Dal baratro alla rinascita, Martina Trevisan nella storia del Roland Garros. In un solo minuto

Martina Trevisan ha conquistato la semifinale del Roland Garros dopo una partita disputata con grande coraggio. E ora, finalmente, i fantasmi del passato non fanno più paura

Foto di Martina Dessì

Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Nove anni dall’ultima volta, nove anni dall’impresa di Sara Errani che – sulla terra battuta del Roland Garros – ha incastonato i diamanti del suo successo. Martina Trevisan è arrivata a Parigi forte delle sue 10 vittorie consecutive, l’ultima delle quali strappata a Rabat, per provare a se stessa di potercela fare. Una semifinale tutt’altro che annunciata e giunta a sorpresa, centrata in volata finale e in appena un minuto.

Lo sguardo liquido della tennista toscana è rimasto fisso sull’obiettivo fino all’ultimo. Tutte le speranze si sono strette in quel pugno mancino sul quale sono rimasti impressi i segni di quella racchetta che le ha permesso di scalare una montagna altissima, fino a raggiungere quella rinascita che ha ricercato quando tutto è diventato scuro, tetro. E ora che ogni demone è scacciato, non le rimane che attendere Coco Gauff, in semifinale, per sognare ancora.

Martina Trevisan, da Firenze al Roland Garros

Nata nel 1993 a Firenze il 3 novembre del 1993, Martina Trevisan ha il tennis (e lo sport), nel sangue. Suo padre Claudio è un ex calciatore – professionista, ha giocato in serie B – mentre sua madre Monica è un’ex tennista. Matteo, suo fratello, ha vinto un Wimbledon in coppia nella categoria Juniores. Ha scelto di ritirarsi subito dopo, lui, per dedicarsi completamente all’allenamento.

La passione per il tennis la travolge fin da giovanissima, con la prima racchetta maneggiata a soli 5 anni. Dopo un inizio promettente, il crollo. Tra il 2010 e il 2014 ha sfiorato il ritiro definitivo, non solo per risolvere una serie di infortuni ma anche per sconfiggere la malattia. E combattere contro se stesse, è di certo l’impresa più dura. L’anoressia, quella che ha vinto con tutta la forza che ha ricercato in quel corpo di cui non riconosceva più i contorni, l’ha tenuta lontana dallo sport fin quasi a farla ritirare.

Ha cercato di scavarsi dentro, Martina, ha provato ad amarsi e si è dedicata ai giovani. Giovani e sport, un connubio che rischiara, anche quando la terra è troppo terra e il cielo troppo cielo. I giovani non hanno paura della verità, compresa quella più dura. Ed è da qui che Martina Trevisan è ripartita, ha ritrovato la voglia di battersi. Senza troppo impeto, ma con un lavoro di strategia e precisione che si è rivelato perfetto per la terra di Parigi e grazie alla quale è volata in semifinale.

Mancina, scaltra, precisa, appassionata. Una testa di capelli corvini e riccioluti, tanto fitti da non poterli tenere stretti in uno chignon di fortuna, e un fisico da tennista italiana. Martina ha poco delle grandi atlete dell’est, ma tutta la sua passione è racchiusa in quel colpo categorico che ha messo ko Leylah Fernandez.

Al Roland Garros è arrivata nell’anno del decollo, il 2022, con il primo titolo di carriera arrivato a Rabat. I numeri promettono una carriera in ascesa, destinata a migliorare dopo la prova sul campo francese. 15 sono i match vinti, con 10 partite perse in singolare. Il ranking la vede occupare la 59ª posizione, risultato non aggiornato al 23 maggio 2022 e destinato a modificarsi in positivo.

Martina Trevisan, la lotta all’anoressia

“Detestavo le mie gambone da atleta, le odiavo”. La battaglia all’anoressia di Martina Trevisan è iniziata così, un’immagine riflessa allo specchio nella quale non voleva riconoscersi. La sua rapida discesa verso l’abisso ha raggiunto il suo punto più basso quando l’atleta è arrivata a pesare appena 46 chili, dopo una dieta composta di sole bacche.

Oggi, ha imparato ad amarsi, grazie all’aiuto e all’amore della sua famiglia ma anche grazie al supporto di un team di professionisti che la seguono in ogni suo passo. Tra questi, il suo allenatore storico – Matteo Catarsi – e il suo mental coach Lorenzo Beltrame.

Ha osservato, si è ispirata e ha preso il meglio dalle nostre più grandi tenniste, ma l’idolo a cui si rivolge risponde al nome di Flavia Pennetta. Amante dei tatuaggi e dello yoga, ha voluto utilizzare l’inchiostro indelebile per tracciare una mappa sul suo corpo, che conduce a quello in cui crede. Un cuore (quello che batte per la sua Fiorentina), un cuore con una rosa e una scritta: Ad Maiora. In onore di tutto quello che verrà. E che sogna da sempre.