Bloody Sunday: 30 gennaio 1972. Così gli U2 cantavano la tragedia

"Ci sono molti perdenti. Ma dimmi chi ha vinto", cantavano gli U2 nel brano Sunday Bloody Sunday per ricordare la tragedia del 30 gennaio del 1972

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

“E la battaglia è appena iniziata, ci sono molti perdenti. Ma dimmi chi ha vinto”, cantavano gli U2 in Sunday Bloody Sunday. Una canzone, questa, che non voleva solo essere il racconto di una delle tragedie più significative d’Irlanda, ma che voleva farsi portavoce di un messaggio di speranza, di pace e di unione, affinché gli errori commessi in passato non venissero più perpetuati.

Sono passati anni dall’incisione di quel singolo, e ancora di più dai fatti che l’hanno ispirato. Eppure nessuno ha dimenticato. Gli irlandesi sono tutti d’accordo nel dire che la pagina più nera della loro storia è stata scritta proprio lì, a Derry, il 30 gennaio del 1972. Una data, questa, drammaticamente ribattezzata come Bloody Sunday: la Domenica di sangue, anche conosciuta come strage del Bogside.

Quello che è successo quel giorno, anche a distanza di anni, non si può dimenticare. Una tragedia, un dramma, una disgrazia che ha visto morire 14 persone, colpevoli solo di protestare, pacificamente, per sostenere ciò in cui credevano.

L’Operation Forecast

Il singolo degli U2, che risuona in radio, e riporta alla mente avvenimenti realmente accaduti, fa riferimento alla strage che si è consumata proprio in quella Domenica di sangue del 30 gennaio del 1972. A Derry, in Irlanda del Nord, una protesta non armata si trasformò in una tragedia quando i soldati del primo battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’Esercito britannico spararono sui civili.

Una la città insanguinata da un epilogo che non aveva ragione di esistere, 26 i colpiti, 13 le persone morte sul colpo e una successivamente a causa della gravità delle ferite riportate. Una tragedia, nella sua totalità, che non si può dimenticare.

Prima di ripercorrere i fatti di quel 30 gennaio, una premessa sulla situazione politica in Irlanda è doverosa. Quelli del Bloody Sunday, infatti, erano gli anni del conflitto nordirlandese, lo stesso che aveva trasformato le strade in un campo di battaglia fatto di proteste ed episodi violenti.

Da una parte c’erano i sostenitori del Regno Unito, dall’altra tutti coloro che promuovevano l’unificazione dell’Irlanda. Erano gli unionist e i nationalist, rispettivamente protestanti e cattolici. La città di Derry era in qualche modo la protagonista di questo conflitto, l’emblema di un governo unionista fallimentare, secondo i cattolici che qui vivevano in maggioranza.

Era il palcoscenico di episodi violenti, e non era l’unico. In tutta l’Irlanda del nord, a seguito dell’avviamento dell’Operazione Demetrius, tutti i cittadini irlandesi considerati un pericolo per il governo furono arrestati senza diritto di processo. In molti morirono. Emblematico, in questo senso, fu il massacro di Ballymurphy nel 1971 che portò alla morte di 11 persone per mano dei soldati del Reggimento Paracadutisti.

Un episodio, questo, che da solo sarebbe dovuto bastare per mettere fine alle atrocità perpetuate sul territorio. Eppure, nei mesi successivi, i rapporti tra l’esercito britannico e i nazionalisti irlandesi non fecero che inasprirsi ancora di più registrando episodi di morti violente e insensate che altro non erano il preludio di quello che sarebbe successo a Derry da lì a poco tempo.

Il 30 gennaio del 1972, i nazionalisti di Derry organizzarono una protesta in città, consentita dalle stesse autorità a patto che questa si fosse tenuta solo ed esclusivamente nella zona cattolica. Per evitare eventuali sommosse durante la manifestazione l’esercito scelse di mandare in città il primo battaglione del Reggimento Paracadutisti e di avviare così l’Operation Forecas.

30 gennaio 1972

I membri dell’operazione, tutti appartenenti al primo battaglione del Reggimento Paracadutisti, arrivarono in città alle prime luci dell’alba posizionandosi in diverse zone di Derry.

La manifestazione prese il via nel primo pomeriggio con la partecipazione di oltre 10.000 persone, alle quali poi se ne aggiunsero altre durante la marcia. Dopo aver attraversato la William Street, i manifestanti furono bloccati dall’esercito britannico scatenando così un primo conflitto.

Dopo essersi accorti della presenza di uomini armati su un palazzo abbandonato di William Street, alcuni partecipanti alla manifestazione iniziarono a colpire l’edificio con delle pietre. Fu quella la scintilla che scatenò l’inferno: alle ore 15:55 i paracadutisti del primo battaglione del Reggimento aprirono il fuoco sparando sulla folla disarmata.

Pochi minuti dopo i membri del Reggimento furono incaricati di arrestare i manifestanti più violenti, ma quell’ordine si trasformò in un bagno di sangue. Alcuni civili vennero investiti, altri ancora bastonati e uccisi con colpi di arma da fuoco.

Bloody Sunday, la strage di Derry
Fonte: Getty Images
Bloody Sunday, la strage di Derry

Le vittime della Domenica insaguinata

Migliaia di manifestanti riuscirono a sfuggire alla lucida follia del Reggimento rifugiandosi nel parcheggio dei Rossville Flats e nel parco di Glenfada. Altri trovarono riparo nelle abitazioni della città, aiutati dagli abitanti di Derry. In strada, invece, rimanevano i corpi inermi di chi era stato colpito.

Furono ventisei, in totale, le persone colpite dai membri primo battaglione del Reggimento Paracadutisti. 13 morirono quel giorno stesso. Di un’altra, invece, si registrò il decesso qualche mese dopo a causa delle gravi ferite inflitte. Si trattava soprattutto di giovanissimi, alcuni dei quali neanche maggiorenni, e altri poco più che ventenni.

Nessuno dei soldati responsabili della tragedia si assunse le sue colpe. In loro difesa dichiararono di aver agito, e sparato, solo sui manifestanti in rivolta in possesso di armi o bombe. Nella realtà dei fatti, però, quegli stessi manifestanti erano disarmati.

Bloody Sunday nella memoria di massa

Il 2 febbraio del 1972, le 12 vittime della Domenica insanguinata furono sepolte, e per loro l’intero Paese si strinse in un cordoglio doloroso. Venne organizzato, in tutta la Repubblica d’Irlanda, quello che è considerato il più grande sciopero d’Europa.

Numerose le commemorazioni nei confronti di chi, in quella manifestazione, aveva perso la vita. Tra queste anche quelle di cantanti e di personalità di spicco nel mondo artistico. Paul McCartney, le cui origini erano irlandesi, due giorni dopo dalla tragedia andò in studio per registrare il singolo Give Ireland Back, poi pubblicato l’anno successivo.

Alle parole in musica del cantante si unirono presto anche quelle di John Lennon che con i due brani Sunday Bloody Sunday e The Luck of the Irish rese omaggio alle vittime di quel 30 gennaio e alle loro famiglie. Nel 1983 furono gli U2 a ricordare la tragedia con il brano Sunday Bloody Sunday, contenuto nell’ album War.

Furono scritte poesie d intonate canzoni, la tragedia si trasformò anche in un opera teatrale. Nei primi anni 2000, gli eventi che si sono tenuti a Derry, sono stati portati sul piccolo schermo da James Nesbitt.

Per quanto tempo?
Per quanto tempo dobbiamo cantare questa canzone?
Per quanto tempo? Per quanto tempo?
Perché stanotte
Possiamo essere una cosa sola, stanotte (Sunday Bloody Sunday, U2)

Bloody Sunday, la strage di Derry
Fonte: Getty Images
Bloody Sunday, la strage di Derry