No, quello di Palermo non era un rapporto consensuale. Era stupro. La condanna lo conferma

A distanza di mesi dallo stupro di Palermo, che ha sconvolto l'Italia intera, è arrivata la prima condanna al minorenne del branco. Perché quello non era un rapporto consensuale

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

E alla fine è arrivata, la notizia che tutti aspettavamo. Quella condanna, necessaria e doverosa per ristabilire la verità e la giustizia, per restituire la dignità e il valore che a quella ragazza erano stati strappati via due volte, prima con la violenza di gruppo, e poi con le accuse infondate, con la colpevolizzazione della vittima, con il vanto e con la leggerezza.

Ma la giustizia ha fatto il suo corso e così continuerà finché i colpevoli, tutti, non risponderanno delle loro azioni. Il primo a farlo sarà proprio il più piccolo del branco, l’unico minorenne che quel maledetto 7 luglio aveva preso parte allo stupro di gruppo di Palermo consumatosi in un cantiere abbandonato del Foro Italico.

Non era solo, quel ragazzo. Insieme a lui c’erano anche Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Samuele La Grassa, Elio Arnao e Christian Maronia. Loro, tutti maggiorenni, sono attualmente in carcere e in attesa del processo, che comincerà il prossimo aprile, hanno fatto richiesta per il giudizio abbreviato.

Stupro di Palermo: arriva la condanna per il minorenne del branco

Era il 7 luglio quando la vita di una diciannovenne è cambiata per sempre. Lei, che immaginava soltanto di trascorrere la serata insieme a quel ragazzo per il quale nutriva dei sentimenti. Lui che, invece, insieme ai suoi amici aveva già programmato tutto. Aveva scelto lei per divertirsi con gli amici, come se uno stupro fosse un passatempo goliardico e privo di ogni conseguenza e responsabilità.

E alla fine, in quel vecchio cantiere abbandonato a Palermo, la violenza è stata consumata. La diciannovenne ha denunciato immediatamente l’accaduto, ma come nei peggiori film dell’orrore, la sua parola è stata messa in dubbio dal branco che l’ha accusata di essere consenziente, di aver approvato quel rapporto fatto di violenza e ferocia. Ma no, nessun consenso era stato dato.

Gli stupratori, sei di loro, sono stati indagati e trasportati in tribunale. Rifiutate, invece, le richieste di scarcerazione pervenute. Il settimo, ancora minorenne, era stato scarcerato ad agosto e affidato a una comunità. Secondo il giudizio del tribunale dei minori, infatti, per lui c’erano dei margini rieducativi. C’era l’ammissione della colpa e, di conseguenza, la possibilità di ravvedimento. Ma è bastato il suo comportamento, subito dopo la scarcerazione, a confermare che non c’era alcuna ombra di pentimento nelle sue parole e soprattutto nei fatti.

Così, alla fine, il giudice per le indagini preliminari ha stabilito la sua pena: il minorenne è stato condannato a 8 anni e 8 mesi per lo stupro di Palermo.

Nessun “ravvedimento” per il ragazzo

Dopo la scarcerazione, il minorenne del branco era tornato sui social mostrando un atteggiamento tutt’altro che ravveduto. Al contrario, il ragazzo aveva utilizzato i suoi social network per mostrare compiacimento per quanto fatto e per la sua nuova popolarità. “La galera è solo il riposo dei leoni”, aveva scritto. E poi, ancora “C’è qualcuna che vuole uscire con noi”?. Parole, le sue, che hanno fatto rabbrividire e che hanno dimostrato che non c’era nessun rimorso per aver rovinato la vita di una giovane ragazza.

La dimostrazione è arrivata anche dalle chat private ritrovate sul telefono del minorenne, quelle in cui raccontava di quella terribile notte e, ancora una volta, lo faceva vantandosi rispetto a quanto accaduto. Le stesse che confermavano che il rapporto non era consensuale.

Così è arrivata la condanna, la prima: il minorenne trascorrerà 8 anni e 8 mesi in carcere. Gli altri colpevoli, attualmente detenuti, saranno processati ad aprile.