Libri stampati e scrittura a mano a scuola, la rivoluzione della Svezia

Si torna al passato, mettendo da parte i dispositivi digitali per i bambini fino ai sei anni di età

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Penne, quaderni, libri: in questo periodo dell’anno chi è genitore è alle prese con la selezione del materiale scolastico. Da chi lo ha già preparato con largo anticipo, a chi fa tutto all’ultimo minuto, fino a coloro che decidono di acquistare il tutto a scuola già iniziata.

Ma non è questa la questione a fare notizia in questi primi giorni di “back to school” (che, lo ricordiamo, variano da regione a regione).

A far parlare di sé è la decisione che è stata presa in Svezia per quanto riguarda i suoi studenti: un deciso passo indietro nel percorso verso la digitalizzazione per un ritorno ai “vecchi” sistemi di apprendimento. Una sorta di rivoluzione, che ci ricorda l’importanza del coltivare la manualità e la lettura su carta.

Scuola, la decisione svedese

Tablet e dispositivi digitali possono essere messi da parte, perché in Svezia si tornano a utilizzare penne, quaderni e libri di carta. No, non è una moda che strizza l’occhio ai tempi passati, bensì un passo indietro rispetto a quella che era la strada stabilita in precedenza, annullando infatti l’obbligo di dispositivi digitali nelle scuole materne.

La decisione è arrivata dalla ministra per la scuola Carlotta Edholm che già a marzo aveva affermato: “Gli studenti svedesi hanno bisogno di più libri di testo e di meno computer”.

E questo si concretizza con l’eliminazione, dalle aule frequentate da bambini sotto i sei anni, di ogni tipologia di dispositivo digitale.

Perché il passo indietro e gli studi

Potrebbero aver pesato sulla decisione i dati emersi da una ricerca, la Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS), che ha mostrato un calo della capacità di lettura per gli studenti svedesi di quarta elementare: i dati del 2021 mostravano una media di 544, mentre nel 2016 si assestava a 555. Ciò non toglie, comunque che sono comunque tra i migliori, piazzandosi al settimo posto della classifica mondiale.

Le ragioni di questo calo non devono per forza di cose essere imputate all’uso dei dispositivi digitali in classe, ma potrebbero aver inciso, come sottolineato dalla scuola di medicina Karolinska Institute secondo la quale: “Esistono prove scientifiche evidenti del fatto che gli strumenti digitali compromettano anziché migliorare l’apprendimento”.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero la Svezia avrebbe stanziato 500 milioni di corone, che ammontano a circa  42 milioni di euro,  per questo ritorno ai vecchi libri di carta.

La situazione in Italia

A tracciare una fotografia di quella che è la situazione in Italia è stato un sondaggio lanciato dal Libraccio che abbraccia il mondo scuola da tanti punti di vista diversi.

Per quanto riguarda quello più prettamente legato all’insegnamento il 38,1 per cento degli intervistati (che ammontavano a 400 persone tra alunni e genitori) pensa a una didattica ibrida che mescola online e presenza, il 58,1 per cento, però, preferisce sempre i sistemi tradizionali. E per quanto riguarda i libri? Il 55,2 per cento preferisce sempre quelli cartacei.

Insomma, nel nostro Paese c’è un interesse verso il digitale, ma sembra che il fascino della tradizione non sia ancora arrivato alla fase del tramonto. Del resto per chi ama i libri, il contatto con la carta e il suo odore restano sempre una calamita potente.

Intanto, però, resta acceso il dibattito sulla possibilità di cambiare il calendario scolastico che – al momento – prevede la pausa estiva più lunga di tutta Europa (14 settimane, nello specifico). A cercare di cambiare le cose la petizione lanciata da WeWorld e Mammadimerda, che mettono sul tavolo due richieste specifiche: aprire le scuole anche a giugno e luglio e l’introduzione obbligatoria del tempo pieno per i bimbi dai 3 ai 14 anni.