Etiopia: le spose bambine, i cambiamenti climatici e l’istruzione che salva dal buio

Aumentano la siccità e la povertà in Etiopia, e con loro anche il fenomeno drammatico delle spose bambine che può e deve essere combattuto attraverso l'accesso all'istruzione

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

In Etiopia, secondo i dati raccolti da Save the Children, l’80% delle bambine non ha ricevuto alcun tipo di istruzione. L’81% non sa neanche leggere mentre solo il 3% ha avuto accesso alla scuola. Si tratta di una grande fetta di popolazione che vive nell’oscurità, di ragazze la cui infanzia è stata rubata dalle stesse famiglie di appartenenza che hanno scelto e scritto il loro destino, quello di sposarsi con uomini più grandi, senza consenso né volere, senza il diritto di scegliere o di dire no.

Le spose bambine, sono loro le protagoniste di un’aberrante narrazione che coinvolge un Paese intero, quello dell’Etiopia, e che non accenna a fermarsi. Un fenomeno tragico, questo, che diventa causa e conseguenza di una situazione precaria che ha investito un territorio intero che sopravvive in bilico tra siccità e povertà.

L’istruzione, in questo senso, diventa il faro in mezzo alla notte più nera. L’educazione, la scuola e la consapevolezza permettono alle bambine di diventare donne indipendenti e autonome, gli danno accesso a quella possibilità di scelta che non hanno mai avuto. Consentono loro di avere un’alternativa diversa a quel destino al quale spesso non possono opporsi.

Etiopia: le spose bambine

I matrimoni precoci sono molto più che una tendenza, sono un fenomeno drammatico e silenzioso che ogni anno miete tante, troppe vittime. Una malattia che si è diffusa nel sottosuolo di un intero continente, quello africano, e che ha effetti negativi su una società intera, sulle nuove generazioni che non hanno la possibilità di crescere, di evolversi. Di essere libere. Minorenni, ragazze, bambine costrette a sposare coetanei o, peggio, uomini molto più grandi di loro. Che si ritrovano madri a 13 o a 14 anni, che non hanno più un’infanzia, un’adolescenza. Una vita.

Il numero dei matrimoni precoci è altissimo. Nel 2010, infatti, si contavano 14 milioni mentre le previsioni di Save The Children arrivano a stimare un numero superiore ai 15 milioni entro il 2030. Le conseguenze sono gravi, imminenti e reali, sono già qui. La vita dei giovanissimi è segnata dalle scelte di altri, decisioni mosse per disperazione che trovano nelle bambine e nelle ragazze le vittime perfette di una trappola senza via d’uscita, e a volte anche mortale.

I dati parlano chiaro e spaventano: sono 720 milioni le bambine che vengono concesse in spose e il tremendo primato, in fatto di numeri, lo detiene drammaticamente l’Africa con una ragazza su tre già coniugata prima ancora di aver raggiunto la maggiore età. Le conseguenze sono tante e impattano sulla salute mentale e su quella fisica, ma anche sulla vita stessa che non ha più ragione di essere.

Questi matrimoni, inoltre, sono strettamente legati al tasso di mortalità femminile. Dopo le nozze infatti, le spose bambine rischiano la loro stessa vita a causa di gravidanze troppo precoci. Secondo il rapporto Every woman’s right, le ragazze al di sotto dei 15 anni hanno un altissimo rischio durante la gravidanza e il parto, lo stesso che si è trasformato nella principale causa di morte delle adolescenti in Africa.

In questa fotografia dai contorni nitidi e oscuri, un flash improvviso illumina tutto: si tratta dell’istruzione. Ancora una volta sono i numeri a parlare, prima ancora dei fatti: il 34% delle ragazze non sposate ha studiato, ha avuto accesso alla scuola, ha avuto la possibilità di scrivere il proprio destino rispetto all’80% delle spose bambine che non ha avuto la stessa opportunità.

I matrimoni precoci e i cambiamenti climatici

In Etiopia, nel Corno d’Africa, la situazione è drammatica e girarsi dall’altra parte o far finta di niente è impossibile, anche a chilometri di distanza. Il fenomeno, come abbiamo anticipato, non accenna a fermarsi, tuttavia non cessa neanche l’impegno da parte delle istituzioni che vedono nell’istruzione e nell’accesso alla scuola uno strumento potentissimo per contrastare i matrimoni precoci.

Le spose bambine, infatti, non sono altro che una conseguenza alla disperazione che divampa, oggi come non mai, tra le famiglie che vivono sull’orlo della povertà e che organizzano matrimoni combinati con le persone più benestanti per garantire un futuro migliore alle loro figlie e i membri della famiglia stessa. Secondo un studio pubblicato su World Development, infatti, la decisione di dare in sposa le ragazze, anche prima del compimento dei 15 anni, nasconde dei motivi economici. Più le famiglie si trovano in situazioni di povertà, più si abbassa la media delle spose bambine.

In tutto questo le madri giocano un ruolo fondamentale. Se le donne della famiglia possiedono un patrimonio pari o superiore a quello del marito, hanno più potere decisionale nei confronti delle loro bambine. Secondo lo studio, infatti, maggiore è la forza economica più è l’impatto delle decisioni che, nella maggior parte dei casi, vanno a tutela di quelle bambine e della loro stessa vita.

Quando però questa condizione non sussiste, le conseguenze sono nefaste. Le bambine vengono strappate dalla loro vita, dalla scuola e dai giochi, dall’infanzia. Sono costrette a sposare degli uomini più grandi, a sottostare al loro volere, a portare avanti delle gravidanze pericolose. A volte scappano, o almeno ci provano, ma quando lo fanno restano sole perché ripudiate dalla comunità e dalle loro stesse famiglie.

Ed è quello che sta succedendo ora, proprio adesso che l’Etiopia sta vivendo il più grande periodo di siccità dell’ultimo secolo. I cambiamenti climatici, e le conseguenze sul territorio e sulle persone, hanno nutrito ancora di più questo fenomeno. Aumenta la povertà, quella che spinge le famiglia a dare in sposa le loro figlie in cambio di una dote che possa garantire, quanto meno, la sopravvivenza.

 Il cambiamento passa anche per l’istruzione

Come fermare un fenomeno di così ampia portata? Come è possibile salvare la vita, e ridare la libertà a quelle 14 milioni di bambine e ragazze che non hanno scelta? Il paradigma deve essere rotto, cambiato, rinnovato. E per farlo è necessario che queste ragazze abbiano la possibilità di studiare, di conoscere, di sapere che hanno un’altra strada da percorrere, oltre a quella che si prospetta davanti a loro.

“Favorire l’empowerment delle ragazze, migliorando sia l’istruzione dei ragazzi che delle ragazze”, si legge sul sito di Save The Children nell’elenco delle azioni da compiere al più presto perché i dati che abbiamo in nostro possesso sono drammatici, e quelli annunciano che il fenomeno potrebbe addirittura raddoppiare nel prossimo ventennio.

Bisogna agire e bisogna anche farlo attraverso l’istruzione, per permettere alle donne di migliorare la propria posizione economica, il loro potere decisionale, per farle essere più indipendenti. Senza dimenticare che, proprio l’Etiopia, è diventata la protagonista di una delle più grandi crisi educative del mondo intero dato che, in tutto il Paese, oltre 3,5 milioni di bambini non vanno a scuola. Tra questi anche e soprattutto le spose bambine.