di ferie e vacanze, di sogni, spensieratezza, partenze e ritorni, di ispirazioni, speranze e amore. Non stupisce, quindi, l’entusiasmo tangibile e condiviso che invade e pervade le persone durante questo periodo, seguito poi da un’altrettanta e intensa tristezza per la sua fine, quella che tutti conosciamo come sindrome da rientro.

Insomma, nessuno sembra pronto a dire addio all’estate, almeno su carta. Perché per molte persone la realtà è molto diversa dalle aspettative, e lo è perché il nostro non è un Paese a misura di famiglia. Lo sanno bene tutte quelle mamme che, durante la bella stagione, si sono ritrovate a fare gli slalom tra gli impegni professionali e personali o, peggio, hanno dovuto rinunciare al loro lavoro per seguire i figli.

Perché in Italia, con quelle 14 settimane di vacanze, si ha la pausa estiva scolastica più lunga in Europa, che non solo comporta un’eventuale perdita di competenze per i più piccoli, ma non fa che gravare sulle famiglie, anche in maniera pesante, e aumentare le diseguaglianze. Ecco perché le mamme del BelPaese si sono unite nella richiesta di cambiare il calendario scolastico, ecco perché il loro appello non si può più ignorare.

Cosa chiedono le mamme italiane

Molto più di un appello, quello lanciato da WeWorld e Mammadimerda si è trasformato in una petizione che nel giro di pochi giorni ha raccolto e superato le 10.000 firme. La richiesta è rivolta direttamente alle istituzioni con l’obiettivo di pensare e promuovere un nuovo calendario scolastico che vada incontro alle esigenze delle famiglie.

“Per affrontare i mesi estivi ho deciso di non lavorare in estate, rinunciando al mio stipendio. Ho 3 figli e i centri estivi hanno un costo proibitivo quindi la perdita è minore se non lavoro io”, si legge sul sito dell’organizzazione no profit WeWorld che ha voluto dare voce e sostegno a tutti quei genitori che ogni anno, in concomitanza con la chiusura scolastica, sono costretti a cambiare abitudini, a rimodulare gli impegni e a volte a fare grandi rinunce perché non esistono alternative. Quella raccontata è solo una delle tante storie che coinvolgono le mamme e i papà, che coinvolgono le famiglie di tutta Italia.

Il problema c’è ed è reale e si ripresenta tutti gli anni quando i genitori si trovano a dover fronteggiare la chiusura scolastica che nel BelPaese dura tre lunghi mesi, 14 settimane per la precisione. Le soluzioni sono poche e non sempre applicabili, perché senza l’aiuto dei nonni o la possibilità di iscrivere i figli al centro estivo, l’unica alternativa è quella di rinunciare al lavoro. Una rinuncia che, nella maggior parte dei casi, grava proprio sulle mamme.

Continuare a far finta che il problema non esiste, non ci aiuterà a farlo scomparire. Lo sanno bene l’associazione WeWorld e Sarah Malnerich e Francesca Fiore (aka Mammadimerda) che hanno deciso, insieme, di farsi portavoce di migliaia di genitori che ogni anno devono affrontare la medesima situazione e che sono completamente lasciati soli dalle istituzioni.

Due le richieste concrete e immediate al Governo: quella di aprire le scuole anche nei mesi di giugno e di luglio, con attività extra scolastiche, e l’introduzione obbligatoria del tempo pieno in tutte le scuole per gli studenti con un’età compresa dai 3 ai 14 anni.

Un’estate piena rasa: la petizione per cambiare il calendario scolastico

È stata un’estate “piena rasa” quella che hanno dovuto affrontare i genitori italiani, e soprattutto le mamme, alcune delle quali hanno dovuto rinunciare persino al lavoro per seguire i figli. Perché in quelle 14 settimane di pausa scolastica trovare un equilibrio tra impegni professionali e cura dei bambini non è semplice, a volte impossibile. E poi ci sono i bisogni educativi, che non vanno mai in vacanza, le attività da pensare, immaginare e creare, per non fare annoiare i più piccoli. Infine ci vuole il tempo, e quello non basta mai.

Certo, ci sono i nonni. Ma davvero, per sopravvivere, siamo costretti ad affidarci sempre a loro? E se poi loro non ci sono? Abbiamo i centri estivi, è vero. Ma sapete quanto costano nelle grandi città come Roma e Milano? Insomma, le soluzioni emergenziali fai da te, per quanto spesso funzionino, non possono diventare una scusa per continuare a non fare niente. Per non supportare le famiglie in maniera concreta soprattutto durante i mesi estivi.

“Sappiamo che intervenire sul calendario scolastico è complesso e che sono tanti i dubbi su questa questione, ma crediamo che per i bambini e le bambine e per le loro famiglie oggi sia fondamentale iniziare a parlarne e farlo seriamente. perché il nostro sistema scolastico non solo è l’unico, insieme a Malta e Lettonia ad avere una pausa estiva così lunga, ma è anche uno dei più stressanti del mondo”– ha dichiarato Francesca Fiore fondatrice di Mammadimerda – “Gli eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, comportano effetti negativi non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico: bambini/e e ragazzi/e fanno fatica a trovare tempo per riposare, sono sotto pressione e possono arrivare a percepire la scuola come un peso, soprattutto se partono da condizioni di maggiore difficoltà socioeconomica”.

Una scuola a misura di famiglia

“Una pausa estiva così lunga si trasforma di fatto in un enorme moltiplicatore di disuguaglianze: non tutti i bambini e le bambine hanno, infatti, la possibilità di partecipare ad attività ricreative e di socializzazione al contrario di altri che durante la pausa praticano sport, coding, imparano nuove lingue” – ha dichiarato Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld – “Lo stesso si può dire delle vacanze, che non solo rappresentano un’occasione di svago, ma anche un’esperienza educativa a tutto tondo, e che nel nostro Paese quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può più permettersi”.

Ripensare a un calendario scolastico a misura di famiglia, e più in generale a tutto il sistema scuola, sembra essere una delle sfide più urgenti del nostro tempo. I rischi dell’ignorare le conseguenze sono tanti e sono già tra noi: i genitori, e soprattutto le mamme, sono spesso costrette a lasciare il lavoro per occuparsi della casa e della famiglia.

Tra le richieste della petizione “RISTUDIAMO IL CALENDARIO! Un nuovo tempo scuola NON è più RIMANDABILE”, c’è anche quella di rimodulare gli orari di ingresso e di uscita per adattarli a quelli di ufficio, e quella di garantire il tempo pieno nelle scuole alle famiglie che ne fanno richiesta. Insomma, modifiche dell’intero comparto scolastico che possano permettere ai genitori di conciliare gli impegni professionali e familiari senza rinunce.

Le conseguenze, qualora le cose non dovessero cambiare, riguardano anche i più piccoli. Una pausa estiva così lunga, infatti, può provocare il summer learning loss, quel fenomeno che fa riferimento alla perdita delle competenze durante l’estate, ma può anche contribuire a creare delle evidenti diseguaglianze che durante l’anno vengono colmate dalla scuola e dalle pari opportunità che sono naturalmente concesse a tutti gli studenti, indistintamente dalla provenienza sociale.