Stuprata nel metaverso: in corso la prima indagine per violenza sessuale virtuale

È successo in Inghilterra: una ragazza di 16 anni è stata molestata e violentata da alcuni avatar che hanno agito in branco. Aperte le indagini sul primo caso di stupro nel metaverso

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Qual è il confine, ammesso che ne esista ancora uno, tra vita reale e realtà virtuale? In un periodo storico in cui l’intelligenza artificiale si sostituisce all’uomo e il metaverso è diventato la piazza di incontri e relazioni sociali, parlare di limiti concreti e visibili sembra ormai anacronistico.

E in effetti lo è, se consideriamo il modo in cui le esperienze virtuali influenzano la nostra quotidianità e viceversa. È impossibile, ormai, parlare di una dimensione senza escludere l’altra. È per questo che quello stupro commesso nel metaverso avvenuto ai danni di una 16enne verrà trattato alla stregua di una violenza sessuale.

Secondo la polizia britannica, che ha avviato la prima indagine di questo genere, le conseguenze psicologiche della vittima possono essere paragonabili a quelle di una violenza fisica. Cosa succederà adesso?

Il primo caso di stupro nel metaverso: la polizia indaga

La vicenda è stata diffusa sui media nazionali prima di attraversare i confini e arrivare anche in Italia. Una notizia, quella della violenza sessuale virtuale in Inghilterra, che fa riflettere e anche con una certa urgenza.

Quello che è accaduto lo hanno raccontato direttamente le forze dell’ordine. Una ragazza di 16 anni, la cui identità è rimasta anonima, aveva indossato il suo visore per entrare nel metaverso. Una volta dentro la realtà virtuale è stata accerchiata da un gruppo di avatar di sesso maschile che l’ha molestata e poi violentata.

“Anche se fisicamente non ha subito dei danni” – ha spiegato un poliziotto al Daily Mail – “Quello che è accaduto non può essere sminuito né confinato alla sola sfera del gioco”. Il funzionario ha affermato che quella violenza, anche se virtuale, ha avuto comunque un impatto psicologico ed emotivo sulla vittima e che quindi deve essere trattato come un reato.

La prima indagine per violenza sessuale virtuale

Quella aperta dalla polizia inglese è la prima indagine per un reato di stupro virtuale e sta creando, dunque, un precedente. Come le stesse forze dell’ordine hanno spiegato, l’episodio non può essere sottovalutato né tanto meno confinato alla sfera del gioco. La realtà è virtuale, è vero, ma le conseguenze, così come i traumi, sono reali.

La notizia dello stupro ha aperto nuovi scenari che chiedono di riflettere sul presente e sul futuro. Riflessioni che diventano ancora più urgenti se consideriamo che il metaverso è frequentato anche da giovanissimi e da bambini che non hanno ancora gli strumenti per distinguere la realtà dalla finzione, il gioco da quello che può trasformarsi in un trauma emotivo.

Anche se il caso inglese è considerato il primo, almeno dal punto di vista investigativo, non è certo l’unico. Nel febbraio del 2022, infatti, la psicoterapeuta Nina Jane Patel aveva denunciato un episodio simile che l’ha vista direttamente coinvolta.

Durante l’esplorazione di Horizon Worlds, videogioco online di realtà virtuale di Meta Platforms, la donna è stata accerchiata da un gruppo di avatar, aggredita, palpata e infine violentata. “La realtà virtuale è progettata in modo che mente e corpo non percepiscano la differenza fra esperienza digitale e quella reale” – aveva scritto la Patel per raccontare la sua terribile esperienza – “La mia risposta fisiologica e psicologica è stata come se quella brutta cosa fosse accaduta nella realtà”.