Claudia Koll: “Ecco perché non mi farò suora”

Un passato difficile, il successo, la perdizione. E poi la fede ritrovata in Dio. L'artista si racconta

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Redazione

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Pubblicato: 28 Aprile 2015 11:28

Elegante e sobria, capelli lisci e riga in mezzo, un filo di trucco: così è apparsa Claudia Colacione in arte Koll ospite del salotto di Silvia Toffanin alla quale ha aperto il cuore in un’intervista-confessione. L’esordio a luci rosse con Tinto Brass in Così fan tutte non potrebbe essere più lontano. Da tempo l’attrice ha detto addio alle luci del palcoscenico per dedicarsi solo a Dio e alla soglia dei 50 anni che compirà il 17 maggio 2015, vive la maturità felice di avere acquisito consapevolezza e serenità. Ma, come ha spiegato lei stessa, non ha intenzione di prendere i voti: «Non sono una suora laica, sono una missionaria».

E’ stato un grande errore perché quel film mi ha segnata (Claudia Koll parla di Così Fan Tutte di Tinto Brass)

Facciamo un passo indietro. Poco dopo Sanremo 2001 che la vede sul palco con Pippo Baudo, valletta del Festival insieme ad Anna Falchi, arriva la conversione. Non le piaceva la piega che stava prendendo la sua vita e diventa una cristiana rinata. Si allontana dal piccolo schermo dove ritorna nel 2003 per recitare in alcuni film a sfondo religioso. Prende parte a diversi pellegrinaggi, aiuta le persone a ritrovare la fede. Si impegna nel sociale e fonda una Onlus, Le Opere del Padre.

E pensare che il suo sogno fin da bambina è stato quello di diventare attrice: «I miei genitori volevano che diventassi medico, ma mi sono iscritta a medicina e i professori mi dicevano che le mie domande non erano di pertinenza di quel campo. Dove è stato l’errore? E’ stato andare via di casa, una grande sofferenza per i miei genitori. Mi hanno confidato che hanno pregato e pianto tutte le sere». Ma la recitazione è una passione che in qualche modo continua a coltivare: la Koll infatti insegna in una scuola per ragazzi tra i 18 e i 26 anni.

Non solo, Claudia è una mamma. Cinque anni fa ha preso in affidamento un ragazzo africano, Jean Marie, che oggi ha 23 anni: «In Africa sarebbe morto perché aveva bisogno di dialisi e in Burundi non c’è questa possibilità», ha raccontato. Un figlio suo? Troppo tardi, adesso: «Sono già grande, ho tanti bambini che seguo, dovrei fermarmi».

Anni fa rivelò una brutta vicenda che la segò nel profondo, un tentativo di stupro: «Fu un evento che mi ha portato ad essere aggressiva, anche in modo invisibile. Perché in realtà provocare con il mio corpo era un modo per reagire ad una ferita che avevo dentro. Non ho mai odiato gli uomini, però sapete cosa accade quando una ragazzina subisce un tentativo di violenza? Si accorge del potere che ha sull’uomo, perché vede l’altro che perde la testa. Questo mi colpì e questo io ho ricercato per alcuni anni con scelte che oggi non farei mai. Ma il mio era un modo per vendicarmi. Era un modo per curare quella ferita. Ma solo Dio mi ha guarito».