Sarah Scazzi, storia di un omicidio

Il 26 agosto del 2010 mamma Concetta denunciava la scomparsa della figlia. Sarah era già morta, a ucciderla sono state sua zia e sua cugina oggi condannate all'ergastolo

Il 21 febbraio del 2017 la corte suprema di cassazione ha apposto la parola fine a una delle storie più controverse e drammatiche del nostro Paese, con la condanna all’ergastolo per concorso in omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, di Sabrina Misseri e Cosima Serrano.

Chi sono Cosima e Sabrina lo sappiamo, perché il delitto di Avetrana, quello che ha visto morire una ragazzina di soli 15 anni, è stato uno dei casi di cronaca con più risonanza mediatica nel nostro Paese. Perché tante sono le ombre e le domande senza risposta che ancora oggi, a distanza di oltre dieci anni, vivono e sopravvivono nel piccolo comune tarantino.

Quello che sappiamo per certo, invece, è che quel pomeriggio di agosto Sarah Scazzi era andata dalla sua famiglia, lì dove si sentiva al sicuro, nella villetta di via Deledda, per andare al mare con sua cugina. In spiaggia, però, non ci è mai andata, perché è morta lì, strangolata da Cosima e Sabrina.

Sarah Scazzi

Era un caldo agosto del 2010 quando tutta Italia ha sentito parlare per la prima volta di Sarah Scazzi, di quella ragazza di 15 anni, che studiava all’istituto alberghiero, e che era sparita da Avetrana. A denunciare la scomparsa era stata proprio sua madre, il 26 agosto.

Sarah era uscita di casa per raggiungere sua cugina che frequentava abitualmente, Sabrina Misseri, e che abitava a poche centinaia di metri dalla sua abitazione. Lo ha fatto perché insieme a lei, e a un’altra amica, dovevano andare al mare, per trascorrere una giornata spensierata di fine estate.

Ma Sarah sparisce. In poche ore non si hanno più notizie di lei. Nessuno sembra averla vista e il suo cellulare squilla a vuoto. Questo basta per allarmare mamma Concetta che si rivolge alle autorità.

La notizia della sparizione della ragazza si diffonde in tutta Avetrana e anche al di fuori del comune Tarantino. È la stessa madre che, parallelamente alle ricerche della polizia, appare nel programma televisivo Chi l’ha visto, con la speranza di ritrovare sua figlia.

Da quel momento, la risposta a “Che fine ha fatto Sarah” diventa quasi un tormentano mediatico. Tutti si informano sulla sua vita privata e emerge il ritratto di una ragazza inquieta che, forse, è scappata perché annoiata dalla vita di una piccola cittadina. Ma chi la conosce sa che Sarah non è la ragazza dipinta dai media. A sostenerlo, in prima linea, è mamma Concetta, gli amici e i parenti. Insieme a loro c’è anche Sabrina, sua cugina, che sostiene fortemente la tesi del rapimento.

Parallelamente alle notizie diffuse dai media, i Carabinieri proseguono con le loro indagini, orientandosi sia su una possibile fuga della ragazza, sia su un eventuale rapimento da parte di un uomo conosciuto su Facebook.

Passano i giorni, che si trasformano velocemente in settimane. Tutto continua a tacere fino a quando, il 29 settembre, viene ritrovato il cellulare di Sarah in un campo vicino l’abitazione della famiglia Misseri. A trovarlo, e a denunciarlo alla polizia, è stato proprio zio Michele, che racconta alle tv nazionali di come la sparizione della nipote, che nella loro casa veniva considerata come una figlia, sia un dolore troppo grande da sopportare.

È sempre Michele Misseri che si mette a disposizione delle autorità dichiarandosi in grado di ritrovare la nipote scomparsa. Ma il suo atteggiamento, in realtà, insospettisce le forze dell’ordine che spostano i sospetti proprio su di lui e sulla famiglia.

Il 6 ottobre, dopo un lunghissimo interrogatorio durato quasi 10 ore, lo zio di Sarah confessa l’omicidio della nipote, che secondo l’uomo è avvenuto a seguito di uno stupro, e indica alle autorità il luogo dove è sepolto il cadavere della ragazza. E in effetti, il corpo senza vita di Sarah è proprio lì, in un pozzo in Contrada Mosca tra le campagne di Avetrana.

Michele Misseri
Fonte: IPA
Michele Misseri

Chi ha ucciso Sarah Scazzi?

La versione di Michele Misseri non convince però gli inquirenti, che trovano lacunosi i suoi dettagli. È lo stesso uomo che, dopo solo una settimana, fa il nome di sua figlia Sabrina: Sarah sarebbe morta per sua mano dopo un litigio.

Il 16 ottobre Sabrina Misseri viene arrestata per concorso in omicidio. A confermare i sospetti degli inquirenti c’è anche la testimonianza di Mariangela Spagnoletti, amica delle due ragazze, che racconta che al primo accenno di ritardo di Sarah, Sabrina gridava già al rapimento.

Il movente dell’omicidio, secondo gli inquirenti, è la gelosia che la cugina nutriva nei confronti di Sarah e delle attenzioni che a questa rivolgeva Ivano, un amico comune di cui Sabrina era innamorata, che però non ricambiava il sentimento. Ma a scatenare la rabbia omicida, sarebbe stato un episodio specifico, ovvero la fine dell’amicizia tra Sabrina e Ivano causata proprio da Sarah. Lo stesso episodio che ha fatto discutere le due proprio la sera prima della scomparsa della Scazzi davanti a diversi testimoni.

Le indagini vanno avanti e rivelano le bugie raccontate da Michele Misseri: Sarah non è stata violentata. Così suo zio si ritrova a ritrattare la confessione iniziale e a fornire un’altra versione, quella che vede l’uccisione della nipote da parte di Sabrina. Lui sarebbe arrivato solo in un secondo momento, chiamato dalla figlia, per aiutarla a occultare il cadavere.

Nel 2011, a distanza di quasi un anno dal delitto di Avetrana, viene arrestata anche Cosima Serrano, madre di Sabrina e moglie di Michele. L’accusa, per la donna, è quella di concorso in omicidio. Ad avvallare i sospetti è il telefono di Cosima agganciato nel garage di casa, dove la donna aveva dichiarato di non essere mai andata quel giorno, e la testimonianza di un uomo che aveva visto madre e figlia obbligare con la forza Sarah a salire in macchina. Dopo l’arresto di Cosima, Michele Misseri viene rilasciato.

Il processo

Le indagini preliminari del delitto di Avetrana si concludono il 1° luglio e con l’incriminazione di 15 persone coinvolte in diversi reati, tra cui omicidio, soppressione di cadavere, sequestro di persona, false dichiarazioni e intralcio alla giustizia.

Michele Misseri ritratta nuovamente le sue dichiarazioni, affermando che è stato il suo legale a suggerirgli di incolpare Sabrina durante l’incidente probatorio, che a sua volta lo denuncerà per calunnie. Ma questo è solo l’inizio di una controversa questione che vede coinvolti sia i membri della famiglia Misseri sia diversi uffici legali.

Per la giustizia italiana, però, le parole di Michele Misseri non hanno più valore, quello che conta sono i fatti e quelli portano verso Sabrina e Cosima.

Le due, ieri come oggi, continuano a dichiararsi innocenti. Ma per la corte suprema di cassazione non ci sono dubbi: madre e figlia hanno strangolato Sarah con una cintura e sono colpevoli di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. La condanna è l’ergastolo.

Sono passati anni dalla morte di Sarah e tante cose, forse troppe, sono state dette. Eppure la sensazione, anche nella ricostruzione del delitto, sembra restituire ombre sulle quali nessuno ha saputo fare luce. Tra le domande, che ancora oggi non trovano risposte, c’è solo una certezza: Sarah non c’è più.

Sabrina Misseri
Fonte: IPA
Sabrina Misseri