Lotta alla violenza di genere: gli stati Ue non trovano un accordo sulla definizione di stupro

12 Stati dell’Unione Europea, tra cui la Francia, si oppongono alla definizione di stupro come sesso senza consenso

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Maria Francesca Moro

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La proposta di una direttiva europea sulla lotta alla violenza di genere, dopo mesi di stallo, entra nella fase finale del negoziato. Martedì 6 febbraio, a Strasburgo, si tiene un incontro tra i negoziatori di Europarlamento e Consiglio Ue che, in caso di accordo, porterebbe a un accordo politico storico per l’Unione Europea. Le difficoltà sorgono nel trovare una definizione comune allo stupro, cui alcuni Stati, tra cui Francia e Germania si oppongono.

Cosa significa stupro in Ue

La proposta di direttiva è stata avanzata dalla Commissione europea l’8 marzo del 2002, con l’intenzione di criminalizzare una serie di reati, da includere nell’ambito della violenza di genere, come violenza online, mutilazione genitale femminile e stupro. Nell’articolo 5 della proposta, lo stupro è definito come “qualunque costrizione a un atto sessuale non consensuale”.

Vi è stupro, dunque, in qualsiasi caso la vittima si sia trovata coinvolta in un atto sessuale senza il suo consenso e, in questo caso, non c’è bisogno che la vittima stessa fornisca prove a dimostrazione di essere state minacciata o costretta. È la linea attuata da Italia, Spagna, Belgio, Lussemburgo e Svezia.

L’Eurocamera, nel suo attuale mandato, ha inoltre ampliato ulteriormente la definizione di atti non consensuali, inserendo nel novero anche quelli in cui il consenso, presente in un primo momento, viene revocato in qualsiasi momento. Si considerano non consensuali anche quegli atti in cui una vittima non è in grado di garantire la propria libertà di scelta a causa di paura, intimidazione, disabilità e altre circostanze vulnerabili.

Senza accordo a rischio la legge contro la violenza di genere

Al contrario, ben 12 Stati membri non condividono tale definizione di stupro e chiedono alle vittime di essere in grado di dimostrare l’uso della forza e della minaccia. Tra gli Stati che abbracciano questa politica ci sono Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca.

Secondo l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, la mancanza di un accordo tra gli Stati membri di una comune definizione del reato di stupro, è un grande ostacolo alla raccolta di dati a livello comunitario e, di conseguenza, alla creazione di una direttiva che indichi ai Paesi dell’Ue un modello di azione nei casi di violenza perpetrata contro una donna.

Sugli atteggiamenti dei primi ministri di Ungheria, Francia e Germania, l’eurodeputata svedese Evin Incir ha commentato: “Me lo aspetto da Orbán, ma non da Macron o Buschmann. Ma la realtà ci dice che ci sono tre uomini, in questo momento, a decidere il futuro delle donne”.

La petizione per una legge Ue contro lo stupro

A occuparsi della questione è anche l’associazione italiana Differenza Donna, gestrice del numero nazionale antiviolenza 1522 e di numerosi Centri Antiviolenza. Differenza Donna ha lanciato una petizione affinché la direttiva mantenga la definizione di stupro come “rapporto sessuale senza consenso”.

“Chiediamo alla Presidente Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio Charles Michel e ai Capi di Governo di mantenere il testo approvato dal Parlamento Europeo e di continuare a fare della nostra Europa un territorio dove i diritti umani e i diritti delle donne non vengano messi in pericolo” si legge sul manifesto che accompagna la petizione online.