Ogni settembre la scuola ricomincia, ma non per tutti. Alcuni studenti, infatti, non si vedono più in aula o tra i corridoi degli istituti. Presidi e insegnanti di tutta Italia si domandano dove siano, alcuni conoscono già la risposta. Altri fanno finta di non vedere, di non capire cosa sta succedendo. Eppure il destino dei ragazzi cresciuti nel bel mezzo della pandemia, sembra già segnato. E non solo il loro.
Sono tanti i dati diffusi, quelli raccolti dalle comunità, dalle scuole, dalle associazioni e, in generale, da tutti coloro che hanno compreso che il fenomeno della dispersione e dell'abbandono scolastico è una cosa seria, nel nostro Paese come nel resto del mondo. Un fenomeno destinato ad acuirsi ancora di più dopo la pandemia che ci ha colpiti.
Abbandono scolastico: la situazione dopo la pandemia
Un'inchiesta su Reppubblica condotta qualche anno fa ha raccolto le testimonianze istituti da Nord a Sud, ed è emerso che dopo due anni di Covid in alcune città come Gela e Pavia, il tasso di dispersione è arrivato a toccare rispettivamente il 40% e il 25%. Va specificato però, a onor di cronaca, che l'abbandono scolastico in Italia non è un problema recente. Il nostro Paese, infatti, conta un tasso di abbandono tra i più elevati in Europa.
Dopo di noi, come rivela il report condotto da Openpolis alcuni anni fa, solo Malta, Spagna, e Romania. Eppure la situazione post pandemia è peggiorata. Un’indagine Ipsos commissionata da Save the children, ha rivelato che da marzo 2020 a gennaio 2021 gli studenti delle classi superiori - il 30% di quelle analizzate - hanno detto addio ad almeno un compagno.
La somma delle indagini raccolte sempre nel periodo post pandemico ci ha restituito una cifra pari 200 mila studenti, ragazzi che hanno abbandonato la scuola primaria e superiore.
La connessione che non andava, la mancanza dei giusti device, l'assenza di stimoli, la lontananza dai compagni e la solitudine divagante: ecco i motivi per il quale i ragazzi hanno lasciato la scuola durante la pandemia.
I dati aggiornati
La situazione non è comunque migliorata, se non in maniera sensibile, a distanza di anni dalla fine dell'emergenza sanitaria. Eppure, guardando i dati aggiornati, viene da chiedersi quando e come abbia influito tutto quello che è successo durante la pandemia su un fenomeno contro il quale combattiamo da anni e che, evidentemente, non ha ancora trovato l'assoluzione.
Oggi i numeri preoccupano. Secondo una ricerca pubblicata da l'Orientamento, che prende in prestito i dati raccolti dall'Istat e dall'OCSE, il numero di abbandono scolastico nel nostro Paese è cresciuto, facendo sprofondare così l'Italia agli ultimi posti della classifica europea. Bel lontana, dunque, dall'obiettivo del 10% che voleva raggiungere entro il 2020.
Secondo il Documento di economia e finanza (DEF) 2024, il più aggiornato in questo senso, emerge una tendenza predominante: i tassi di abbandono sono più elevati nel sud Italia e nelle Isole e colpiscono soprattutto i ragazzi di sesso maschile. “Un livello elevato dell’indicatore – si legge sul documento – può avere anche effetti negativi sull’economia in termini di occupazione, produttività, competitività e, di conseguenza, crescita economica di un paese. L’abbandono scolastico, inoltre, si ripercuote anche su altri indicatori di benessere individuale influenzando, oltre che la ‘capacità dei cittadini di conoscere e vivere il mondo circostante’, anche il reddito futuro dell’individuo”.
E sì perché è questo il rovescio della medaglia, pericoloso e oscuro che getta ombre sul futuro dei ragazzi che lasciano la scuola. Le conseguenze dell’abbandono scolastico sfociano nella povertà educativa, che va sempre di pari passo anche con quella economica, nei matrimoni forzati e nelle gravidanze precoci (soprattutto nel resto del mondo). A pagare le conseguenze più alte, ancora una volta, sono le comunità più svantaggiate. Inoltre, non da meno, questo fenomeno rischia di bloccare del tutto l'ascensore sociale, cioè quel processo che consente alle persone di cambiare il proprio stato sociale attraverso il lavoro, l'istruzione e la crescita economica.
. A raccontare la situazione è anche ActionAid Italia, che ha individuato nei quartieri periferici delle città di Bari, Reggio Calabria, Milano e Palermo un tasso di abbandono scolastico sopra la media nazionale. Nel resto del mondo la situazione, invece, è ancora più drammatica. Basta pensare in Malawi, a seguito della chiusura delle scuole durante la pandemia, le percentuali di spose bambine e di gravidanze precoci si sono alzate spaventosamente.
Ancora una volta è chiaro che l'istruzione, l'educazione e l'orientamento si configurano come delle armi potentissime per cambiare il mondo e migliorarlo. È nostro il compito di dare ai ragazzi l'accesso a questi strumenti.