Siglinde, chi è e cosa fa la mamma di Jannik Sinner

Il tennista Jannik Sinner, vincitore degli Australian Open, ha da sempre un rapporto molto speciale con la mamma Siglinde. A lei e al padre ha dedicato la storica vittoria del suo primo Slam

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Redazione

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È entrato nella leggenda diventando il primo Italiano a vincere gli Australian Open, ma le vittorie nel palmarès non hanno alterato il rapporto speciale di Jannik Sinner con la sua famiglia. Il campione altoatesino, appena 22enne, è già entrato di diritto nell’Olimpo dei tennisti più vincenti di sempre: attualmente alla posizione numero 4 nel ranking mondiale, vanta 11 titoli ATP, uno slam ed una coppa Davis, riportata in Italia a 47 anni dalla prima vittoria.

Il pensiero per chi ha tifato e sofferto per lui a distanza: “L’incoraggiamento è stato eccezionale mi avete fatto sentire a casa, è un campo con 15mila persone ma sembravano molto di più. Ringrazio poi la mia famiglia, mi hanno sempre permesso di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione, auguro a tutti i bambini di avere la libertà che mi hanno lasciato i miei genitori. Tutto qui non ho altro da dire, ci vediamo il prossimo anno”.

Nella vita di Jannik, tuttavia, c’è spazio anche per amore ed affetti oltre ai match sotto rete. Sinner, infatti, è molto legato alla famiglia: la mamma Siglinde, il papà Hanspeter e il fratello Mark.

Siglinde, chi è e cosa fa la mamma di Jannik Sinner

Siglinde è la mamma di Jannik Sinner, insieme al marito Hanspeter (entrambi di madrelingua tedesca) lavora presso il rifugio Fondovalle in Val Fiscalina. Lui in cucina e lei in sala. Se del figlio si conoscono tanti dettagli, in merito soprattutto al suo percorso sportivo, della famiglia si sa meno. Anche se nel corso degli anni non sono mancate dichiarazioni da entrambe le parti rilasciate ai giornali.

Ad esempio era stato proprio Jannik Sinner che, a novembre 2020 quando l’Alto Adige era in zona rossa, prima di partire alla volta dell’Australia avrebbe voluto salutare i suoi genitori. In quella occasione aveva spiegato (come riportato da il Corriere della Sera): “Mi spiacerebbe partire per l’Australia senza avere visto la mia famiglia: il tennis arriva molto dopo l’affetto e la salute delle persone a cui voglio più bene”.

Nelle interviste questo giovane talento del tennis ha spesso raccontato del legame con la sua famiglia, ma anche di come gli siano stati accanto durante la sua vita. Su Instagram Jannik pubblica soprattutto scatti legati al tennis, con sportivi (come Bebe Vio e Matteo Berrettini), ma scorrendo si trova anche una bella foto di lui da piccolo in braccio alla mamma: “Mi sento così fortunato ad avere la mamma migliore. Buona festa della mamma”, aveva scritto. Parole che raccontano di affetto e famiglia.

Mamma Siglinde, classe 1966, a Repubblica aveva raccontato di come all’inizio della vita sportiva il figlio avesse preso un’altra strada, prima di dedicarsi al tennis: “I primi sci – aveva detto mamma Siglinde – mio figlio li ha messi a tre anni. È naturale: nasci nella neve e vuoi provare a sentire quanto è calda”. Poi per quel piccolo campione la svolta e il tennis è diventata la sua strada. A stargli accanto, sempre, la famiglia: mamma e papà e il fratello Mark.

Jannik Sinner, dallo sci al tennis: evoluzione di un campione

Jannik Sinner sembra essere una di quelle persone tenaci e caparbie che mettono tutto loro stessi in ciò che fanno. E lui non solo ha raggiunto obiettivi importanti, ma è riuscito a farlo in due sport così diversi come lo sci e il tennis. La sua carriera sportiva, infatti, è preso il via proprio con gli sci ai piedi. Ha iniziato a sciare a soli quattro anni e nel corso del tempo ha ottenuto delle belle soddisfazioni: basti pensare che a otto anni è diventato campione italiano di gigante, a 12 si è piazzato secondo.

Ma poi la sua strada ha cambiato rotta e il tennis, l’altro sport che praticava, diventa quello che vuole fare. E la determinazione si vede già lì: a 13 anni quando decide di “appendere gli sci ai chiodi”. Sempre appoggiato dai suoi genitori che lo hanno accompagnato da lontano in tutto questo percorso sportivo ricco di soddisfazioni. Ora di fronte a lui ci sono ancora pagine bianche, tutte da scrivere.

Mark Sinner: una presenza silenziosa nella vita di Jannik

Nel racconto della straordinaria ascesa di Jannik Sinner nel mondo del tennis, un capitolo importante è dedicato alla sua famiglia, una fonte di supporto e ispirazione. Durante il torneo di Vienna, le telecamere hanno catturato momenti intimi di mamma Siglinde, visibilmente in ansia durante la finale contro Medvedev. Queste scene sono rare, in quanto entrambi i genitori di Jannik tendono a mantenere un profilo basso.

La riservatezza della famiglia Sinner è ben nota, e Siglinde ha condiviso durante Wimbledon 2023, dove Jannik ha raggiunto le semifinali, il suo approccio emotivo ai match del figlio: “Non ce la faccio a vederlo, mi viene una cosa qui nello stomaco, per me è troppo”. Questa tensione si avverte sia nelle partite dal vivo sia in quelle trasmesse in TV, soprattutto se sono decisive.

Al centro della famiglia c’è anche Mark Sinner, un personaggio forse meno noto ma altrettanto fondamentale nella vita di Jannik. Nato nel 1998 a Rostov, in Russia, Mark è stato adottato da Hanspeter e Siglinde Sinner, in un periodo in cui pensavano di non poter avere figli. La storia di Mark è un tassello chiave per comprendere la dinamica e l’unità familiare dei Sinner. La famiglia, oggi completa e felice, si è consolidata non solo attraverso i successi sportivi di Jannik ma anche grazie a una forte coesione interna. L’unione familiare ha giocato un ruolo cruciale nella vita di Jannik, fornendogli una solida base emotiva e un rifugio sicuro lontano dai riflettori e dalle pressioni del tennis professionistico.

Hanspeter Sinner: il papà allenatore

La storia di Jannik Sinner non sarebbe completa senza menzionare il ruolo cruciale giocato da suo padre, Hanspeter, non solo come figura genitoriale ma anche come primo ‘allenatore’ nella vita di Jannik. Un episodio particolare risalente ai giorni dell’infanzia di Jannik illustra perfettamente l’approccio educativo e i valori impartiti da Hanspeter. Quando Jannik aveva solo 10 anni, era un membro attivo della squadra di calcio locale di Sexten, una squadra per cui ancora oggi gioca qualche suo amico.

Un giorno, durante una partita, Jannik è tornato a casa in lacrime: era stato sostituito in campo. La particolarità di questo episodio? L’allenatore era suo padre, Hanspeter. Jannik, raccontando l’accaduto a sua madre Siglinde, esprimeva incredulità e delusione: “Sai cosa ha fatto papà? Mi ha mandato via, ha mandato via me”.

La causa della sostituzione? Jannik aveva preso la palla a metà campo, dribblato mezza squadra avversaria e segnato da solo, senza passarla ai compagni. Questa decisione di Hanspeter non era un atto di severità fine a sé stessa, ma piuttosto una lezione fondamentale: l’importanza del gioco di squadra.