Chi corregge sempre gli errori grammaticali altrui è sgradevole

Secondo uno studio, correggere gli altri è sintomo di chiusura mentale

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Grazie all’avvento delle nuove tecnologie e dell’evoluzione dei dispositivi mobili in smartphone uomini e donne di ogni età sono diventati sempre più appassionati di scrittura di messaggi. Il piccolo dispositivo elettronico è diventato, così, qualcosa di indispensabile. Se da un lato, la semplificazione di questo strumento e il suo collegamento al mondo digitale ha permesso a chiunque di avere accesso ai social network, è altrettanto vero che questi basano la propria esistenza sulla stesura di parole.

Dagli storici 140 caratteri di twitter agli infiniti stati su Facebook, passando per i tags di Instagram, qualsiasi portale funziona grazie a frasi, testi e regole grammaticali.  L’esprimere il proprio pensiero grazie ai social network ha fatto emergere un grave problema, ma di tipo linguistico. Infatti, si rincorrono, tra commenti insensati e fake news, refusi da T9 e errori grammaticali meglio definibili come “orrori”.

Se, da un lato, le mancanze lessicali degli italiani sono venute alla luce tutte di un colpo, dall’altro si è scatenata un’onda di indignazione popolare, i cui attori principali sono impegnati in una simil-crociata all’ultima battitura errata.

Questi soggetti sono diventati dei veri e propri protagonisti del web, attirandosi le ire della maggior parte degli internauti. Da oggi, però, vi è una conferma scientifica a questa giustificata antipatia. Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Julie Boland, insegnante dell’Università del Michigan, questi persecutori della “corretta grammatica a tutti i costi” hanno dei tratti della personalità in comune.

Grazie a un esperimento condotto su 83 volontari, si è arrivati ad evincere che sia una rigidità mentale di fondo a contraddistinguere questi soggetti. I risultati ottenuti, infatti, dimostrano che la maggior parte dei soggetti, che tendono a correggere ogni singola sfaccettatura della grammatica altrui, ricollegano questi errori a delle mancanze dal punto di vista caratteriale. L’assioma verificato, a causa dei loro ragionamenti chiusi, è il seguente: una scarsa grammatica equivale ad una sgradevolezza comportamentale.

Naturalmente, questo tipo di ragionamento insito nei “correttori di professione” non ha alcuna base scientifica a supporto, ma si manifesta come se fosse un istinto primordiale. Lasciate perdere, dunque, coloro che tendono a correggere sui social network, perché probabilmente, di persona, sono ancor più sgradevoli di quanto si manifestino sui portali.