Aborto spontaneo: come affrontare il dolore di un’interruzione di gravidanza

Capita a moltissime donne, di qualunque età, solo che non se ne parla abbastanza: l'aborto spontaneo è un'eventualità da dover mettere in conto, ma che non impedisce una nuova gravidanza. Ecco cosa ci ha raccontato un ginecologo.

Foto di Giorgia Marini

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Pubblicato: 18 Aprile 2024 13:39

L’aborto spontaneo è sempre un momento difficile per una donna e per una coppia ma, se si vuole riprovare a concepire, si può farlo con alcune accortezze. Prima di tutto bisogna valutare il nostro stato di salute fisica e mentale. Seconda analisi riguarda il tipi di aborto spontaneo, in base alla fase gestazionale nella quale esso è avvenuto. Terza importantissima considerazione è quale ne sia la causa sospettata. Infine, indispensabile sarà capire se ci sono stati altri aborti precedenti, quando e quanti.

Perché se, come premesso già all’inizio, dopo una aborto si può rimanere incinta, ed anche avere una meravigliosa gravidanza ed un altrettanto splendido parto poi, è necessario partire da quei dati per capire quando si può riprovare e se siano prima necessari degli approfondimenti per la donna e per la coppia in genere.

In questo articolo, dopo aver fatto una breve panoramica sugli aborti spontanei in Italia, anche al fine di far comprendere che non si tratta di episodi isolati, approfondiremo il tema di: quanto tempo ci vuole per rimanere incinta dopo un aborto; quali consigli si possono dare ad una coppia che ha subito questo trauma; che tipo di esami vanno fatti, se vanno fatti, in seguito a tale circostanza. Daremo le risposte a tali domande grazie al dottor Antonio Simone Laganà, ginecologo.

Rimanere incinta dopo un aborto
Fonte: iStock
Rimanere incinta dopo un aborto

Aborti spontanei in Italia

Per ragioni di propaganda politica e di interesse sociale, si parla spesso delle interruzioni volontarie di gravidanza. Tema importantissimo e delicatissimo, certamente. Eppure molto si potrebbe dire anche sugli aborti spontanei, sulle cause, sulle età in cui colpiscono maggiormente, sulle conseguenze sulla salute mentale e fisica delle donne. Ciò permetterebbe di affrontare il concepimento, la gravidanza, ed eventualmente il tragico evento che nessuna coppia vorrebbe mai affrontare, con la giusta consapevolezza. Quello che avviene, purtroppo, ogni volta che si presenti un aborto spontaneo, è che la donna e la coppia si senta unica nell’averlo subito, sfortunata, rispetto a tutte le altre che riescono a concepire e ad avere un figlio senza difficoltà.

Con i dovuto paragoni, è un po’ come avviene per la narrazione dell’allattamento . Si parla di quanto sia naturale, ed anche giusto, che la mamma debba e voglia allattare, e quanto sia spontaneo e facile. Così, quando capita a noi che ciò non avvenga, in quanto non ritroviamo né la naturalezza né la felicità decantata, e che nostro figlio/a non si attacchi bene al seno, siamo lasciate sole, pensiamo di essere sole. Crediamo di essere sbagliate, delle madri sbagliate.

Tornando agli aborti spontanei, essi vanno distinti in base alla fase gestazionale nella quale accadono. Parliamo di aborto tardivo quando l’evento si inserisce tra la dodicesima e la ventiquattresima settimana di gravidanza (interruzione di gravidanza certamente più dolorosa, ma per fortuna più rara), mentre quello che avviene entro la dodicesima coinvolge molte più donne ed, in alcuni casi assai precoci, queste potrebbero anche non accorgersene. Dunque cause, frequente, trattamenti, conseguenze per la donna in questi casi sono in parte differenti.

Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, che fanno riferimento al 2022, ecco com’è la situazione degli aborti spontanei in Italia. La fascia di età maggiormente colpita da un aborto è 35-39 anni, seguita da 30-34 e 40-44 anni. Il periodo nel quale più frequentemente avviene l’evento è individuabile nelle prime 8 settimane di gestazione e va a calare gradualmente, fino ad arrivare a numeri assai più contenuti nella fase tardiva.

Inoltre, sempre secondo tale ricerca, i casi di poliabortività sono nettamente inferiori rispetto ad un unico episodio di aborto, anche se in misura diversa tra le fasce di età. Tra queste donne, con valore decrescente, c’erano anche delle madri con 1, 2, 3, 4 e più figli, a dimostrazione che l’aborto possa capitare anche a chi ha avuto gravidanze andate a buon fine.

I dati fanno riferimento ai casi in cui ci sia stato un accesso ad una struttura ospedaliera ovviamente.

Lasciamo l’ultimo numero, prima di addentrarci nel merito di quando riprovare ad avere un figlio, dopo un aborto, per far capire ad ogni donna/coppia che stia affrontando questo doloroso evento, che esso non è così raro come si crede e che tantissime sono le famiglie che, nonostante nulla possa cancellare tali perdite, sono riuscite a ritrovare la serenità anche con nuove felici e positive attese. Nel 2024, il dato più recente che possiamo avere sempre tramite il sito Istat, sul numero delle donne dimesse dalle strutture ospedaliere, a seguito di aborto spontaneo è pari a 1568 in data 25 gennaio.

Rimanere incinta dopo un aborto
Fonte: iStock
Rimanere incinta dopo un aborto

Aborto: quanto tempo aspettare per rimanere incinta

“Dopo un aborto spontaneo, è generalmente consigliabile aspettare almeno l’arrivo del successivo ciclo mestruale prima di cercare un’altra gravidanza. Questo perché il “reset” col nuovo ciclo, usualmente, elimina eventuali squilibri ormonali instauratisi temporaneamente con l’evento abortivo, e fa si che l’endometrio possa sfaldare, eliminando eventuali residui deciduali, ponendo le basi per la nuova rigenerazione endometriale a partire dallo strato basale. Questo lasso di tempo aiuta anche a superare il trauma psicologico, per il quale a volte può essere necessario un supporto psicoterapeutico. In ogni caso, è sempre opportuno rivolgersi al proprio ginecologo, che saprà fare un adeguato counseling alla coppia in base al caso specifico, per poter pianificare e affrontare più serenamente un nuovo tentativo di concepimento”.

Ciò che infatti non possiamo trascurare è l’aspetto psicologico della donna. La sua mente deve essere pronta ad un nuovo inizio come anche ad un altro evento simile. Perciò è importante h cela decisione non venga presa con leggerezza e che la coppia sia unita, qualunque decisione si prenda.

Quali esami fare, prima di avere un’altra gravidanza

“Un singolo episodio abortivo del primo trimestre solitamente non dà indicazione ad effettuare ulteriori approfondimenti, se la visita ed ecografia ginecologica risultano negativi. Potrà essere consigliato di effettuare ulteriori accertamenti in caso di poliabortività (2 o più aborti, anche non consecutivi).

Nel caso di poliabortività, ad esempio, può essere considerato un tampone vaginale con esame colturale e antibiogramma, così come lo screening per fatto di rischio trombofilico, come ad esempio LAC (Lupus anti-coagulant), ACLA (anticorpi anti-cardiolipina), anticorpi anti beta 2 glicoproteina I, Fattore V di Leiden, Mutazioni MTHFR (Metilentetraidrofolatoreduttasi), Fattore II della coagulazione, Proteina C, Proteina S, Anti-trombina III, PAI-1 (inibitore dell’attivatore del plasminogeno)”.

Gli esami verranno prescritti dal/dalla professionista in base alla storia della coppia, dello stato di salute dei partner e, come ha detto il dottore, appunto in base al numero di aborti di cui la donna sia consapevole. Come sappiamo, infatti, quando la donna è ai primissimi giorni/settimane di gravidanza potrebbe anche non conoscere il suo stato interessante e scambiare per mestruazioni, la perdita che sta avvenendo.

Rimanere incinta dopo un aborto
Fonte: iStock
Rimanere incinta dopo un aborto

La coppia dopo un aborto: i consigli

Terminiamo con i consigli di un esperto, sulla coppia che vorrebbe provare ad avere un bambino/a, dopo aver subito la traumatica esperienza di un aborto. Non tutte le coppie vivono il lutto neonatale nello stesso modo e non tutte vogliono provare subito o nuovamente ad avere un figlio/a. Non c’è un modo giusto o sbagliato di affrontare una fase così intima e personale, e rimane l’invito a rivolgersi ad esperti che possano darci un supporto anche psicologico, ed aiutare anche la coppia a ritrovarsi unita e serena.

“Prima di tentare un nuovo concepimento dopo un aborto, è consigliabile eseguire una visita ed ecografia ginecologica e, qualora indicati, eventuali specifici esami di approfondimento per individuare, ove possibile, le eventuali cause dell’aborto e/o se vi siano elementi che abbiamo potuto influire su di esso. Inoltre, è consigliabile condurre uno stile di vita sano, con un’alimentazione corretta ed equilibrata e iniziare ad assumere acido folico”.