Tra le molte polemiche legate alla gestione di alcune questioni interne alle Olimpiadi di Parigi 2024, si aggiunge quella relativa alla pugile algerina Imane Khelif. L’atleta, che si è scontrata con l’italiana Angela Carini giovedì 1 agosto, è finita al centro delle discussioni perché, per alcuni, non dovrebbe gareggiare nella categoria femminile.
Il caso Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024
Stress pre-competizione, ansia da prestazione e, ora, un occhio verso le numerose polemiche dilagate proprio prima dell’ottavo di finale di boxe femminile 66 chilogrammi. Imane Khelif, nata in Algeria nel 1999, sta combattendo contro numerose polemiche rispetto alla sua partecipazione alla gara di boxe femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il motivo? La sua “idoneità” di genere.
Andiamo con ordine: Imane Khelif si è sempre allenata per gareggiare nelle categorie femminili della sua specialità portando a casa risultati molto promettenti come l’arrivo ai quarti a Tokyo 2020 e il secondo posto ai Mondiali femminili di Istanbul 2022. Le cose cambiano l’anno successivo, quando l’International Boxing Associaton la esclude dai Mondiali dopo un test di “idoneità” di genere, per un tasso di testosterone troppo elevato.
Le regole del CIO sono, però, giustamente molto più tolleranti e inclusive: l’atleta può infatti partecipare alle competizioni olimpiche di Parigi. In tanti stanno parlando di Imane come di un’atleta transgender, ma in modo totalmente errato: Imane è una donna con differenza dello sviluppo sessuale che soffre di iperandrogenismo femminile. Non è mai stata uomo, non si è mai riferita a se stessa con il genere maschile e i suoi documenti lo certificano.
Si è sempre allenata con le donne, ha sempre gareggiato nella categoria femminile. Nonostante le continue polemiche degli ultimi giorni in merito alla sua presenza, il CIO ha continuato a portare avanti la sua tesi permettendo a Khelif e alla taiwanese Lin Yu-Ting di gareggiare perché rientrano nei parametri di idoneità.
La regola sostiene infatti che il livello di testosterone delle atlete non deve superare i 10 nmol/L nei 12 mesi precedenti al torneo e per tutta la durata delle competizioni. Le analisi di Imane rientrano nella soglia, permettendole quindi di gareggiare senza alcun vantaggio ormonale.
Le polemiche contro la partecipazione di Imane Khelif
Appurata la notizia della decisione del CIO in merito all’idoneità di Imane, in tanti hanno esternato la propria disapprovazione, in particolare i politici della Destra italiana.
Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità ha commentato: “Desta grande preoccupazione sapere che in gare di pugilato femminili alle Olimpiadi siano stati ammessi uomini che si identificano come donne, esclusi in competizioni recenti. Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti”.
Ha detto la sua anche Matteo Salvini, che in un tweet ha commentato: “Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato ‘i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni’”.
Decisamente di un altro avviso è invece Laura Boldrini, che, in un lungo post, ha dichiarato: “Oggi è il giorno dell’attacco all’atleta “trans” algerina Imane Khelif che poi non è un’atleta trans. Sarebbe, invece, intersex e identificata donna fin dalla nascita, secondo la ricostruzione dell’associazione Gaynet. Cosa del tutto plausibile dato che l’Algeria non consente di rettificare il nome da maschile a femminile, o viceversa, nei documenti e Khelif ha un passaporto in cui risulta donna”.
Ha poi aggiunto: “Vale la pena ricordare che i criteri utilizzati dal CIO sono frutto di un confronto decennale tra atleti, esperti e organizzazioni. La questione si dovrebbe chiudere qui anzi, non avrebbe mai dovuto aprirsi”.
Il match tra Imane Khelif e Angela Carini
Un match finito quasi prima di iniziare. Gli ottavi di finale della boxe 66kg sono terminati al primo pugno sotto lo sgomento dei commentatori del match. Angela Carini ha deciso di abbandonare la competizione.
Qualche secondo di incredulità, poi i giudici validando la sua scelta dando ufficialmente il verdetto: Khelif non capisce, prova a salutare la sua avversaria cercando di portare avanti quel sano spirito competitivo proprio delle Olimpiadi, ma l’azzurra la ignora, si inginocchia sul ring e piange.
“Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta. Esco a testa alta”, ha poi detto l’Azzurra.