Gli ultimi degli ultimi e la Shoah dei diversi

Non solo ebrei, i numeri del genocidio perpetuato dalla Germania nazista salgono in maniera spaventosa se consideriamo anche le altre vittime dell'Olocausto

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Esistono storie che non si possono dimenticare, vicende che sono impresse nel cuore, nella mente e nell’anima, nei ricordi delle persone che le hanno vissute in prima persona e di chi, da quelle, le ha ascoltate. Shoah, Olocausto, Auschwitz, rastrellamenti: sono queste alcune delle parole che risuonano prepotentemente per tenere viva la memoria di uno dei capitoli più neri della nostra storia e di quella dell’intera umanità.

Di anni ne sono passati dalla fine della guerra, eppure dimenticare tutto ciò che è successo durante il Terzo Reich non è possibile. Le testimonianze preziose di chi quell’inferno lo ha vissuto, e a quello è sopravvissuto, sono preziose oggi come non mai. Non solo per perpetuare la memoria di chi non c’è più, ma anche per essere trasformate in un monito affinché gli errori e gli orrori del passato non vengano mai più ripetuti.

È una raccolta importante, ingombrante e dolorosa, quell’eredità che oggi ci permette di avere una panoramica completa e totale sugli eventi, sulle vittime e su quel genocidio perpetuato dalle autorità della Germania nazista e dai suoi alleati ai danni degli ebrei d’Europa. Quello che i dati non ci restituiscono, almeno non nella loro interezza, sono i numeri degli altri deportati nei campi di concentramento, quelli considerati “gli ultimi degli ultimi” che si sono trasformati nei protagonisti della Shoah silenziosa e drammatica dei diversi.

Le vittime dell’Olocausto

Quando parliamo di Olocausto ci riferiamo a quel periodo storico durante il quale le autorità della Germania nazista hanno perpetuato diversi crimini contro l’umanità, tra cui lo sterminio di tutte quelle persone ritenute inferiori alla razza ariana in cui Hitler e i nazisti si identificavano.

Non solo ebrei, i numeri del genocidio salgono in maniera spaventosa se consideriamo anche le altre vittime dell’Olocausto tra cui le persone di colore, i prigionieri di guerra sovietici, gli oppositori politici e le minoranze etniche, tra le quali rom, sinti, e jenish. A questi si aggiungono anche gli omosessuali e le persone con disabilità.

Le stime, come abbiamo anticipato, non sono complete e si riferiscono per lo più a ricerche e testimonianze raccolte in ambiti territoriali. Nel testo “La deportazione ad Auschwitz degli italiani non ebrei” di Laura Fontana (Webinar su Auschwitz per Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna 27 gennaio 2021) sono state raccolte alcune di queste stime, tra le quali emergono i dati raccolti dall’ANED, Associazione Nazionale Ex Deportati, che ha fatto luce su una realtà davvero drammatica sulle persone italiane coinvolte nella deportazione ad Auschwitz.

Quello che è emerge, guardando alla sola situazione italiana, è che i deportati non ebrei furono diverse centinaia e che, probabilmente, superarono anche il migliaio. Molte di queste persone erano donne con un età compresa tra i 16 e i 36 anni, la maggior parte delle quali furono coinvolte nei rastrellamenti del Litorale adriatico.

Il fine ideologico restava lo stesso, anche se la deportazione in molti casi avvenne più per sostenere strategicamente il Terzo Reich. Alcune delle persone portate nei campi di concentramento, infatti, non furono uccise nelle camere a gas, ma impiegate come forza lavoro. Le donne, in particolare, divennero le schiave del regime.

Questi, come abbiamo anticipato, sono fatti che ci permettono di ricostruire in maniera parziale un pezzo della storia italiana. Tuttavia sono alti e spaventosi i numeri che si affiancano a quelli appena annunciati. Basti pensare alla meno conosciuta Porrajmos, tradotta come “devastazione”, che fa riferimento proprio allo sterminio di tutte le popolazioni di Rom, Sinti e Manush, che ha raggiunto le 500.000 vittime.

Heinrich Luitpold Himmler

Quando parliamo degli eccidi condotti dal regime nazista, non possiamo non menzionare Heinrich Luitpold Himmler, il comandante della polizia e delle forze di sicurezza del Terzo Reich dal 1939. Generale, politico e criminale di guerra, Himmler è sempre stato in prima linea per la difesa, la valorizzazione e la protezione della razza ariana, considerata pura e superiore.

Basti pensare che nel 1939, il generale, emanò una comunicazione rivolta a tutti i membri delle SS invitandoli a procreare per preservare la razza prima della partenza verso il fronte. Il suo nome, inoltre, è legato alla soluzione finale della questione ebraica, che coincide appunto con l’olocausto.

Insieme ad Adolf Eichmann, Heinrich Luitpold Himmler, portò avanti il programma di sterminio per eliminare tutte le persone inferiori alla razza ariana. Sotto la sua guida iniziò un vero e proprio annientamento degli “ultimi della società”: rom, zingari, prostitute e persone con disabilità, mentale o fisica, vennero così portati all’interno dei campi di concentramento.

La Shoah degli ultimi

Lucida, drammatica e inspiegabile: la follia della Germania nazista aveva un solo obiettivo, quello di sopprimere ed eliminare tutte le persone considerate diverse e inferiori. Un dramma silenzioso, questo, che ancora oggi fa fatica a emergere, ma che merita di essere raccontato affinché la memoria degli ultimi venga onorata.

La Shoah dei diversi, così l’abbiamo ribattezzata, fa riferimento a tutte le vittime non ebree del Terzo Reich. Impossibile non parlare del Porajmos, quello che fu un vero e proprio eccidio ai danni delle popolazioni room perpetuato dalla Germania e dagli alleati del Paese. Secondo i dati raccolti fino a questo momento il numero delle vittime si aggira sui 500.000.

La popolazione romaní, negli anni della Germania nazista, è stata oggetto di deportazioni ed eliminazioni metodiche, di rastrellamenti e fucilate di massa, sempre con il medesimo obiettivo. Cancellare le tracce di tutte quelle categorie di persone considerate diverse. Ancora oggi, questo, è considerato il momento più drammatico della storia della comunità zingara.

Le deportazioni e lo sterminio, inoltre, hanno coinvolto anche un’altra categoria di persone, quella dei disabili con problemi mentali e fisici. Per conoscere questa drammatica storia dobbiamo tornare al luglio del 1933 quando il regime nazista emanò la legge per la sterilizzazione forzata delle persone con disabilità.

In realtà, per quanto aberrante, questo progetto fu solo l’inizio di un piano lucidamente diabolico che sfocerà, poi, nel programma eugenetico Aktion T4. Tra il 1933 e il 1941, infatti, vennero avviate tutta una serie di operazioni volte a rimuovere dalla società tutte le persone che non permettevano il mantenimento e la protezione della razza ariana.

Così, con il programma Aktion T4, vennero sterilizzati, e poi uccisi, bambini e adulti con disabilità mentali e fisiche, o con malformazioni congenite. Secondo le stime, l’attuazione del programma, ha mietuto oltre 200.000 vittime.