Sessualizzazione dell’infanzia: un’inquietante realtà da non sottovalutare

Un fenomeno dilagante che ci costringe a interrogarci su come la moda e i media stiano influenzando l'infanzia verso una maturità precoce e inappropriata

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

In un’epoca in cui lottiamo per l’affermazione della parità di genere e per valorizzare l’empowerment femminile, ci troviamo di fronte a un fenomeno davvero inquietante. Sempre più frequentemente, tra minigonne, shorts e toppini, i cataloghi di moda e i negozi di abbigliamento sembrano essere diventati lo specchio di una tendenza che impone alle giovani generazioni un concetto eccessivamente adulto e sessualizzato di femminilità.

Questo trend, che sembra ormai essere diventato la norma, sta rivoluzionando inevitabilmente la percezione che hanno le bambine di sé stesse e la loro visione del mondo. Piccole donne che si vestono con una presunta consapevolezza del significato del proprio corpo, quando in realtà sono semplicemente immerse in un mondo che le spinge a crescere troppo in fretta.

Un drammatico processo di auto-oggettificazione che le spinge a considerare i propri corpi come merce da sottoporre a giudizio, secondo standard attrattivi rigidi e distorti.

Sensualità infantile: l’allarme è stato lanciato

Un recente studio condotto negli Stati Uniti, realizzato da Samantha Goodin, una ex-studentessa del Kenyon College (Ohio, USA), membro del gruppo di ricerca diretto dalla professoressa Sarah Murnen, docente di Psicologia, ha messo in luce una tendenza preoccupante nell’industria dell’abbigliamento per bambine: una significativa proporzione di questi vestiti è sessualizzata, con immagini e stimoli che sono inappropriati per le preadolescenti. Questa tendenza, non ancora pienamente riconosciuta dai più, non è solo un sintomo, ma anche un catalizzatore di profondi cambiamenti culturali che stanno avendo un impatto anche nel nostro Paese.

Il team di ricercatrici si sta seriamente interrogando se i produttori di abbigliamento per bambini possano, involontariamente, contribuire alla sessualizzazione precoce delle giovanissime. Secondo i risultati della ricerca condotta, fino al 30% dei capi d’abbigliamento per ragazze disponibili online negli USA presenta caratteristiche che possono essere considerate sexy o sessualizzanti.

In effetti, basta una semplice ricerca con le parole chiave “vestiti per bambina” per scoprire un panorama che va dall’innocuo allo sconcertante. Minigonne, top che lasciano scoperta la pancia, bikini con push-up, tutto disponibile per bambine di cinque, otto, dieci anni. Questi capi, originariamente disegnati per donne adulte ma ridotti a dimensioni minuscole, sollevano non solo una questione di stile, ma pongono interrogativi più profondi sulla società in cui viviamo. In che misura permettiamo che le pressioni dell’immagine corporea adulta si infiltrino nell’infanzia? E quale impatto potrebbe avere questa tendenza sullo sviluppo delle giovani ragazze?

Lo sfogo di un papà su TikTok diventa virale

E così un padre coraggioso ha preso posizione, esprimendo apertamente la sua frustrazione sui social e mettendo in evidenza la difficoltà di trovare abiti appropriati per sua figlia, vestiti che non siano provocanti o che non facciano riferimenti espliciti alla sessualità.

Un’esplosione di sincerità che ha colpito un nervo sensibile nella nostra società, sollevando la questione pressante dell’iper-sessualizzazione dei vestiti destinati a bambine e preadolescenti.

Le sue parole hanno avuto un impatto significativo su milioni di persone, accumulando con il suo video un numero straordinario di visualizzazioni. Senza remore, ha affrontato una questione che molte persone preferirebbero ignorare, ma che ha conseguenze reali nella vita delle nostre figlie. È fondamentale che l’abbigliamento per le bambine sia comodo, pratico e appropriato per la loro età, senza che debbano sentirsi obbligate a conformarsi a standard di bellezza o di moda destinati (purtroppo) a noi adulti.