Congo, vittime di stupro risarcite. Ma 250 dollari non bastano a cancellare il dolore

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che risarcirà le 100 donne vittime di stupro da parte dei membri dell'agenzia con 250 dollari a testa

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Sono passati anni da quando il peggior crimine di sempre è stato commesso ai danni di alcune donne in Congo. Eppure neanche il tempo, in questo caso, può guarire quelle ferite che scavano dentro l’anima e che sono destinate a restare per sempre. Figuriamoci, poi, se possono farlo 250 dollari.

Poche centinaia di dollari non possono bastare a cancellare una violenza sessuale. Non lo avrebbe fatto neanche una cifra prossima al migliaio, è chiaro. Però è questa quella che è arrivata alle porte delle donne vittime di stupro, per risarcirle di quella violenza commessa da parte di chi doveva proteggerle: gli stessi membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Per scoprire cosa è successo dobbiamo fare un passo indietro nel tempo, a quando tra il 2018 e il 2020, più di 100 donne sono state violentate e abusate dagli uomini dell’agenzia statunitense arrivati in Congo per contrastare un focolaio di Ebola scoppiato nel Paese. A fare luce su quello che si è rivelato uno dei più aberranti scandali sessuali del nostro tempo, ci ha pensato un’indagine interna condotta dalla dottoressa Gaya Gamhewage che si è conclusa, come riporta l’Associated Press, con un risarcimento economico per le vittime.

Congo, così le donne venivano stuprate dai dipendenti dell’OMS

Tra il 2018 e il 2020 la Repubblica Democratica del Congo ha dovuto combattere una guerra, silenziosa e mortale, quella contro l’ebola. Mentre l’epidemia si diffondeva rapidamente, però, la situazione mieteva nuove vittime e lo faceva silenziosamente e in maniera subdola. Sì perché i membri dell’OMS che erano arrivati nel Paese per contrastare la diffusione del virus, stavano commettendo in realtà uno dei più grandi crimini contro l’umanità: stavano violentando le donne congolesi. Anche le più giovani, anche le bambine.

Le vittime di questo crimine sono tantissime, più di 100, e sono tutte donne con un’età compresa tra i 13 e i 43 anni. Secondo il rapporto interno all’OMS condotto dalla dottoressa Gamhewage nel mese di marzo, i cui documenti sono stati diffusi dall’AP, almeno 29 vittime di stupro sono andate incontro a gravidanze indesiderate. E non solo, molte di queste hanno subito pressioni da parte dei loro carnefici per abortire.

Una di loro, si legge sull’Associated Press, ha dato alla luce un bambino con una grave malformazione necessitando così di importanti cure mediche specializzate. Una missione quasi impossibile, questa, se consideriamo che stiamo parlando di uno dei Paesi più poveri del mondo.

Dopo mesi di indagine, la violenza è stata riconosciuta così come sono stati individuati almeno 21 membri appartenenti all’OMS come colpevoli di reato di abuso sessuale e sfruttamento ai danni di donne giovani, minorenne, e spesso costrette a vivere in condizioni molto precarie.

Per aiutare le vittime, tra le quali anche una bambina di appena 13 anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di risarcirle con 250 dollari a testa. Ma questo, è chiaro, non basterà a cancellare ciò che hanno subito.

250 dollari: è questo il prezzo dello stupro?

La cifra per risarcire il crimine di violenza sessuale in Congo è stata stabilita: l’OMS ha già erogato 250 dollari alle vittime di stupro, anche se, come alcune di loro hanno dichiarato all’Associated Press, non hanno ancora ricevuto nulla. E se c’è chi per trarre un po’ di sollievo in un clima di disperazione e povertà ha accettato la cifra ricevuta, c’è chi invece si dice estremamente contrariato.

Non solo perché il valore dello stupro non può essere fissato a poche centinaia di euro, ma anche e soprattutto perché l’indennizzo pattuito dall’OMS è inferiore al compenso giornaliero di alcuni membri della stessa agenzia. Nell’indagine condotta dall’AP, infatti, è emerso che la stessa Gaya Gamhewage, quando è andata in visita in Congo per parlare con le vittime di violenza sessuale, avrebbe ricevuto 19 dollari in più, al giorno, rispetto all’indennizzo concesso dalla stessa agenzia statunitense.

La stessa indagine ha fatto emergere che i soldi stanziati dall’OMS per gli abusi sessuali in Congo, che si aggirano a 1 milione e mezzo, vengono impiegati soprattutto per gli stipendi dei collaboratori, mentre solo il 35% viene destinato alle vittime.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovviamente, ha spiegato le ragioni di questo stanziamento affermando che l’indennizzo coprirà le spese quotidiane per almeno quattro mesi. Perché in effetti, in Congo, milioni di persone vivono con appena 2 dollari al giorno. Ma questo davvero basta a risarcire una violenza così inaudita?

Molte delle vittime dicono di no. “Ciò che desideriamo davvero è che gli autori di questi reati siano chiamati a rispondere, in modo da non poter fare male a nessun altro”, si legge sui rapporti scritti dalla Gamhewage. I quali riportano anche che l’OMS ha contribuito alle spese mediche dei bambini nati a seguito delle violenze sessuali commesse dai membri dell’OMS.

Ma non è tutto perché leggendo le dichiarazioni delle vittime, sembra proprio che per ottenere quel magro risarcimento, le donne siano state invitate, o meglio obbligate, a seguire dei corsi di formazione per ottenerli. Lo ha raccontato Alphonsine, una delle vittime, una giovane trentenne che per ottenere un lavoro come addetta al controllo delle infezioni della città di Beni, è stata ricattata e costretta ad avere un rapporto sessuale con un funzionario. A distanza di anni ha ricevuto i 250 dollari da parte dell’OMS, ma per ottenerli ha dovuto seguire un corso di pasticceria. Come lei, molte altre.

Altre donne ancora, invece, non hanno ricevuto il risarcimento perché, secondo l’agenzia statunitense, non è stato possibile rintracciarle. Alcune, invece, hanno scelto di rifiutare l’indennizzo.

Il motivo di questi corsi di formazione è stato spiegato, ancora, dalla stessa OMS. L’obiettivo, hanno dichiarato, è quello di rendere le donne autosufficienti e capaci di generare reddito in totale autonomia. Una sorta di pacchetto di sostegno che ha come obiettivo quello di rendere migliore la vita di queste donne.

Il nodo centrale, però, resta quello delle violenze subite da parte di chi doveva proteggere le donne e le comunità colpite dall’Ebola. E 250 dollari, così come un corso di formazione, non bastano a cancellare cosa è stato fatto, soprattutto se a oggi molti di quei funzionari non sono stati sanzionati, né allontanati dal lavoro.

Dello stesso parere è Hervé Gogo, un giudice in pensione che è stato incaricato di condurre una revisione sull’organismo sanitario statunitense e sui fatti accaduti dal 2018 e il 2020. “Il sostegno delle Nazioni Unite, che include anche la formazione professionale, non è sufficiente”, ha dichiarato al Financial Times. “Non tutte le vittime vogliono diventare parrucchiere o sarte”, ha affermato. Ma forse e più semplicemente, aggiungiamo noi, desiderano solo giustizia.